#Vistidall’albero. Il Patto della crostata a Roma, il Patto del cappero a Messina
E' noto a tutti che gli accordi politici più importanti, quelli che aprono fasi politiche o le chiudono, non avvengono nelle sedi istituzionali o di partito ma in altri luoghi, nel corso di incontri riservati, se non segreti. Il luogo principe, intorno al quale stringere accordi, stabilire alleanze, costruire scenari, organizzare agguati e sfiducie è molto spesso la tavola.
Qualche volta funzionano anche le alcove, ma di questo parleremo un'altra volta. Chi non ricorda il famoso patto della crostata stipulato nel 1997 tra Massimo D'Alema, allora presidente della Commissione Bicamerale per le riforme costituzionali, Franco Marini per l'Ulivo, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini?
In quella circostanza Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi, li invitò a casa propria e la cena si concluse con una crostata preparata da sua moglie. E da questo dessert molto casalingo prese il nome il patto che in sostanza consentì a D'Alema di continuare nel tentativo di avanzare una proposta condivisa di riforme istituzionali. Ovviamente, con l'impegno da parte di quest'ultimo di non insistere più di tanto con Berlusconi sul conflitto d'interessi che il cavaliere, com'è facile immaginare, non gradiva molto.
Anche a Messina, nel nostro piccolo, è successo in passato qualcosa del genere. L'ultima volta, almeno l'ultima della quale siamo a conoscenza, sarebbe avvenuto a Lipari, a casa del presidente dell'UDC Gianpiero D'Alia. Siamo nel luglio del 2013 e D'Alia ospita a pranzo nella residenza estiva il vicesindaco Guido Signorino e il futuro segretario generale Antonio Le Donne. Le cronache cittadine hanno più volte riportato questa notizia, che non è mai stata smentita dagli interessati.
Del resto cosa c'è di strano per il neo vicesindaco e per chi di lì a poco sarebbe divenuto segretario generale e city manager del Comune di Messina nel pranzare con un importante politico nazionale che possiamo tranquillamente definire il main sponsor dell'Amministrazione accorinti?
Pensiamo anzi che quel pranzo abbia consentito di mettere a fuoco una serie di punti per le scelte politico- amministrative della Giunta. Non sappiamo quale fu il menù di quel pranzo, ma parlando di Isole Eolie pensiamo che sicuramente in uno o più piatti di sicuro non siano mancati i capperi. Ci piace quindi chiamare l'accordo stabilito alla fine di quel pranzo come il Patto del cappero.
Da questo facciamo discendere gli indirizzi della politica del cappero, le scelte del cappero e le delibere del cappero dell'amministrazione comunale. Il pranzo lo offrì D'Alia, ma gli effetti del pranzo che le cronache riportano senza smentita, cioè il doppio incarico a Le Donne con i 190 mila euro di stipendio l'anno, i finanziamenti persi, le mense scolastiche e i servizi sociali che saltano, le rette degli asili nido pagate da tutti a prescindere dal reddito, l'assenza di politiche del lavoro e via di questo passo li paghiamo noi messinesi, nelle vesti di Cappiddazzu.
Esortandovi a utilizzare i capperi nelle vostre pietanze, non ci resta che augurarvi una buona giornata dall'albero!