Vertice in Comune su precari e somme da spendere entro il 2016
Stipendi arretrati e stabilizzazione dei precari. Sono questi gli argomenti discussi da amministrazione comunale e sindacati al tavolo di confronto riattivato dopo l'approvazione del Piano di Riequilibrio.
“Bisogna entrare nel merito del Piano per prevedere le risorse in maniera esaustiva –commenta Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl FP di Messina. Temiamo che quanto sia stato previsto non riesca a soddisfare le esigenze finanziarie necessarie per il prossimo triennio.
Da rivedere i profili professionali in correlazione ai bisogni reali dell'Ente, ma contestualmente è necessario acquisire gli ulteriori titoli posseduti dai lavoratori precari per avere un ventaglio più ampio di profili professionali possibili da riservare all'interno”.
Per quanto concerne la stabilizzazione di lavoratori precari (l'assessore ai Servizi sociali Nino Mantineo ha promesso pubblicamente di assorbirne un centinaio delle fasce A e B entro la fine dell'anno), secondo la Cisl “nel primo anno dovranno essere utilizzate al massimo le risorse disponibili per avere la possibilità di stabilizzare il maggior numero di precari che comunque devono essere proporzionalmente distribuiti nel triennio in maniera equa per le categorie A, B,C e D prevedendo una contrattualizzazione ad almeno a 26 ore”.
Il tutto deve comunque essere rivisto tenendo conto della nuova legge Renzi per quanto riguarda l'assunzione di dirigenti, lo scorrimento delle graduatorie, la spesa per l'assunzione delle categorie protette, lo scorporo delle risorse per le assunzioni finanziabili con fondi di leggi specifici quali derivanti da multe ed Ecopass e le risorse realmente utilizzabili fino al 2016.
“Altro punto cardine -puntualizza Emanuele- è la necessità di una riorganizzazione complessiva del Comune di Messina e la ridistribuzione del personale come da impegno assunto dal direttore generale lo scorso gennaio. Da definire anche la mancata attivazione del Nucleo di Valutazione dei Dirigenti, del comparto e della dirigenza per non precludere la possibilità a nessuno di percepire l'indennità di risultato che sino ad oggi è stata liquidata a titolo di acconto. Riteniamo necessaria -conclude Emanuele- una univocità di comportamento per dirigenza e comparto, perché è impensabile utilizzare criteri diversi. Nel comparto, infatti, per ogni liquidazione, si devono consumare tutte te procedure previste e per altri, invece, si deroga”.