Una cittadella sportiva per l’ACR
La parola chiave è una sola: sostegno. Il presidente dell'Acr Messina, Bruno Martorano, non vuole aiuti economici, ma sogna un'intera città stretta intorno alla sua squadra. Una simbiosi che a Messina manca dalla stagione 2004/05, quella del settimo posto in serie A. Il gruppo di imprenditori che adesso guida la compagine giallorossa sta tentando di dare un futuro duraturo alla prima squadra cittadina anche perché, senza un'adeguata programmazione, sarebbe impossibile ritornare prepotentemente nel calcio che conta. Purtroppo, le precedenti gestioni hanno distrutto quel poco che esisteva a Messina, consegnando a Martorano un ammasso di macerie ancora fumanti. Ecco perché la nuova proprietà non si trova a ripartire da zero, ma da ancora più indietro.
Presidente Martorano, dopo gli ultimi comunicati stampa verrebbe da pensare che l'Acr Messina faccia sul serio.“
Dobbiamo fare sul serio, sennò cosa siamo venuti a fare? Per fare bene nel mondo del calcio servono solide basi e un'adeguata programmazione, stiamo lavorando per crearle in una città calcisticamente blasonata come Messina”.
Quanto è importante avere una cittadella sportiva per una realtà come Messina?
“E' di vitale importanza non solo per la squadra, che con una struttura del genere potrebbe attingere da un buon settore giovanile, ma anche per la città. Noi intendiamo creare un servizio che affondi direttamente nel tessuto sociale cittadino. Tanto per intenderci, un bambino che scegliesse di far parte dell'Acr potrebbe mangiare, studiare e giocare a nostre spese. Crescere con noi in maniera sana e sicura, e magari diventare, in futuro, un giocatore del Messina. Penso che un genitore non possa desiderare di più. Noi potremmo darlo”.
Cosa chiedete alle istituzioni?
“Solo ed esclusivamente disponibilità e sostegno. Noi non conosciamo la città perché, come sapete, non siamo di Messina. Vorremmo che le istituzioni ci indicassero un'area da adibire a cittadella dello sport. Sia ben chiaro, noi non la vogliamo né in gestione, né in comodato d'uso. Noi vogliamo acquistarla, senza nessun danno per i proprietari. Però deve essere il Comune a dirci quale zona potrebbe fare al caso nostro. Senza questo tipo di strutture è inutile fare calcio, perché non avremmo le basi. E' ovvio che a quel punto sarebbe inutile continuare il nostro progetto e l'unica soluzione sarebbe ritirarci. Spero che la politica non imponga tempi biblici a questa nostra semplice richiesta, perché noi vogliamo fare calcio a Messina. Speriamo di non essere costretti ad andare via dalla città”.
Avete aperto la porta ad eventuali, nuovi investitori. Era un'allusione ai soci del Città di Messina?“Noi non siamo una società chiusa. Vogliamo fortemente interagire con la città e soprattutto vogliamo costruire un grande Messina. Chiunque voglia sposare il nostro progetto sarà accolto a braccia aperte e siccome la gran parte degli imprenditori locali che hanno voglia di fare calcio si trova all'interno del CdM è ovvio che le mie parole sono rivolte soprattutto a loro. L'Acr Messina vuole appropriarsi del proprio territorio. Abbiamo bisogno di tutti: imprenditori, stampa, istituzioni e tifosi. Per esempio, dopo aver individuato in Sergio Campolo il nostro nuovo allenatore, abbiamo chiesto un parere ai nostri capi ultrà, proprio perché il gradimento dei tifosi per noi è fondamentale”.
E' certo di riuscire a presentarsi in Lega con le carte in regola per il ripescaggio? I tempi sono strettissimi.“Al momento non sappiamo neanche se la Lega effettuerà i ripescaggi per la prossima stagione. Quel che è certo è che noi, in questo caso, ci faremo trovare prontissimi. Un team di commercialisti è al lavoro dal momento in cui abbiamo acquistato la società, per cercare di sistemare i bilanci. Stiamo pagando le vertenze ed inoltre stiamo ripianando la pesantissima situazione debitoria, salita già a più di un milione di euro. Una cifra spropositata per una squadra di serie D, ma purtroppo, questo è quello che abbiamo ereditato”.
Come valuta gli arbitraggi che il Messina ha finora incontrato.“Pessimi, davvero pessimi. Non c'è altra definizione. Abbiamo subito una serie infinita di torti ma credo che il gol annullato a Broso nell'ultima sfida contro la Turris sia stato semplicemente vergognoso. Il portiere campano si scusava con la propria panchina per l'errore mentre l'arbitro annullava il gol. Forse, si stava scusando con il guardalinee per non aver subito un buon fallo… “.