Tutti presenti alla messa per i caduti di Nassirya, ma non il sindaco

consiglieri pdl
Gli esponenti del PDL

“Alfio, Giovanni, Ivan: il nostro orgoglio”. I consiglieri del PDL di hanno esposto oggi al Comune questo striscione e un tricolore per ricordare i caduti di Nassirya, dove sono morti anche tre messinesi.

Presenti alla funzione il commissario della provincia Filippo Romano, le autorità locali, molti consiglieri comunali e il parlamentare regionale PDL Nino Germanà, ma del sindaco Accorinti non c'era traccia.

Occasione imperdibile per l'opposizione, che dopo avere inghiottito nei giorni scorsi l'esposizione della bandiera della pace da parte del primo cittadino il giorno della Festa delle Forze Armate, oggi ha pareggiato i conti.

“Stamattina abbiamo partecipato alla messa, celebrata nella  di Briga Marina, insieme al deputato Nino Germanà -raccontano i consiglieri Nicola Crisafi, Pierluigi Parisi e Daniela Faranda, in rappresentanza di tutto il gruppo PDL al Comune. Presenti le massime autorità della città tranne il sindaco, con la sua assenza rumorosa.

I tre soldati messinesi sono l'orgoglio della nostra città e il tricolore è l'unica bandiera sotto la quale ci dobbiamo riconoscere tutti -aggiungono i tre esponenti del PDL. Questa nostra iniziativa intende stigmatizzare l'uscita inopportuna nei giorni scorsi del sindaco Renato Accorinti. Per il ruolo che egli ha, deve rappresentare tutta Messina e non soltanto una parte dei suoi abitanti. Accorinti ha offeso non solo i familiari delle vittime e il tricolore, ma anche l'intera cittadinanza , lasciandola sgomenta e indignata”.

L'intera cittadinanza magari no, visto che lo zoccolo duro degli accorintiani ha approvato sia il discorso che lo sventolio della bandiera della pace, ma resta comunque il fatto che il sindaco Accorinti alla commemorazione di questa mattina non c'era e che l'amministrazione non ha sentito neanche il bisogno di far scrivere due righe dall'ufficio stampa, al quale ha chiesto però di proclamare urbi et orbi la solidarietà dell'esecutivo al pm Nino Di Matteo. Diciamo che un cinquanta e cinquanta tra un magistrato ancora vivo e tre militari morti non sarebbe stato male.

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