Teatro. Il musical Dirty Dancing in scena a Palermo il 27 e 28 febbraio

Dirty dancing SiciliansPALERMO. Trent'anni di successi e di record, in cui nessuno è mai riuscito a mettere Baby in un angolo. E proprio in occasione del trentennale dell'indimenticabile film, torna a teatro “Dirty Dancing, The Classic Story on stage” per un lungo tour, con una speciale versione firmata dal regista Federico Bellone. Dopo aver debuttato con un incredibile successo a Milano, il musical sbarcherà anche in Sicilia per quattro date, organizzate dalla Agave Spettacoli di Andrea Randazzo.  Si comincerà martedì 27 e mercoledì 28 febbraio alle 21.15 al Teatro Al Massimo di Palermo, per poi spostarsi venerdì 2 e sabato 3 marzo, al Teatro Metropolitan di  con inizio sempre alle 21,15.

Dirty Dancing è un titolo da record: un successo planetario al cinema, un Golden Globe e un Oscar per il brano “(I've Had) The Time of My Life”, oltre 40 milioni di copie della colonna sonora vendute e, solo negli Stati Uniti, oltre 11 milioni di dvd e Blu-ray. A teatro, in paesi di consolidata tradizione di spettacoli musicali come Inghilterra e Germania, ha ottenuto i più alti incassi nella storia del teatro europeo.

In Italia lo spettacolo ha debuttato per la prima volta in assoluto nel 2014, al Teatro Nazionale di Milano, ed ha registrato il record d'incassi con oltre 115.000 presenze nei primi 3 mesi di rappresentazione; ben 8.000 persone hanno inoltre assistito alla speciale rappresentazione all'Arena di Verona nell'agosto del 2015. Per il pubblicola versione teatrale è oramai, come succede per il film,  un classico da vedere e rivedere per vivere ogni volta tutte le emozioni e la magia di una storia senza tempo.

“Dirty Dancing, the Classic Story on Stage” ha la capacità di conquistare e coinvolgere non solo gli habitué del genere, ma di avvicinare al teatro tutta una nuova ed eterogenea parte di pubblico, impaziente di assistere “dal vivo” alla storia d'amore tra Johnny e Baby raccontata da musiche e coreografie indimenticabili, fedelmente riprese dalla versione cinematografica.

Lo speciale allestimento per i 30 anni del film è firmato dal regista Federico Bellone, con la supervisione di Eleanor Bergstein, autrice del film e dello spettacolo teatrale, nella fase di scelta del cast. Il sodalizio artistico tra Bellone e produzione di Dirty Dancing inizia nel 2014, ma è nel 2015 che Federico firma la sua prima regia di Dirty Dancing, diventata subito la versione ufficiale ed internazionale dello spettacolo e adottata per i debutti in Inghilterra (sia Londra che in tour), Germania, Spagna, Austria, Monte Carlo, Messico, Belgio, Lussemburgo e presto Francia.

Anche in questa nuova versione la colonna sonora comprenderà, oltre all'iconico brano vincitore di un Premio Oscar e di un Golden Globe  – “(I've Had) The Time Of My Life” -, hit indimenticabili come “Hungry Eyes”, “Do You Love Me?”, “Hey! Baby” e “In the Still of the Night”.

«“Dirty Dancing” è per il teatro un titolo molto più importante di quello che si pensi – spiega il regista Federico Bellone –  infatti rappresenta uno dei pochi spettacoli in grado di portare davanti al sipario persone che non ci sono mai state, ed è l'unico titolo anglosassone in assoluto il cui allestimento italiano è stato esportato in tutto il mondo, compreso il celeberrimo West End di Londra. Questa versione dello spettacolo, reduce da successi in Inghilterra, Germania, Spagna, Austria, Monte Carlo, Messico, Belgio, Lussemburgo, e presto Francia, è fedele e rispettosa della pellicola del 1986 da cui ha origine.
Il testo e i personaggi rispecchiano quindi il film cult, e sono stati inoltre sviluppati e approfonditi maggiormente per servire al meglio la forma di rappresentazione appunto del teatro, che non vive ovviamente su espedienti quali ad esempio il primo piano, specifici invece del cinema. Le coreografie hanno una connotazione sexy e sensuale in riferimento al titolo dello spettacolo, balli proibiti, e la direzione musicale affonda invece nei master originali della celeberrima colonna sonora del film, per esplodere nel canto live in momenti topici come “Time of My Life”. Le scenografie, le luci, i costumi, le acconciature e il trucco si rifanno invece proprio al periodo, 1963, più che sul grande schermo, dove per ovvie ragioni era evidente un sapore anni '80, non più inerente oggigiorno alla messa in scena del titolo, anche se sempre con qualche eccezione come la trascinante “Hungry Eyes”. La regia, servita dal disegno del suono, desidera scorrere in modo efficiente e “reale”, come era il film mito, dove, per volere dell'autrice, non sono i protagonisti a cantare, ma una volta da un giradischi, una volta da una radio, o ancora da un pianoforte nella sala da ballo dell'hotel, sgorgano con nostalgico ricordo le melodie che accompagnano la crescita di Baby, una ragazza semplice e in gamba, nel suo passaggio da ragazza a donna, e della sua ricerca di coraggio per l'affermazione di sé. “Dirty Dancing” è infatti un inno all'affermazione del proprio io: siate quello che sentite di essere, solo così potrete vivere il momento più bello, The Time of Your Life».
                              

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