#Teatro. A Tindari Vincenzo Pirrotta in scena con Malaluna

pirrottaDomani, domenica 23 agosto, Vincenzo Pirrotta torna a calcare il palcoscenico del Teatro di Tindari con lo spettacolo Malalunapièce musical-teatrale per e percussioni, suonate da Luca Mauceri.

Alle 21 e 15, per il Festival Teatro dei Due Mari, Pirrotta ricreerà con un flusso continuo di memorie e di immagini, con il corpo e soprattutto con la voce, vero e proprio strumento musicale, le sonorità mediterranee e i rumori quotidiani e al contempo arcaici di Palermo.

Il capoluogo siciliano, raccontato dall'autore con l'animo dell'innamorato e il piglio del testimone, è il grande protagonista della narrazione, con la sua anima meticcia, per metà occidentale e per metà ancora araba, con le sue tante contraddizioni e la sua umanità varia e dolorosa.

“Questo spettacolo – racconta Pirrotta, allievo di Mimmo Cuticchio ed erede della dei cuntisti – è nato qualche anno fa con Peppe Lanzetta dall'intenzione di raccontare Napoli e Palermo, due città cosmopolite che si scontrano con una classe politica che non sa tenere conto della loro grandezza. Poi la produzione si è disinteressata al lavoro e io ho deciso di proseguire da solo. Vi ho aggiunto nuovi segmenti e altri monologhi, ampliando e arricchendo lo spettacolo. Attraverso racconti terribili, in Malaluna vogliamo mettere a confronto la città moderna con il ricordo di una Palermo che non c'è più, denunciando i cambiamenti che hanno avvilito la parte poetica di questo luogo”.

malalunaCi sono le Pasque mafiose, in cui il capretto diventa un essere umano sgozzato per vendetta e poi le bottane di piazza Marina, vedove bianche di pescatori che non riescono a tenere a freno il desiderio. Non mancano gli uomini accalcati come formiche alla festa di Santa Rosalia e le voci tumultuose del mercato. La Palermo di Pirrotta ha due facce, illuminata da una luna bella e vagamente ostile, luminosa e allo stesso tempo oscura. Da una parte la città straordinaria e piena di colori, dall'altra la realtà sconcia, slabbrata e brutale della Mafia e della sopraffazione.

 

 

 

 

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Armando Montalto

Tra la metà dei Novanta e i primi Duemila ha cambiato città, paese e occupazione con la rapidità di un colibrì. Insomma, questo quarantenne messinese, dopo aver fatto consegne a Canal Street, parlato in nome della UE, letto Saramago, tirato sassi sul Canal Saint Martin e bevuto fiumi di birra ha deciso. Tornare a casa, mettere su famiglia e la testa a posto. Oggi si divide tra libri, mare e famiglia. Intanto, prova a scrivere e a raccontare Messina.

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