Teatro. Al Vittorio Emanuele di Messina “Enrico IV” con Carlo Cecchi
MESSINA. Enrico IV di luigi pirandello in scena venerdì e sabato alle 21 e domenica alle 17.30 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Adattamento e regia di Carlo Cecchi, che è anche l'interprete principale. Accanto a lui Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso e Remo Stella. Con Enrico IV Carlo Cecchi torna a Luigi Pirandello dopo i memorabili allestimenti di L'Uomo, la bestia e la virtù e Sei personaggi in cerca d'autore. Il primo portato in scena nel 1976 con innumerevoli riprese fino al 1991, quando ne ha anche curato un'edizione televisiva, il secondo, segnato da un grande successo, con quattro stagioni di tournée (dal 2001 al 2005) e numerosi premi vinti. La critica, nell'applaudire il protagonista, sia come regista che come interprete nei due allestimenti, ha sottolineato la modernità, la freschezza, l'ironia, l'essenzialità, che sono caratteristiche fondamentali di Cecchi, e che contribuiscono a rendere gli spettacoli acuti e sorprendentemente ironici, di folgorante semplicità.
Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica, dato che porta in scena i grandi temi della maschera, dell'umorismo, dell'identità e del rapporto tra forma e vita, sullo sfondo della contraddittorietà tragicomica della nostra esistenza. Il testo narra la vicenda di un uomo che per vent'anni veste i panni dell'imperatore Enrico IV, prima per vera pazzia, poi per abile inganno per simulare una nuova vita, e infine per drammatica costrizione e diventa così l'emblema del legame pirandelliano tra maschera e realtà. Un nobile, infatti, aveva preso parte a una mascherata in costume nella quale impersonava Enrico IV. Alla messa in scena prendevano parte anche Matilde, donna di cui era innamorato, e il suo rivale in amore Belcredi. Quest'ultimo disarcionò Enrico IV, il quale nella caduta battè la testa e si convinse di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Dopo dodici anni, però, Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per sottrargli Matilde. “Con Pirandello ho un rapporto doppio: lo considero, come tutti, il più grande autore italiano -dichiara Cecchi. E anche il più insopportabile. Ma Pirandello è un punto focale, un nodo centrale nella tradizione del teatro italiano e va affrontato col rispetto che gli si deve”.