Teatro. Al Mandanici di Barcellona il “Decameron” con Tullio Solenghi

boccaccio BarcellonaMESSINA. Esistono tante Sicilie in Boccaccio. Alla vigilia del Decameron con Tullio Solenghi, in scena oggi sabato 18 novembre alle 21.00 al Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, una voce autorevole sollecita modi suggestivi e speciali per rendere merito allo spettacolo e al progetto culturale da cui discende. Decameron ha il patrocinio dell'Ente Nazionale Boccaccio, la regia è firmata da Sergio Maifredi, direttore artistico del Mandanici, in collaborazione con Gian Luca Favetto, consulente è Maurizio Fiorilla, docente all'Università Roma Tre, curatore dell'edizione Bur del Decameron di Giovanni Boccaccio e curatore della voce Decameron per la Treccani, e Lucia Lombardo è direttore di produzione.

Oggi a sottolineare il valore del progetto Decameron è Giuseppe Manitta, critico letterario catanese e studioso del Boccaccio. “Considerare la Sicilia in Boccaccio significa non solo rivolgersi alla geografia dell', quella in cui ambienta le vicende, ma anche e soprattutto valutarla in relazione al dato storico, mitico, intertestuale e culturale in genere. La Sicilia, nell'ordine di queste idee, rientra nel tessuto mediterraneo e offre ambienti e situazioni particolari.

Tuttavia porta con sé una serie di significati e di tradizioni che il certaldese fa propria, rimodula con variazioni, contamina, rivolgendosi sia ad un livello erudito sia popolare (o popolareggiante), mostrando la sua immagine mercantesca e classica al contempo. Non dimentichiamo che esistono tante Sicilie in Boccaccio: è mitica e mitologica nelle opere latine ed erudite, è luogo di incontri e di misteri nel Filocolo, ma è anche storica per i molti riferimenti a personaggi che vanno dal periodo greco a quello medievale”.

“Se guardiamo al Decameron – conclude lo studioso – la Sicilia per Boccaccio è soprattutto una fucina di luoghi e di personaggi, molto spesso legati alla sua storia o al mondo dei mercanti, è la terra di giovani assai belle e costumate come Lisabetta da Messina o Costanza da Lipari, ma anche luogo di perdizione in cui vivono donne dal corpo bellissimo, ma nimiche della onestà come la palermitana Iancofiore, o ancora di giovanotti perbene come lo sventurato Gerbino e Martuccio Gomito”.

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