Taormina, “Scatola, ossessioni da asporto”: Elio Crifò dà vita all’uomo moderno prigioniero del mondo digitale
MESSINA. Stasera al PalaCongressi di Taormina la prima nazionale di “Scatola, ossessioni da asporto”, scritto e diretto da Valerio Vella. Il protagonista è Elio Crifò, intervistato a poche ore dal debutto. Chi è il protagonista? “Non ha nome, è un uomo contemporaneo devastato da cultura digitale, dal mondo digitale, che inevitabilmente comportano solitudine, alienazione, devastazione di sentimenti ed emozioni, incapacità di creare relazioni umane significative. Do voce all'impossibilità che ha creato questa società di poter rifiutare questo mondo, questa cultura. Alla violenza di una società che con il sorriso e la falsa benevolenza, la falsa democrazia, ha creato un immenso mondo dell'inganno, che ti abbraccia tenendo il coltello in mano per sgozzarti”. Come ha affrontato la costruzione di questo personaggio così complesso? “Ho cercato di osservare più attentamente tutti coloro che sono abbrutiti dal mondo digitale. E' un abbrutimento morare e spirituale che si riversa poi in un abbrutimento fisico e relazionale. Il testo è pieno di citazioni, da Pasolini a Pound ad altri e io sono entrato in questa sorta di delirio psichedelico, incrociando tutte le citazioni di coloro che già 50 anni fa avevano visto e previsto ciò. Non a caso, Pasolini parla della televisione come di qualcosa di più terribile della guerra del Vietnam e della bomba atomica. Racconto di un mondo digitale che inibisce lo sviluppo e coltivazione dell'intelligenza, favorendo e promuovendo la mediocrità”. Qual è la caratterista del protagonista più difficile da gestire? “Trovare una uniformità di rappresentazione scenica. Non ho fatto lavoro psicologico o di immedesimazione statunitense. Ho dovuto creare un modulo interpretativo che non è quello di un personaggio che ha una sua coerenza comportamentale o psichica, perché è un personaggio che ho dovuto creare come se fossero tanti segmenti spezzati che poi ho messo insieme, quasi come un quadro di Picasso. Qui siamo nella destrutturazione del personaggio e abbiamo creato una sorta di affresco cubista”. C'è un messaggio di speranza alla fine dello spettacolo? “No. Il personaggio si mura dentro la casa -.scatola e l'ultima battuta è “Addio, mondo crudele”. Si rinchiude o è rinchiuso. In ogni caso non ha più la forza di uscire da questo sistema e il testo è uno sguardo dell'atteggiamento dell'attuale potere nei confronti del popolo. Però questo spettacolo è davvero unico, perché oggi è molto raro che ci sia un lavoro di questo genere, con una commistione tra teatro, musica e danza, visto che sul palo con me ci sono le ballerine della Marvan Dance diretta da Mariangela Bonanno e la The Box rock Band. È molto interessante dal punto di vista stilistico, perché c'è interazione tra il mio corpo e il corpo di ballo e la band, che è fisicamente presente in sala e con la quale interagiamo durante lo spettacolo”.