Solidarietà, creme e saponi: le detenute di Messina Gazzi donano serenità agli ucraini in guerra
MESSINA. Un progetto dell'Istituto Minutoli, la realizzazioni di creme e saponi, dona benessere e serenità agli ucraini. Protagoniste alcune detenute del carcere di Gazzi, coordinate dalla docente di chimica Maria Lucia Crupi e dalla professoressa Yvonne Cannata, primo collaboratore del preside Pietro La Tona, che hanno lavorato per mesi alla realizzazione di questi prodotti nell'ambito della programmazione scolastica. Si pensava che sarebbe finita lì e invece no, perché il 19 aprile scorso il teatro del penitenziario ha ospitato l'evento “Bellezza solidale”, che messo a confronto le recluse con chi ha materialmente portato e distribuito i loro prodotti nelle zone di guerra ucraine. Il racconto dei due volontari Emanuele Castrianni e Beatriz Dos Santos Bogalho, studentessa portoghese dell'università di Messina, e del giornalista Matteo Arrigo, le ha commosse ed emozionate. Presenti nel piccolo teatro della casa circondariale anche un gruppo di studenti del Minutoli e i docenti dell'istituto che insegnano ai detenuti, i responsabili della struttura carceraria e i volontari dell'associazione ABC. A raccontare quella mattinata così intensa e commovente è una detenuta, A. C..
“Aspettando seduta con altre compagne per l'evento organizzato dentro la sala teatro, come una bambina curiosa pensavo a cosa avrei assistito -racconta. Poi si sono spalancate le porte ed è entrata una folata di aria fresca, di giovani studenti che per la prima volta hanno varcato la soglia di un istituto blindato. Un mondo a loro sconosciuto: dai loro sguardi intimoriti si percepivano il loro imbarazzo, il disagio, la timidezza che si coglievano anche nella loro voce spezzata, trattenuta da una semplice parola di saluto mentre con gli occhi bassi andavano verso i loro posti.
Mischiandosi in mezzo a noi, ci fissavamo solo con sguardi timidi, vedendo in questi giovani ragazzi un nostro figlio o un nostro nipote. Intanto la sala si riempie tra docenti e operatori sociali. Inizia questo evento, con due giovani operatori che ci raccontano la storia del loro viaggio in Ucraina. Emanuele Castriciani ci ha descritto come è nata questa missione benefica. Più andava avanti nel racconto, più in lui si notavano tutte le sensazioni provate: difficoltà, sofferenza, gioia davanti ai bimbi contenti di ricevere un uovo di cioccolata. Una splendida sorpresa per chi non ha niente e si accontenta di poco! Ma ci ha raccontato anche di avere impresso nella mente il viso dolce di una bimba in braccio alla madre mentre nel mezzo della guerra correvano cercando il padre, il marito. Tutte queste sue emozioni le ha trasmesse anche a noi che eravamo in quella sala.
Quando poi ci ha presentato la sua compagna di viaggio, Beatriz Dos Santos Bogalho, come una vera e propria eroina, nel suo volto leggevamo l'ammirazione verso quella giovane donna dall'aspetto esile, fragile, anche se intorno a lei si percepiva una forte corazza che fin da piccola portava addosso. Nel corso della sua vita si è avvalsa delle proprie qualifiche, impegnandosi nel sociale. Con tono pacato, con molta umiltà e umanità ci ha esposto la sua conoscenza dei luoghi devastati dalla guerra, dalla fame, dalla malattia, dalla sporcizia, spiegandoci che lo scopo di questo viaggio era quello di portare aiuto a queste persone in difficoltà, grazie anche ai tanti che hanno contribuito.
Ha sottolineato come anche un semplice sapone possa fare la differenza quando si vive in una situazione di estremo disagio, ridando a quelle persone a cui hanno consegnato le nostre creme e i nostri saponi la dignità di vivere in un ambiente che profuma di pulito, così nessuno più fuggirà da loro, riuscendo a convivere decentemente. Con quel suo accento straniero si capivano così tanto tutto l'amore, la cura, la passione che metteva nell'ambito del sociale, che ho sentito la sua passione sulla mia pelle, le sue sensazioni scorrere lungo le mie vene. Emozioni che danno vita a un nuovo essere e in quegli istanti mi immedesimavo in lei per come aveva a cuore ciò che era la sua missione principale: donare a chi più ha bisogno, non solo dal punto di vista materiale ma anche spirituale, e ricevere in cambio sorrisi, specialmente dai bambini e secondo me non c'è cosa più bella e preziosa.
Soprattutto in questo tempo di guerre si ha bisogno di questi angeli missionari, di donne coraggiose che non si fanno fermare da nulla. Ma le emozioni di quella mattinata sono continuate nel racconto di un padre addolorato, uno dei volontari dell'associazione Amici dei Bambini in Corsia, dalla malattia della figlia, per la quale non c'erano cure. Quest'uomo ha trasformato il proprio dolore in un arcobaleno dai mille colori per dare conforto ad altri padri e madri nelle sue stesse condizioni creando negli ospedali reparti con pareti e soffitti colmi di disegni per distrarre i piccoli pazienti dalle proprie paure. Vedere il filmato di questo ospedale è stato molto commovente per tutti noi, immaginando le storie che ci sono dentro e tutto il lavoro dei volontari dell'associazione ABC che da anni si impegnano per migliorare il benessere di questi piccoli. Guardare tutto questo attraverso i loro occhi e i loro racconti ha fatto sì che chi ci aveva di fronte ha fatto cadere queste sbarre che segnano sì i nostri volti, ma non le nostre emozioni né il calore interno di un cuore umano, anche se molti pensano che non ne abbiamo! Ma noi siamo come molte altre donne: fragili ma nello stesso tempo forti per sopportare la mancanza delle cose a noi più care, come la stessa libertà.
L'evento si è concluso con la lettura della lettera scritta da una studentessa e rivolta a noi. Senza alcun pregiudizio, la trasparenza di quelle parole svelate, aperte a nuovi confini di esplorazioni, raccontava di realtà a loro sconosciute, in una società nella quale siamo dimenticate. Lei nel leggere e noi nell'ascoltare queste sue parole, abbiamo sentito un'unione profonda, un incontro di stati d'animo che ci hanno toccate nel profondo. Uno scambio di emozioni durante il quale la studentessa è stata sopraffatta dalle lacrime, che scendevano su quel suo viso puro, sincero. Questo evento di solidarietà è stato una lezione di vita per gli studenti e per noi donne mature, che nel nostro piccolo, partecipando alla creazione di creme e saponi, abbiamo contribuito a questo progetto. E vedere arrivare a destinazione questi prodotti è stato davvero bello e sarebbe ancora più bello avere modo un domani di poter partecipare ad altri eventi simili a questo, dandoci la possibilità di sentirci utili nel cercare di fare qualcosa di buono per noi stesse e per la stessa società in cui viviamo anche dopo, quando ci lasceremo alle spalle questi cancelli blindati”.