#Sicilia. Attraversamento Stretto, tutti fuori dai treni
Ennesima mazzata del Gruppo Ferrovie dello Stato ai collegamenti sullo Stretto tra la Sicilia e il resto del Paese. Giusto un paio di giorni fa, durante uno dei controlli periodici della capitaneria di porto, all‘improvviso ci si è resi conto che a bordo delle navi FS mancano i servizi antincendio. Invece di provvedere immediatamente per rimediare a questa falla nella sicureza, la soluzione di RFI è quella di obbligare i passeggeri a scendere dal vagone durante la navigazione. Non solo sugli Intercity diurni, ma anche su quelli notturni. Una decisione messa in pratica stamane per la prima volta, che ha provocato l'immediata e accesa reazione dei viaggiatori (al punto che è persino intervenuta la Polfer) e che è solo l'ultima tessera del puzzle che ha smantellato progressivamente il trasporto ferroviario da e per la Sicilia.
La nota inviata dalla Capitaneria di Porto di Messina a RFI, la controllata delle Ferrovie dello Stato che gestisce le tratte ferroviarie e i collegamenti via mare, e al ministero dello Sviluppo Economico è molto chiara. Riferendosi ai controlli sulla Scilla denuncia “gravi non conformità inerenti la sicurezza della navigazione e le misure volte alla tutela dell'unità in caso di incendio. La nave è sprovvista di imbarcazioni di salvataggio e pertanto le zattere di salvataggio devono essere radunate tramite il battello di emergenza in dotazione, tra l'altro indispensabile in caso di recupero di uomo in mare”. Il provvedimento non riguarda solo la Scilla, ma anche la Villa, la Messina e la Logudoro, le altre navi che effettuano i collegamenti sullo Stretto.
“Si tenta di smantellare il diritto alla continuità territoriale con ogni sistema, ultima in ordine di tempo la comunicazione della Capitaneria di Porto di Messina che ribadisce la regola per cui una volta imbarcato il treno sulla nave i passeggeri devono scendere dalle vetture ferroviarie –dichiarano Cgil, Cisl, Uil, OrSa, Ugl e Fast. Significa rendere il viaggio ancora più invivibile di quanto lo abbiano reso i tagli al servizio e i mezzi vetusti riservati al Sud. I primi a pagarne le conseguenze saranno i disabili che dovranno scendere dal treno, non si capisce come, senza adeguate strutture di assistenza in navi dove da qualche anno sono stati chiusi anche i bar”.
I passeggeri hanno contestato soprattutto l'obbligo di lasciare i bagagli incustoditi nei vagoni, visto che non è stato previsto un servizio di vigilanza. “Il risultato drammatico per il servizio essenziale si sta concretizzando con le innumerevoli disdette delle prenotazioni, soprattutto quelle delle persone con ridotta mobilità, che si sono registrate quando la notizia si è divulgata -commentano ancora i sindacati. Il fronte sindacale unitario reagirà con decisione all'ennesimo tentativo di sbarazzarsi di un servizio che garantisce un diritto costituzionale”.
Cgil, Cisl, Uil, OrSa, Ugl e Fast hanno già convocato un incontro con i lavoratori del Gruppo FS e con le associazioni dei pendolari per mercoledì 6 luglio per chiedere alla Capitaneria di Porto di Messina e a RFI di attivare gli interventi necessari per garantire un servizio ferroviario adeguato e non penalizzante. “E' utile evidenziare che la specificità del servizio nello Stretto ha consentito di superare le regole generali con deroghe ad hoc -aggiungono ancora i sindacati. Solo a titolo di esempio, citiamo la riduzione delle tabelle d'armamento per le navi operanti nello Stretto di Messina. E se a ciò si aggiunge che attualmente a RFI è consentito mantenere equipaggi ridotti nelle navi fermi con apparati accesi, in spregio alle basilari regole sulla sicurezza, se ne trae la conclusione che con la volontà di tutti si può trovare la soluzione per superare le direttive della Capitaneria di Porto che porterebbero l'impianto alla chiusura definitiva”.