Serie D. Messina e la dignità perduta, ieri l’ennesima sconfitta del calcio cittadino
Sarò sincero, è stato difficile persino iniziare a scrivere questo articolo. Quanto accaduto ieri al San Filippo è un qualcosa che lascia un amaro in bocca non certamente invidiabile. Per carità, in questi 15 anni ne abbiamo masticati di bocconi poco digeribili, quindi diciamo che siamo abituati. Vorrei subito mettere in chiaro una cosa: non è la sconfitta sul piano tecnico a lasciare quel senso di vuoto e tristezza, o meglio, non è il fatto che sia stato l'FC Messina a dare questo cazzotto al Messina, perché la squadra di Costantino ieri ha dimostrato di essere, nel confronto diretto, superiore alla biancoscudata, non c'è stata proprio partita.
Non è lì che voglio soffermarmi, perché poteva esserci benissimo anche il Palermo, l'Inter o il Real Madrid dall'altra parte, né tanto meno alle sceneggiate viste in tribuna, con gente messinese che si mandava reciprocamente a quel paese, una roba di una pochezza disarmante e che spero di non vedere mai più. Vorrei invece concentrarmi sull'ennesimo fallimento della gestione Sciotto. Attenzione però, perché questa volta la famiglia proprietaria del Messina, pur sbagliando in passato, ha dimostrato per la prima volta di voler veramente fare quel salto di qualità necessario per garantire quantomeno un campionato dignitoso alla biancoscudata. Ecco, dignità, una parola che tante volte ho pensato di usare nelle tre partite che ho visto al San Filippo quest'anno (impegni lavorativi mi hanno impedito di esserci sempre), perché contro Marsala, Roccella e FC Messina, la squadra di Rando ha mostrato di non avere innanzitutto carattere, ho visto solo tante figurine strapagate per la categoria che non avevano la minima idea di cosa fare, sempre in ritardo sulle seconde palle e con gesti tecnici da mani nei capelli, nemmeno la capacità di fare un passaggio di due metri. Capisco che siamo in Serie D, non possiamo certo pretendere giocate alla Pjanic, però gente come Ott Vale o Crucitti, per elencare due che comunque hanno esperienza e buoni piedi, non possono fare certe castronerie, non è accettabile!
Ogni tanto (mi vien da dire “purtroppo”) mi piace confrontare il presente con il passato, neanche tanto remoto: all'epoca di gente come Martorano, Di Mascio, Santarelli e compagnia cantante alla guida del Messina, c'erano giocatori che non buscavano una lira, eppure in campo davano l'anima: che so, Granito, Domenico Fabio, Bruno, Borgogni. Certo, non sono fenomeni, ma davano dignità a una squadra e una piazza in grandissima difficoltà in quel periodo storico obiettivamente nefasto per la Messina calcistica (un po' come ora eh, perché abbiamo addirittura due squadre incapaci di stare a meno di 16 punti dalla capolista a inizio novembre). La colpa che posso dare alla famiglia Sciotto è quella di essersi affidata a persone che non hanno fatto altro che costruire una squadra davvero di scarso livello: Obbedio, uno dei primi che ho visto giocare a Messina (e per questo lo ringrazierò sempre perché mi ha aiutato ad innamorarmi di quella maglia e di conseguenza “inizializzarmi” più o meno a questo percorso), obiettivamente non è stato in grado di fare mercato, e avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni, sempre per una questione di dignità.
Dignità, parola che in questa città non riesco più a trovare, in nessun campo. Soffermandomi sulla questione calcistica, non ho ben capito le dimissioni collettive di ieri sera, non ho nemmeno capito chi effettivamente si sia messo da parte: Rando è ancora allenatore? Persona squisita e vero tifoso eh, per carità, ma non allenava da sei anni, e qualcuno poco più di 12 mesi fa ha persino messo dubbi sulle capacità di Raffaele come allenatore in Serie D. Dignità, roba che sicuramente non troverete al San Filippo in questo periodo: ieri si è combattuta la guerra dei poveri, frase già sentita e risentita, per un settimo e ottavo posto nei dilettanti, manco fossimo a Milano e potessimo davvero permetterci due squadre che si tolgono punti a vicenda. Vi rendete conto di quanto stiamo cadendo in basso? E non sto qui nemmeno a sentenziare e dare colpe, perché se Sciotto e Arena non hanno trovato alcun accordo per costruire una squadra degna di competere, sono affaracci loro, non me ne può fregar di meno, ma dopo due anni buttati e un terzo ormai segnato, c'era l'obbligo di costruire qualcosa di importante, e questo non è successo, non siamo in grado di apprendere, non impariamo dai nostri errori, e parlo in prima persona perché mi ci metto dentro anche io, siamo tutti responsabili di questo scempio.
Mi dispiace, tremendamente, per quei tifosi che ieri e in queste tribolate stagioni fallimentari sono andati in curva. Ho fatto parte di quel settore per anni e capisco cosa voglia dire vedere uno stemma, un marchio, che apparentemente può non significare nulla ma per il quale hai lottato per anni essere utilizzato, probabilmente in maniera impropria da squadre che, non ce ne voglia nessuno, non sono il Messina. A loro riconosco la dignità, perché nonostante tutte le botte (ideologicamente parlando) prese in questi anni, sono sempre là, pure dopo il terzo gol di Carbonaro. La partita di ieri, in definitiva, non sarebbe mai dovuta disputarsi, ma non perché abbia vinto l'FC, ma perché è uno spreco di soldi, tempo e voglia. Cosa si è stabilito con il match di ieri? Il primato cittadino? Bello, due squadre a metà classifica in Serie D incapaci di fare due risultati utili consecutivi (sto estremizzando, perché ho una rabbia dentro senza precedenti forse). Di cosa stiamo parlando?
Con la speranza, sempre più ridotta a un lumicino, ma ancora accesa, che questa città possa trovare una sua dignità, quantomeno nell'ambito calcistico.