Sequestro di beni per 5 milioni all’imprenditore Bonanno
Questa mattina i Carabinieri del ROS hanno eseguito un decreto di sequestro beni finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale di Messina nei confronti dell'imprenditore Santi Bonanno, in carcere dal febbraio 2013 per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il sequestro, disposto su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, concerne imprese attive nel settore del movimento terra, beni mobili e immobili, azioni e conti bancari per un valore complessivo di cinque milioni di euro.
In dettaglio, il provvedimento disposto dal Tribunale di Messina nei confronti di Bonanno, della moglie Maria Intagliata e dei figli della coppia Giuseppe e Federico Bonanno, ha riguardato il capitale e il compendio aziendale delle srl CoBIFur e GIEFFEDI, un immobile in c.da Curriotta di Furnari, due auto, azioni della Banca di Credito Peloritano e 29 rapporti di credito.
Il provvedimento scaturisce dall'analisi delle risultanze investigative di pregresse attività condotte dai Carabinieri (le operazioni Vivaio e Zefiro), che avevano evidenziato il rapporto di contiguità di Santi Bonanno con esponenti di primo piano della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto.
In particolare dell'articolazione denominata dei Mazzarroti, grazie al quale Bonanno aveva conquistato una posizione di rilievo nel panorama imprenditoriale della provincia di Messina.
Documentate le cointeressenze, consolidatesi nel tempo, tra l'imprenditore originario di Furnari e il capomafia Carmelo Bisognano (arrestato nell'ambito dell'operazione Icaro e in regime di 41 bis) e con il reggente Tindaro Calabrese, figura di riferimento Cosa nostra nella provincia di Messina e tra i pochi in diretto contatto con i boss mafiosi palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo fino alla loro cattura.
Sono stati individuati gli interessi dell'organizzazione mafiosa barcellonese nel settore della realizzazione di opere di rilevanza pubblica quali la metanizzazione dei Comuni del versante tirrenico della provincia di Messina, i lavori del complesso turistico di Portorosa e la costruzione di impianti eolici ed è stato documentato come Bonanno fosse parte attiva di un sistema economico che agiva fuori dalle regole e in stretti rapporti con gli ambienti mafiosi.
Da sottolineare che Teresa Truscello, ex convivente di Carmelo Bisognano, era intestataria dell'impresa attraverso la quale questi operava nel settore del movimento terra insieme a Bonanno, che in seguito assunse come responsabile tecnico di una delle sue società, la CoBIFur srl, Romina Calabrese, sorella di Tindaro Calabrese.
L'attività imprenditoriale di Santi Bonanno era stata approfondita nel corso dell'operazione Pozzo II, che aveva fornito inequivocabili elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Santo Gullo riguardo le strategie d'azione della famiglia mafiosa barcellonese per il controllo dei lavori di costruzione del metanodotto realizzato dalla Bonatti Spa nella tratta Montalbano Elicona-Messina.
Più specificamente, l'attività aveva documentato come Cosa nostra, tramite le imprese riconducibili a Bonanno, aveva imposto il proprio controllo in lavori destinati alla realizzazione di opere pubbliche. La CoBIFur infatti, una delle due imprese sequestrate oggi, era tra quelle imposte dal sodalizio mafioso barcellonese per la realizzazione dei lavori.
L'indagine patrimoniale del ROS, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Messina, nel riesaminare le indagini precedenti, ha evidenziato sia la pericolosità sociale di Bonanno, derivante dai documentati legami con il sodalizio mafioso barcellonese, sia la sproporzione tra i redditi dichiarati dall'interessato e il proprio patrimonio personale.