Salute o industria?

medicinanaturaleQuando un documento istituzionale riafferma chiarimenti già noti, o siamo di fronte a un inutile esercizio di stile, oppure si sta preparando il terreno per predisporre cambiamenti.

È l'impressione che trasmette la recente nota emanata dalla Commissione unica per la dietetica e la nutrizione, un organismo consultivo del ministero della Salute. Al centro del documento il ruolo di tisane e integratori  e in particolare il loro impiego in quelle che sono definite categorie “vulnerabili” della popolazione, cioè donne in gravidanza e in allattamento e prima infanzia.

Una parte della nota torna su concetti assodati, chiarisce ad esempio che gli integratori alimentari  assolvono il compito di favorire in modo fisiologico le funzioni dell'organismo. Ricorda ai consumatori che facciano uso di questi prodotti di attenersi a quanto riportato in etichetta, rispettando dosaggi e modalità di e ripropone il vecchio e ripetuto motivo che la “naturalità” di un prodotto non è sinonimo certo di sicurezza. Fin qui nulla di nuovo. È quanto stabiliscono le norme in vigore che, prima con la direttiva comunitaria 46/2002, poi con il decreto nazionale di recepimento 169/2004, hanno fissato i criteri per la produzione e commercializzazione degli integratori, anche di origine vegetale.

La novità riguarderebbe piuttosto l'uso di questi prodotti nelle fasce di consumatori citate, per le quali si consiglia di fare riferimento al medico o al pediatra, allo scopo di evitare interazioni ed effetti indesiderati. Al momento è soltanto un'indicazione degli esperti, ma la nota continua dicendo che, per i prodotti destinati alla prima infanzia, “alle imprese interessate è già stata rappresentata l'esigenza” di apporre in etichetta l'avvertenza di sentire il parere del medico.

Qual è il senso di diffondere tali dichiarazioni in questo momento? Non risulta che ci siano stati problemi o incidenti a carico delle categorie di consumatori che si intenderebbe proteggere da un impiego insicuro di tisane e integratori. Nessun bambino ha riportato danni dopo aver assunto una tisana di camomilla e altrettanto si può dire per le donne che allattano o in gravidanza. Stonano perciò queste parole, soprattutto se si pensa all'impiego di alcuni medicinali di sintesi nella popolazione pediatrica (dall'abuso di antibiotici, al paracetamolo, per non parlare del metilfenidato utilizzato per la sindrome da iperattività, l'elenco è lungo…).

Dietro tutto ciò non c'è forse lo zampino di gruppi industriali di farmaci sintetici preoccupati di perdere posizioni consolidate, di fronte al crescente uso di prodotti naturali (circostanza alla quale fa riferimento peraltro la stessa nota della Commissione)? Nel documento in questione manca, inoltre, qualsiasi riferimento alla figura del farmacista e dell'erborista. Eppure in Italia è proprio ai farmacisti e agli erboristi che si rivolge la maggioranza dei consumatori per l'acquisto di erbe e integratori vegetali, sapendo di poter contare su personale competente non solo sulle proprietà salutistiche delle piante, ma anche sulle loro interazioni con i farmaci e sulle potenziali reazioni avverse (molti medici, invece, non sanno di piante medicinali, visto che questo tema non è incluso nel percorso di studi della facoltà di Medicina).
Che ciò sia totalmente dimenticato dagli esperti della Commissione – con un colpo di spugna che cancella migliaia di operatori – lascia perplessi. È poi del tutto ingiustificato l'allarme creato dalla pubblicazione del documento, ingigantito dalle dichiarazioni improprie e disinformate di buona parte dei media. Di fronte a ciò è il caso di riaffermare due semplici realtà: da una parte che i preparati di origine vegetale commercializzati in Italia sono prodotti nel rispetto di norme che ne garantiscono la sicurezza (suffragate anche dall'elenco delle piante autorizzate dallo stesso Ministero), dall'altra che esistono professionisti specializzati nella materia. Si tratta dei farmacisti naturopati e degli erboristi, che possono orientare il pubblico a un consumo consapevole e sicuro di erbe e derivati; non certamente i medici.

Per contattare il dottor Di Prima, farmacista e naturopata, potete scrivere a: anticospeziale@virgilio.it

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