Ridolfo a renziani, civatiani e pittelliani: non me ne vado

Basilio Ridolfo
Basilio Ridolfo, segretario provinciale PD Messina

La cosa più evidente della lunga, lunghissima lettera del segretario provinciale del PD di Messina Basilio Ridolfo ai segretari regionale e nazionale del Partito Democratico è che i renziani proprio non gli piacciono.

Alla richiesta di dimissioni degli esponenti delle aree e Pittella riserva un garbato dissenso, mentre per i renziani ci sono solo scudisciate.

Ma a prescindere dalle simpatie personali, Ridolfo è molto chiaro: di dimissioni neanche a parlarne.   

“Dopo aver letto sui giornali il resoconto di una conferenza stampa che i cosiddetti renziani della prima ora hanno tenuto l'8 marzo scorso -scrive Ridolfo- e le richieste di dimissioni avanzate dai rappresentanti delle aree Pittella e Civati (espresse, per il vero, con uno stile assai diverso) sono costretto, mio malgrado, a intervenire nel contesto di un dibattito che, seppure attiene a dinamiche interne al PD, investe la mia azione di segretario provinciale troppo spesso messa sotto accusa immotivatamente e  ingenerosamente, atteso che i protagonisti di questi rilievi sono ben consapevoli di come fin qui si sono svolti i fatti e delle complicazioni oggettive che hanno costellato il mio breve percorso alla guida del PD della provincia di Messina”.

 Dopo questo lunghissimo incipit che avrebbe avuto bisogno di periodi più brevi e di qualche d eufonica in meno, arriva l'affondo vero e proprio per i renziani, che riportiamo fedelmente nella sostanza ma non nella forma, sulla quale è stato giocoforza intervenire.

Gli ultimi pretestuosi attacchi ad opera dei renziani della prima ora nei confronti della gestione del PD, che fino a questo punto ho dovuto condurre districandomi tra mille difficoltà dovute alla particolare condizione in cui si trova il partito, attraversato da molteplici tensioni anche di carattere personale -scrive ancora Ridolfo- mi impongono di assumere precise posizioni che spero di esplicitare con l'unico obiettivo di rendere giustizia ai fatti e di tutelare la mia immagine pubblica di persona libera e onesta, costruita con anni di sacrificio sia sul fronte dell'impegno politico nella qualità di sindaco e che sul piano privato nella professione di ingegnere, dove mi onoro di ricevere un ampio gradimento da parte di tutti”.

Passaggio quest'ultimo che magari farà tanto piacere ai genitori di Ridolfo che lo hanno fatto studiare, ma che non è che interessi più di tanto i militanti di un partito che più allo sbando non potrebbe essere. Ma tant'è.

“Un'immagine -prosegue imperterrito il nostro sempre sullo stesso tono- che gratuitamente si tenta di scalfire con un accanimento ingiustificato e profondamente scorretto, attivando quella macelleria mediatica gratuita e perfino offensiva, dove a mancare è soprattutto l'onestà intellettuale.

Come ha scritto Pasquale Hamel la gente non ama la verità, cerca solo la sua verità e così hanno fatto anche alcuni aderenti al PD messinese chiedendomi le dimissioni da segretario provinciale”.

E qui si è costretti a constatare che ai più il nome Hamel non è che dica poi molto e che probabilmente agli occhi di Ridolfo i meriti di quest'ultimo, scrittore e saggista contemporaneo, siano dovuti soprattutto all'essere stato responsabile culturale della Margherita in Sicilia nel 2005, all'essere consigliere della Società siciliana per la storia patria e, da novembre 2012, direttore del Museo del Risorgimento a Palermo.

“In realtà -chiosa Ridolfo- l'ultimo passaggio, che doveva essere consumato entro venerdì 7, come è a tutti noto ha subito una settimana di rinvio che se alla fine consegnerà un quadro unitario che consentirà una vasta area di agibilità politica, sarà certamente un fatto positivo.

Rispetto ai ritardi, ininfluenti sul piano delle responsabilità attribuibili al segretario, se avessi accettato di fare il segretario di maggioranza, avrei già chiuso la partita schiacciando le minoranze -aggiunge ancora il nostro con un'invidiabile modestia. Però non ho voluto fare colpi di mano, scegliendo la via maestra del dialogo e della democrazia. Una strada questa che si è allungata di qualche settimana al solo fine di arrivare a un risultato che garantisca tutti, anche quelli che ora contestano.

Detto ciò, però, sono convinto che non si può subire ancora in ragione della mia assunzione, apprezzabile e giusta ma purtroppo unilaterale, di un comportamento responsabile finalizzato a tutelare il PD nei confronti della pubblica opinione”.

Peccato però che, comportamento responsabile o no, tutelare il PD nei confronti dell'opinione pubblica, soprattutto a Messina, sia uno sforzo titanico che va ben oltre le possibilità di Ridolfo e della stragrande maggioranza dei vertici del partito. Non contento, il segretario provinciale aggiunge che “in questi appena tre mesi di esperienza ho cercato di mantenere un profilo alto ed equidistante rispetto a tutte le diverse posizioni, coerentemente al mandato ricevuto che era il frutto di una sintesi unitaria. Ho creduto che si potesse dare vita ad una nuova fase in cui tutte le criticità del passato potessero essere superate”.

Aspirazione questa stroncata sul nascere, proprio perché la sintesi unitaria cui fa riferimento Ridolfo in realtà di unitario ha avuto ben poco, come dimostrano le reazioni, neanche troppo contenute, che ci sono state proprio in occasione della sua designazione.

“Rammento che alla carica di segretario provinciale ci sono arrivato in punta di piedi (in realtà è arrivato su un' messa a disposizione da Francantonio Genovese, guidata da uno dei collaboratori dell'ex sindaco, ndr), chiamato dal segretario regionale del PD e gradito a tutte (beh, quasi tutte, ndr) le anime del PD.

Non ho dovuto sbracciare, ordire trame, muovermi nel torbido delle paludi politiche… Niente di tutto questo. Solamente il riconoscimento di qualità personali (bontà loro!!!) e di un percorso umano e politico che è sotto gli occhi di tutti, fatto di fatti e di risultati e non di sterili parole. Un'esperienza politica e amministrativa dove di conferenze ne ho tenute, ma si chiamavano conferenze di servizio per risolvere i problemi reali della gente”.

Chiusa la parentesi di esaltazione dell'ego, il segretario provinciale del PD puntualizza che “si è trattato di una chiamata in servizio, che un militante come me ha accettato di buon grado per contribuire, insieme a tutti, al rilancio del PD della provincia di Messina.  

Un servizio che, con dati alla mano ho svolto dimostrando in tutte le occasioni di aver agito con equilibrio e, soprattutto, avendo rispetto di ogni interlocutore e di ogni diversa esperienza e, in ogni caso, non perdendo mai di vista quella visione inclusiva che ritenevo fondamentale per avviare una nuova fase del PD.

La dimostrazione del profilo di garanzia da me tenuto, pervicacemente ancorato a principi di correttezza e di equilibrio, risiede nella circostanza di aver paradossalmente scontentato tutti, ivi compresa la mia componente politica che giustamente, sebbene su un piano di garbata riservatezza (nel senso che forse lo hanno fustigato in privato, senza lettere pubbliche?, ndr), mi attribuisce la responsabilità di aver assunto posizioni che non hanno tenuto conto del rispetto dovuto al diverso peso politico tra le parti in gioco. In questa sede è dunque doveroso illustrare il percorso da me effettuato in questi tre mesi di attività”.

Per ragioni di spazio siamo costretti a tagliare qualcosa, ma riassumendo quanto scritto da Ridolfo, quest'ultimo ribadisce di avere retto da solo per tre mesi il partito (che effettivamente spesso e volentieri ricorda nelle diatribe interne l'Asilo Mariuccia) e che una lettera dei rappresentanti dell'Associazione Big Bang per chiarire la sua posizione su alcune questioni e l'invito a una riunione alla quale non ha partecipato la componente genovesiana del partito, sarebbero la prova del gradimento a 360° della sua candidatura. Contento lui.

Secondo Ridolfo inoltre, quando è stato eletto il 18 novembre scorso non è stato possibile “costituire gli organi statutari in quanto occorreva operare un riequilibrio tra le componenti dell'assemblea nelle percentuali stabilite dalle medesime componenti, senza alcuna mia intromissione”.

E poi l'impegno delle primarie nazionali dell'8 dicembre, i festeggiamenti del Santo Natale e la constatazione che “il processo di riequilibrio dei componenti l'assemblea si è interrotto per la materiale impossibilità da parte dei deputati di parteciparvi in quanto impegnati con la finanziaria regionale. Non si sono interrotti, però, gli  incontri con le diverse componenti”.

A rallentare il percorso verso la costituzione degli organi statutari anche le primarie per la scelta del segretario regionale, che hanno sancito la sconfitta in Sicilia della corrente genovesiana, che ha avuto un ricordo degli antichi splendori solo a Messina.

Poi Ridolfo fa la voce grossa e ricorda che durante le elezioni del segretario regionale ha tenuto “un profilo assai prudente, non imponendo, come avrei potuto in forza del regolamento, alcuna soluzione precostituita, ma anzi ricercando una sintesi che fosse ritenuta soddisfacente per tutte le parti in gioco che ho sempre coinvolto non tenendo in alcun conto aspetti formali legati a bilanciamenti di rappresentanza (altro che sponsorizzazione per la moltiplicazione dei seggi, esattamente il contrario). Nonostante i fatti appena accennati che non hanno consentito oggettivamente di definire gli organismi di partito, durante tutto questo periodo ho partecipato a tutte le occasioni pubbliche in cui il PD è stato invitato”.

E qui segue l'elenco di tre mesi di attività. Dalle iniziative dell'Associazione Big Bang del 16 novembre e della FENEAL Uil sul rilancio dell'edilizia il 21 dicembre, dalla visita alla Cittadella della Speranza a Nizza di Sicilia il 20 dicembren e a tre presentazioni di libri a Capo d'Orlando, Milazzo e Messina, fino all'incontro-dibattito promosso dall'Area Pittella il 25 febbraio e all'intervento al VI Congresso della Cgil venerdì scorso.

E ancora: l'avvio del dibattito sul PD in generale e sui problemi di Messina, le numerose riunioni con il Gruppo Scuola per l'organizzazione di un'iniziativa sulla disabilità, il coordinamento un incontro tra le varie componenti e la deputazione regionale per la discussione del ddl sulle città metropolitane e sui liberi consorzi, la partecipazione alla conferenza dei segretari provinciali a Palermo, e a numerose riunioni organizzate dai circoli  della provincia, dove è riuscito nella complicatissima missione di avviare la fase di unificazione dei circoli di Milazzo.

“Alla luce di un'intensa e riscontrabile attività portata avanti nonostante le difficoltà di cui si è fatto prima cenno, con risorse personali e con autentico spirito di servizio, togliendo spazio alla famiglia, alla funzione di sindaco e all'attività lavorativa -scrive ancora Ridolfo- non posso che consegnare in questa sede l'amarezza personale di essere divenuto, con la preoccupante disinvoltura dei renziani della prima ora, il bersaglio di critiche gratuite, che magari faranno guadagnare qualche pagina di giornale, ma che nulla hanno a che fare con l'obiettivo di far crescere il consenso verso il PD.

Comunico che l'Assemblea provinciale è per il 17 marzo nel contesto della quale farò, in perfetta aderenza alle disposizioni regolamentari, le proposte che mi competono che saranno poste all'attenzione della stessa per le relative determinazioni, traendo in quella sede le dovute conseguenze qualora ci si distragga da quel percorso unitario iniziale per il quale sono stato chiamato. Ciò nella convinzione che si debba dare conto a tutti gli iscritti e non solo a una parte di essi”. Più chiaro di così.

 

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