RFI, l’Orsa conferma lo stato di agitazione
E' ancora braccio di ferro tra rfi e il sindacato Orsa. Dopo l'avvio delle cosiddette procedure di raffreddamento (obbligatorie se si organizzano scioperi o proteste di lavoratori del comparto pubblico) del 24 giugno scorso, oggi l'Orsa torna all'attacco e conferma lo stato di agitazione.
E lo fa con un lungo elenco di carenze rispetto all'organizzazione della navigazione sullo stretto. A partire da una nota interna firmata dal comandante Bevacqua, che dispone di non accettare alcuna telefonata per malattia o altro da parte dei lavoratori se non corredata da un certificato, che per il sindacato altro non è se non un ordine permanente che può “generare equivoci riconducibili alla posizione anti-contrattuale assunta dalla dirigenza”.
Lo stato di abbandono in cui versa la navigazione targata RFI (la controllata del Gruppo FS che gestisce i collegamenti via mare), tanto più evidente in periodi di incremento del volume di traffico come quello estivo, si è arricchito di nuovi capitoli, che portano l'Orsa a definire “dilettantistica” la gestione dell'impianto, che ormai “mette in discussione finanche il diritto alla continuità territoriale da garantire all'utenza”.
Le note dolenti riguardano soprattutto i mezzi. “La nave Messina -spiegano il segretario nazionale di Orsa Trasporti Antonino D'Orazio e il segretario d'impianto Rosario Barberi- inaugurata in pompa magna, in realtà effettua ancora servizio parziale con soli due equipaggi in luogo dei cinque che dovrebbero garantire il servizio h24.
Nonostante gli esuberi di personale dichiarati dall'azienda si è verificato il paradosso per cui la farraginosa organizzazione del lavoro e della formazione non ha consentito di “familiarizzare” il personale necessario per l'utilizzo totale della nave nel periodo più produttivo dell'anno. In buona sostanza, si è concretizzato il controsenso che vede lavoratori utilizzati impropriamente in sovrannumero in altre attività, mentre si registra la carenza di equipaggi formati per la conduzione della nave”.
E non è tutto. Perché da quanto denuncia il sindacato, la nave Villa è ferma per lavori che non si sa quando saranno ultimati e si teme che sia dismessa come già è successo la Sibari e la Rosalia. Ferma da settimane anche la Logudoro per problemi tecnici che sembra si sarebbero potuti risolvere in pochi giorni, mentre la Scilla continua a navigare con difficoltà non risolte nei recenti lavori e a sostituirla l'ultraquarantenne Iginia, che continua a navigare in condizioni che secondo l'Orsa “mettono a rischio la sicurezza”, per non parlare del fatto che quando la si è dovuta fermare non era disponibile un'altra neve per sostituirla.
“Quanto sopra descritto -commentano D'Orazio e Barberi- esprime il momento più basso della storia delle navi traghetto ferroviarie dello Stretto, la dismissione di unità navali operate dall'attuale dirigenza non ha precedenti, la presenza delle navi RFI è stata ridotta ai mininmi termini a dispetto dei proclami di rilancio che l'azienda dà in pasto alla stampa.
Alla conclamata inoperosità in fase di organizzazione dell'esercizio fa eco l'iperattività aziendale in tema di azioni autoritarie nei confronti dei lavoratori volte a distrarre l'attenzione generale dal fallimento. I licenziamenti per motivi disciplinari confezionati in pochissimo tempo dall'attuale dirigenza non hanno precedenti in nessuna delle passate gestioni, l'attacco ai lavoratori è trasversale, dal comandante al mozzo, e dove non esistono gli appigli necessari per rescindere il rapporto di lavoro i cattivi soggetti che provano ad opporsi alla descritte dinamiche aziendali sono penalizzati con il blocco delle carriera e sottoposti a pressioni coercitive con l'obiettivo di punirne pochi per educare tutti”.
L'Orsa denuncia anche l'assenza degli atti necessari per la garanzia delle tutele contrattuali. A farne le spese, il personale sbarcato e utilizzato a terra per esigenze aziendali che dopo 28 giorni dallo sbarco perde il diritto all'assistenza sanitaria della Cassa Marittima. Problemi anche con il personale di macchina, cui si interrompe la maturazione dei requisiti per eventuale pre-pensionamento.
E anche per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro non è che le cose cadano meglio. La programmazione annuale delle 19 presenze è sistematicamente disattesa -denunciano D'Orazio e Barberi. Nonostante i recenti accordi è ancora attribuito il congedo d'ufficio, da oltre cinque mesi è bloccata la normale rotazione dell'orario di servizio e la carenza di unità costringe all'utilizzo di navi e personale sempre con lo stesso orario di lavoro, in violazione degli accordi e delle norme contrattuali.
Precedenti gestioni sono state messe in discussione per molto meno e il silenzio dei livelli aziendali nazionali rispetto allo stato di abbandono dell'impianto innesca il sospetto di una dismissione programmata che la dirigenza territoriale sta ponendo in essere su mandato dei livelli superiori”.