#Regione. Al Museo i lingotti e i reperti recuperati nei fondali di Gela

I reperti di oricalco rinvenuti a Gela
I reperti di oricalco rinvenuti a Gela

Inaugurata al Museo archeologico regionale a Gela la mostra Il passato riemerso. I lingotti di oricalco e i reperti recuperati nei fondali di Gela. L'esposizione resterà aperta al pubblico fino al 12 aprile.

Alla fine del 2014 il mare di Gela, antica colonia rodio-cretese fondata agli inizi del VII secolo avanti Cristo, ha restituito uno fra i più importanti tesori custoditi nei fondali sabbiosi di fronte il litorale di contrada Bulala, dove già sono stati ritrovati tre relitti di età greca.

Si tratta di un prezioso carico trasportato da un'antica nave naufragata a qualche centinaio di metri dalla costa gelese ad una profondità di circa cinque metri, costituito da trentanove lingotti di un metallo particolare, chiamato oricalco, una lega di rame e zinco simile all'ottone, considerato nell'antichità un metallo prezioso, al terzo posto per valore commerciale dopo l'oro e l'argento. La scoperta è tra le più importanti di questi ultimi anni sia perché costituisce un unicum come ritrovamento sia perché i reperti finora conosciuti forgiati con questa lega sono molto rari.

I trentanove lingotti presentano varie forme e hanno peso e lunghezza diversi: da un minimo di 17 centimetri e un peso di 254 grammi a un massimo di 32 centimetri e un peso di 1340 grammi.

La presenza di porzioni lignee di fasciame e di alcune ordinate che emergono dai fondali nelle immediate vicinanze dei lingotti fa ipotizzare che gli stessi fossero parte del carico trasportato dalla nave in arrivo a Gela che fece a pochi metri dalla costa.

Il rinvenimento di questo relitto e di parte del carico dimostra la ricchezza di Gela nell'antichità e la presenza di ricche e specializzate officine artigianali per la produzione di oggetti di particolare pregio. Oltre ai lingotti, il mare ha restituito diversi reperti per la maggior parte integri che potrebbero far luce sull'epoca del naufragio della nave.

I primi ad individuare i preziosi reperti sono stati Francesco Cassarino e i volontari dell'Associazione Mare Nostrum. 

Le e il recupero coordinati dalla Soprintendenza del Mare sono stati effettuati con la collaborazione della di Gela, del nucleo sommozzatori della Guardia Costiera di Messina, del nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza di Palermo e di Francesco Cassarino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *