Prisoners
Paese: U.S.A.
Genere: thriller
Durata: 153 minuti
Regia: Denis Villeneuve
Il canadese nonché pluripremiato Denis Villeneuve firma un'altra pellicola ad alto potenziale adrenalinico ma dai toni allo stesso tempo drammatici.
Due bambine sono rapite senza che si riesca a venirne a capo. Il padre di una delle due, un falegname di Boston, attraversa una spirale discendente che lo porta a perdere la fede in tutto quello che lo circonda. Istituzioni, amici, perfino in Dio. Viene fuori un sospettato che però è rilasciato in un secondo momento e la cosa non gli sta bene, perché lui lo crede colpevole. La decisione è presto presa: rapisce il sospettato e inizia una crudele tortura per farsi rivelare dove sia sua figlia…
Il film è cinico e duro, viaggia su toni oscuri che non abbandonano mai i personaggi, tanto che si ha quasi continuamente l'idea che la storia possa prendere il sentiero di un inquietante horror. Perdipiù rispecchia molto bene l'andare dei tempi.
La crisi, che è arrivata a colpire anche l'onnipotente America, scatenando nei suoi cittadini reazioni molto simili alle nostre, ha generato la perdita di fiducia del cittadino nelle istituzioni ed è appunto questo quello che il film vuole evidenziare, che non è più possibile per il cittadino, affidarsi ad uno Stato dal quale non si sente rappresentato né difeso.
E piuttosto che essere delusi per l'ennesima volta, meglio prendere la situazione nelle proprie mani. La sceneggiatura ben scritta mette in risalto la componente interiore e psicologica dei protagonisti con un'efficacia tale che il senso di empatia risulta inevitabile, così come alla fine del film risulta inevitabile porsi quelle domande scomode che minano i bastioni delle nostre convinzioni più profonde.
Ottima prova davvero sotto tutti i punti di vista e da parte di tutti, sia Villeneuve, che gli attori tutti, che gli sceneggiatori, che il reparto tecnico hanno confezionato un eccellente prodotto. Consigliato a chi è in astinenza da un buon film di genere.