“Patres” alla Sala Laudamo. Quel rapporto tra padre e figlio mai risolto
“Tu si ciecato, no handicappato”. Potrebbe essere racchiuso tutto in questa frase il rapporto tra padre e figlio di Patres, scritto e diretto da Saverio Tavano, in scena venerdì e sabato alla Sala laudamo di Messina, il ridotto del Vittorio Emanuele, nel cartellone proposto dalla Compagnia DAF – Il teatro dell'esatta fantasia.
Un figlio cieco dalla nascita (Gianluca Vetromilo) che aspetta un padre drammaticamente deludente, che ama nonostante tutto e dal quale è amato, a dispetto della propria disabilità.
E un padre (Dario Natale), un marinaio come tanti altri, che distrugge ciò che gli dà da vivere. Che affonda una nave carica di rifiuti tossici in quel mare che suo figlio tanto ama e che può solo immaginare.
Legato a una corda che delimita lo spazio fisico nel quale si muove, ma che non gli impedisce di andare oltre e di essere libero.
Molto più libero di suo padre che, pur potendolo fare, non ha mai avuto il coraggio di abbandonare davvero tutto e ricominciare altrove dopo la morte della moglie.
Un padre assente, che condanna il figlio a una perenne attesa e che quando finalmente torna è impacciato, arrogante, greve, incapace di essere genitore fino in fondo. Se ne andrà via di nuovo, ancora una volta. E a suo figlio, non resterà altro da fare se non aspettare. E magari sperare che al prossimo ritorno il padre riesca a essere tale fino in fondo.
Bravissimi Vetromilo e Natale, che danno spessore e voce a un rapporto mai risolto e che mai si risolverà. I tempi sono rapidi, lo scambio di battute serrato, la lingua è il calabrese e, nonostante le asperità del testo, regala momenti di autentica poesia.