Palazzo Zanca, Croce e Coglitore al lavoro sui conti

La tensione si taglia con il coltello a Palazzo Zanca. Da questa mattina il Ragioniere Generale Ferdinando Coglitore, il dirigente dell'area Economico-Finanziaria Giovanni Di Leo ed il commissario straordinario Luigi Croce sono chiusi nella stanza di quest'ultimo e fanno conti su conti, tentando disperatamente di farli tornare.

Sono al lavoro sulla manovra di riequilibrio, ma i debiti fuori bilancio arrivano uno dietro l'altro ed i 70 milioni che Coglitore indica come totale della massa debitoria sono inevitabilmente destinati ad aumentare man mano che i giudici emettono le sentenze di pagamento per servizi e forniture che Palazzo Zanca non ha pagato da anni.

Intanto, con una determina del dirigente competente, stamane è stato bloccato il pagamento del 50% dello stipendio dell'ex Capo di Gabinetto ed ex commissario liquidatore dell'ATO ME3 Antonio Ruggeri, attualmente agli arresti con l'accusa di peculato.

Tornando allo stato dei conti di Palazzo Zanca, negli uffici si discute solo del dissesto. C'è chi è convinto come Coglitore che sia comunque inevitabile e chi invece sposa la teoria dello stringere i denti ed andare avanti. Tra questi, il coordinatore dei gruppi PD Felice Calabrò.

“Abbiamo intrapreso una strada complicata, difficile -commenta- ma dobbiamo andare avanti con forza e convinzione. Il decreto legge 174 ha stabilito dei parametri molto rigidi, come del resto la Corte dei Conti, e noi non possiamo fare altro che adeguarci se vogliamo evitare la dichiarazione di dissesto. Se riusciremo a venirne  fuori, avremo dimostrato di essere in grado di iniziare a programmare un futuro migliore per questa città”.

Per accedere al Fondo Salva-Comuni, che porterà in città 50 milioni di euro che dovranno comunque essere restituiti in 10 anni, il Comune deve presentare un Piano di riequilibrio che tenga conto dei debiti potenziali dell'Ente. La prima data cruciale è il 27 gennaio, quando tutti i Dipartimenti dovranno presentare l'elenco completo dei propri debiti. La seconda è il 12 febbraio, quando scadrà l'ultimatum per la definizione del Piano di rientro.

Il Consiglio comunale avrà poi 15 giorni per approvarlo e poi il documento dovrà essere inviato al ministero dell'Economia ed al dicastero degli Interni, che valuteranno se i criteri imposti dalla Corte dei Conti sono stati rispettati. Se il verdetto sarà positivo, Messina otterrà il prestito che, insieme ai 33 milioni deliberati dalla Giunta Crocetta, le consentirà di evitare la dichiarazione di dissesto.

“Stiamo accumulando troppi debiti -commenta il presidente del Consiglio Pippo Previti- ed i tempi di restituzione sono troppo stretti. Bisogna proporre una dilazione sia alla Regione che allo Stato, altrimenti non riusciremo a venirne fuori. Tra il Fondo Salva Comuni ed il prestito che arriverà da Palermo, dovremo restituire molti milioni e tra un anno rischiamo di non farcela di nuovo”.

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