Oceano sul dissesto: l’ordinanza fa cadere ogni velo
“La lettura dell'ordinanza della Corte dei Conti fa cadere ogni velo”. È questa la sintesi del lungo intervento del segretario generale della Cgil Lillo Oceano, che analizza pagina dopo pagina il documento inviato dalla magistratura contabile di Palermo al commissario Croce.
Un documento impietoso, durissimo, di quelli che in altri Paesi porterebbero alla scomparsa politica dei protagonisti e che una volta per tutte spazza via le scuse balbettanti di chi ha amministrato la città negli ultimi 4 anni e mezzo e di chi ha responsabilità ancora più lontane nel tempo perché a Palazzo Zanca fa il dirigente e non il fattorino.
“L'ordinanza -prosegue Oceano- traccia una linea di obiettività che non può essere smentita né puerilmente ricondotta a presunti complotti senza cadere nel ridicolo”.
Oceano va avanti e cita una per una le accuse della Corte dei Conti: mancata rispondenza dei Bilanci di Previsione e Consuntivi ai principi di veridicità, universalità e competenza. Evidente tendenza dell'ente a sopravvalutare le entrate e a non attivare i necessari correttivi entro i termini previsti. Debiti fuori bilancio che da eccezione diventano la regola nella gestione della spesa e che sono rinviati sempre al Bilancio successivo invece di essere riconosciuti a tempo debito, complicando non di poco le manovre di riequilibrio e di risanamento.
Fattore che peraltro potrebbe essere un indicatore ben preciso di una prassi che punta ad eludere il Patto di Stabilità rinviando a data da destinarsi il riconoscimento dei debiti. La Corte dei Conti non esita a definire generiche ed inadeguate le misure correttive richieste precedentemente e adottate dal Consiglio Comunale solo a febbraio 2012.
“Per ciò che attiene il Piano Triennale di rientro dal debito -commenta Oceano- la Corte contesta l'omissione dell'intero ammontare dei debiti censiti alla data del 31 dicembre 2011 (aggravata dall'esistenza di ingenti passività latenti non ancora censite) che fornisce una rappresentazione non attendibile dei debiti reali.
La Corte ha inoltre contestato la tesi (che abbiamo più volte ascoltato e che le è stata presentata anche da dirigenti di Palazzo Zanca) rispetto all'irrilevanza dei debiti censiti sino al loro inserimento in Bilancio e circa la presunta non obbligatorietà del riconoscimento da parte del Consiglio comunale”.
Vale a dire: fino a quando non riconosco un debito, per quanto esistente, è come se non ci fosse. Roba che neanche i bambini che giocano a “mamma casetta”, quando utilizzano le pietre come monete e le foglie come banconote.
Non a caso, la Corte dei Conti definisce il riconoscimento dei debiti “atto dovuto e vincolato da espletare senza indugio al fine di evitare indebito aggravio di spesa per il maturare di oneri accessori”. Qualsiasi decisione che si discosti da questa linea di comportamento, potrebbe costituire “prassi tese a dissimulare la reale esposizione debitoria”.
Con eleganza e facendo ricorso al condizionale, ma senza andare troppo per il sottile, sostanzialmente i magistrati di Palermo hanno accusato la giunta Buzzanca ed i dirigenti dell'Area economico-finanziaria di avere mentito sulla reale quantificazione dei debiti. Per anni PD e parte dell'UDC hanno parlato di “contabilità creativa”, ma il risultato è sempre lo stesso.
“La Corte -aggiunge Oceano- continua con pesantissimi rilievi sulle anticipazioni di tesoreria, sulla gestione delle partecipate, sul mancato allineamento dei bilanci di queste ultime a quello del Comune, sulla protratta insolvenza dell'amministrazione che non riesce a fare fronte al pagamento di debiti già riconosciuti né alla continuità dei servizi essenziali, sull'irregolare utilizzo dei capitoli relativi ai servizi per conto terzi e sulla gestione dei residui attivi.
Com'è evidente ci è consegnato un quadro gravissimo e preciso che descrive una gestione inadeguata che ha compromesso la capacità di Palazzo Zanca e delle sue partecipate di assicurare la continuità aziendale e i servizi pubblici, che ha causato gravi ed evidenti squilibri strutturali, ma anche una grave e reiterata condizione di opacità delle condizioni economiche e finanziarie del Comune di Messina”.
Secondo il segretario generale della Cgil di Messina, la decisione di inviare l'ordinanza alla Procura Regionale della Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica di Messina, non è scontata.
“In ogni caso -aggiunge Oceano- al di là delle eventuali responsabilità amministrative, contabili o penali che la magistratura dovesse accertare e delle considerazioni sulle radici pregresse della condizione debitoria e delle carenze organizzative del Comune e delle sue partecipate, c'è nella gestione di questi ultimi 4 anni una gravissima responsabilità politica nei confronti della città e dei suoi abitanti che è stata definitivamente accertata e che non può essere occultata.
Ma leggendo questa analisi impietosa della Corte dei Conti non possiamo che fare autocritica. Dobbiamo ammettere che nelle nostre denunce, negli allarmi lanciati dalla Cgil non c'era tutta la conoscenza e l'intera consapevolezza delle gravissime condizioni cui è stato condotto il Comune di Messina.
Abbiamo denunciato a più riprese gli errori e le sottovalutazioni, l'assenza di programmazione, di interesse per le condizioni dei lavoratori. Abbiamo segnalato come peggiorassero le condizioni di bilancio, diminuissero entrate per via della riduzione dei trasferimenti e la evidente incapacità di riscuotere i tributi locali. Come aumentassero i debiti, gli sprechi e i privilegi, come si compromettesse il funzionamento dei servizi pubblici e dell'intera macchina amministrativa.
Abbiamo denunciato condizioni reali. Non sempre siamo stati creduti e spesso siamo stati accusati di opposizione preconcetta e strumentale, di catastrofismo ed eccesso di critica. Ma dobbiamo ammettere che neppure noi avevamo compreso per intero la gravità di quanto stava accadendo al Comune di Messina, di quanto oltre si fosse superato il limite.
Adesso è necessario agire in fretta per ottemperare a queste prescrizioni, adoperandosi affinché l'ente sia in condizione di farlo per scongiurare il dissesto e assicurare condizioni di trasparenza, verità, equilibrio dei conti. Il commissario può e deve procedere in questa direzione. Il Consiglio comunale deve finalmente assumersi una responsabilità nei confronti della Città. L'unico dubbio a proposito di questi adempimenti riguarda la circostanza che a correggere le condizioni così duramente contestate dalla Corte dei Conti possa provvedere il Ragioniere Generale dell'ente Ferdinando Coglitore, che a quelle condizioni non può essere ritenuto estraneo, come emerge dall'ordinanza dei magistrati”.