Milazzo, nuovo ribaltone giudiziario per Sebastiano Puliafito: annullata la condanna all’ergastolo
La vicenda giudiziaria che vede al centro Sebastiano Puliafito, ex agente penitenziario accusato dell'omicidio di Stefano Oteri avvenuto nel 1998 a Milazzo, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. La Corte di Cassazione, I sezione, ha annullato la condanna all'ergastolo inflitta lo scorso aprile in appello a Messina, rinviando il processo alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria. La decisione accoglie i rilievi avanzati dai legali della difesa, gli avvocati Pinuccio Calabrò e Tommaso Autru.
La storia processuale di Puliafito è già stata segnata da continui ribaltamenti. In primo grado era stato assolto, ma in appello i giudici avevano accolto la richiesta del sostituto procuratore Felice Lima, condannandolo al carcere a vita. Ora la Suprema Corte rimette tutto in discussione, costringendo a riaprire il caso.
Operazione Nemesi: quattro omicidi e la rete mafiosa
L'omicidio Oteri si inserisce nel più ampio contesto dell'operazione Nemesi, un'indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina che ha fatto luce su quattro delitti di mafia risalenti agli anni passati nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto. Grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, sono emerse nuove ricostruzioni sui crimini commessi dal clan locale. Tuttavia, proprio l'attendibilità delle testimonianze dei pentiti e il ruolo attribuito a Puliafito restano punti controversi. I giudici non hanno ancora trovato un consenso unanime sul suo presunto coinvolgimento diretto nei fatti.
L'esecuzione di Stefano Oteri: un caso simbolo
Stefano Oteri, ex tossicodipendente, fu assassinato la sera del 27 giugno 1998 a Milazzo, davanti alla casa della sorella. Secondo le ricostruzioni fornite dagli investigatori nell'ambito dell'operazione Nemesi, il delitto sarebbe stato ordinato da Sem Di Salvo, esponente di spicco della mafia barcellonese e braccio destro del boss Giuseppe Gullotti. L'esecuzione sarebbe stata materialmente affidata a Carmelo D'Amico, che avrebbe organizzato una squadra per portare a termine l'omicidio.
La vittima, considerata un personaggio troppo autonomo e intenzionato ad ampliare la propria influenza al di fuori del controllo del clan, sarebbe entrata in contrasto con Puliafito, portando alla decisione di eliminarlo. Le indagini hanno ipotizzato che il movente del delitto fosse legato alla necessità del clan di riaffermare la propria autorità e punire chi tentava di imporsi autonomamente.
Un caso ancora aperto
Gli arresti per l'omicidio Oteri risalgono al gennaio 2019, oltre vent'anni dopo i fatti. Ma, nonostante le indagini e i processi già svolti, il caso continua a sollevare interrogativi. La decisione della Cassazione di annullare la condanna all'ergastolo e disporre un nuovo processo dimostra come il quadro probatorio sia ancora oggetto di controversie, alimentando dubbi sull'effettivo ruolo di Puliafito nella vicenda.
Il prossimo capitolo di questa intricata storia giudiziaria si aprirà a Reggio Calabria, dove i giudici saranno chiamati a riconsiderare le prove e le testimonianze raccolte fino a oggi. Resta da vedere se si riuscirà finalmente a fare piena luce su un caso che, a distanza di anni, continua a dividere.