Messinambiente, Di Maria getta la spugna e si dimette
Mentre i politici di professione che non si schiodano dalla poltrona neanche se li minacci con la fiamma ossidrica, c'è chi, se non riesce a svolgere il proprio mandato saluta e se ne va.
Dopo quasi quattro anni Armando Di Maria, commissario liquidatore di Messinambiente getta la spugna e se ne va.
Nessuna dichiarazione ufficiale del diretto interessato, ma la voce gira da qualche ora tra i dipendenti della partecipata.
A determinare la decisione di Di Maria, sempre secondo i rumor di Messinambiente, l'ostinazione del commissario liquidatore dell'ATO 3 Trimboli a non voler pagare gli stipendi dei lavoratori invece dei contributi all'Inps e Inail.
Pare infatti che durante la riunione di ieri in Prefettura, nonostante le richieste esplicite del commissario straordinario Croce e del prefetto Trotta, che gli hanno chiesto esplicitamente di pagare prima i lavoratori e poi di provvedere ai debiti con l'Inps e l'Inail (che riguardano i 2012 e ammontano a 2 milioni 400 mila euro), Trimboli si sia opposto sostenendo che senza indicazioni scritte lui si regolerà solo per come prevede la legge.
In mattinata è arrivato a Trimboli il verbale dalla Prefettura e lo sta leggendo. Di Maria è a Palazzo Zanca per presentare le dimissioni e adesso resta da vedere se il commissario Croce le accetterà.
Personaggio atipico nel panorama politico messinese, Armando Di Maria. Chiamato alla guida della Messinambiente a gennaio 2009, ha profondamente deluso quanti pensavano che fosse disposto a fare il pupo di pezza nelle mani dell'ex sindaco Buzzanca e dell'allora presidente dell'ATO 3.
Il tempo di capire i meccanismi infernali della partecipata ed ha iniziato la lotta per tutelare la società, che l'esecutivo di Palazzo Zanca voleva liquidare a tutti i costi. Alla fine sono riusciti a metterla in liquidazione e Di Maria è stato nominato commissario liquidatore. Sempre più ai ferri corti con Buzzanca e Ruggeri. Di Maria è sempre stato chiaro sulla madre dei problemi di Messinambiente: la mancanza di trasferimenti adeguati da parte dell'ATO ME 3. Dei 2 milioni 550 mila euro che ogni mese quest'ultimo avrebbe dovuto trasferire a Messinambiente, la partecipata ne vedeva sì e no meno di 2 milioni. Appena sufficienti per stipendi e contributi dei 598 lavoratori, ma non certo per pagare contributi, fornitori e gasolio.
Ogni mese c'era una corsa a mettere pezze per tamponare le falle, mentre dall'ATO 3 e dal Comune arrivavano solo secchi rifiuti. “Abbiamo un contenzioso con il Comune che ci deve 4 milioni di euro anche se noi dobbiamo darne 2 per l'affitto dell'autoparco -ci ha dichiarato in un'intervista la settimana scorsa Di Maria. L'ATO 3 ha un debito con noi di 24 milioni di euro, ma nei loro bilanci ne hanno inseriti solo 15 e poi c'è il Comune di Taormina, che ci deve 4 milioni e mezzo. E sempre l'ATO 3, solo nel 2012 ha accumulato un debito nei nostro confronti di 6 milioni. Se negli anni, io mi sono insediato a gennaio 2009, ci avessero versato tutto quello che ci spetta non avremmo problemi né con gli stipendi nè con i contributi (TFR compreso) né con i fornitori. E anche la raccolta non ne risentirebbe”.
In totale, la Messinambiente vanta crediti per oltre 35 milioni di euro. Facile fare passare per improduttiva un'azienda che va in rosso con una somma simile.