Messina, Simone Caldarera è il nuovo campione italiano paralimpico di Atletica leggera indoor
MESSINA. Se non bastassero le sue qualità di sportivo e studente modello, esito di non comuni impegno, intelligenza, volitività e perseveranza, a far di lui una persona che non passa inosservata sarebbero sufficienti il suo sorriso sincero e i suoi occhi chiari, dolci e al contempo accattivanti.
Simone Caldarera, classe 2000, nato a Messina sotto il segno della Bilancia, è il nuovo campione italiano paralimpico di Atletica leggera indoor: tra il 26 e il 27 gennaio scorsi, al Palaindoor di Ancona, ha guadagnato infatti tre ori, due dei quali sono record nel salto in lungo e nei 200 metri T37 per la Polisportiva FC Contesse. Un momento storico per la società protagonista dell'evento tricolore, considerato che oltre al doppio oro con due record italiani di Simone, altri due atleti si sono distinti rispettivamente con una medaglia d'oro per il salto in lungo e un bronzo nella 200 metri e con due bronzi per il lancio del disco e del giavellotto. Un momento importantissimo per questi ragazzi, che ci permettiamo di definire eroi giacché, ben più di altri loro coetanei, lottano per l'autoaffermazione e per superare se stessi e le avversità della vita. E da questa lotta quotidiana vengono fuori vincitori.
Simone, diplomato al Liceo scientifico in Scienze applicate, laureato in Economia aziendale nell'università dello Stretto – dove attualmente sta proseguendo con una magistrale in Innovazione, Imprenditorialità e Turismo – vive a Barcellona Pozzo di Gotto e risponde alle nostre domande con una voce intensa e decisa, quella che madre natura gli ha regalato e che non ci si aspetterebbe da un uomo tanto giovane.
Cosa ha provato subito dopo aver raggiunto questi ultimi traguardi? Doppio oro e un bronzo, per un totale di tre titoli e due record italiani in un colpo solo, non sono, per così dire, bruscolini…
“Ho provato sensazioni sicuramente molto positive, anche se non so quanto descrivibili a parole. Sono contento e mi ritengo soddisfatto degli obiettivi raggiunti, frutto del lavoro dei mesi scorsi insieme al mio coach, Giuseppe Locandro, al quale sono grato soprattutto per la pazienza avuta nei miei confronti. E naturalmente ringrazio l'intera Polisportiva Contesse, lo staff, tutti i coach e i tesserati che ne fanno parte e in particolar modo Umberto Marin, che non è potuto essere presente alle ultime gare e i miei compagni di squadra Piero Cicero e Mario Ratti. Anche loro due sono reduci da importanti traguardi ad Ancona: il primo si è portato a casa una medaglia d'oro per il salto in lungo e anche un bronzo nella 200 metri e il secondo due bronzi per il lancio del disco e del giavellotto. È stato bello condividere con loro quei momenti di forte emozione”.
Quando si è avvicinato allo sport?
“Spinto dai miei genitori, che hanno sempre voluto sostenermi nelle mie particolari difficoltà motorie, fin da bambino ho fatto sport: piscina, prima di tutto. Ed ero davvero piccolo quando ho avvicinato il calcio: ho giocato, come tanti bambini, nella squadra dell'oratorio, ho interrotto per un periodo, ho poi ripreso in una breve parentesi nella squadra del Fondachelli, per poi fermarmi fino ai 19 anni”.
E poi?
“Poi c'è stato un incontro importante che mi ha definitivamente condotto allo sport, quello con Andrea Augimeri, oggi vicepresidente della Polisportiva Contesse. È stato lui a introdurmi nel mondo dello sport agonistico. Da quel momento ho ripreso con il calcio, sia per il Contesse che per la nazionale italiana: nel 2022 ho partecipato al mondiale di calcio a Olbia, fascia B. Quest'anno sono stato prestato al San Giovanni Lupatoto, una squadra della provincia di Verona. Il mio amore particolare rimane però il Contesse, anche perché lì mi sono sentito immediatamente uno della “squadra”. L'accoglienza di tutti coloro che ne fanno parte, equipe e tesserati, non hanno avuto eguali. All'inizio ho lavorato con Andrea Argento, che si occupava del settore calcio insieme a Erman Calafati, e poi con Giuseppe Locandro, che mi ha indirizzato all'Atletica leggera, dove ho quasi immediatamente ottenuto buoni risultati. Nel 2021 ho avuto il mio primo oro nei 100 metri nel salto in lungo e nel getto del peso; nel 2022 sono stato campione italiano per i 200 metri, sempre nel salto in lungo, e nel 2023 ho fatto il bis con la peculiarità di aver uguagliato e superato il record outdoor a Padova. E poi è arrivata la gara di Ancona, dove ho vinto tre titoli italiani e sommato due record”.
Lei definisce i suoi risultati “buoni”, anche se in realtà sono ottimi. E ad Ancona ha gareggiato con una tendinite.
“Disgraziatamente è stato così. Una brutta tendinite mi ha dato filo da torcere durante gli ultimi allenamenti, ma ho resistito. Di strada da percorrere ne ho, gli obiettivi adesso si fanno più difficili, ma io punterò sempre a migliorare, a prendermi cura della mia attuale condizione fisica, tendinite a parte”.
Cosa vuole fare da grande il dottor Simone Caldarera?
“Mi piacerebbe lavorare nel settore per il quale sto studiando: occuparmi di gestione e direzione aziendale, soprattutto in ambito turistico e, perché no, anche sportivo. Lo sport, se non si fosse capito, rimane, e credo rimarrà per sempre, il mio grande amore”.
Qualcun altro da ringraziare? Da ricordare?
“Sicuramente mia madre, che si è sempre spesa oltremodo per me. Se ho fatto tutto ciò che ho fatto nella vita lo devo senza dubbio anche a lei. E naturalmente mio padre. Lui ci ha lasciati anni fa. Non è stato facile per me, per nessuno della mia famiglia, accettare e superare quella perdita. Ma la verità è che da lui ho ereditato un grande esempio da seguire: perseverare e non arrendersi mai”.