#Messina. Operazione Totem: 24 arresti nel clan Giostra
Duro colpo al clan mafioso di Giostra. In 20 saranno condotti in carcere, 3 saranno sottoposti agli arresti domiciliari e uno all'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Dalle prime luci dell'alba gli uomini della Squadra Mobile e del Comando Provinciale Carabinieri di Messina stanno eseguendo nelle province di Messina, Catania, Enna, Mantova e Cagliari delle ordinanza di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina Monica Marino, su richiesta del procuratore capo Guido Lo Forte e dei sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo Maria Pellegrino, Liliana Todaro e Fabrizio Monaco nei confronti di 24 esponenti del sodalizio criminale attivo nel rione di Giostra.
Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, detenzione illegale di armi, esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa, corse clandestine di cavalli e maltrattamento di animali e altro, aggravati dalle modalità mafiose.
Aggiornamento 10.46
Dal comunicato di Questura e Carabinieri. In carcere: Luigi Tibia (Messina, 7.06.1974), Calogero Smiraglia (Messina, 3.03.1973), Giuseppe Molonia (Messina, 17.03.1989), Paolo Aloisio (Messina, 19.07.1979), Teodoro Lisitano (Messina, 19.09.1970), Vincenzo Misa (Messina, 17.01.1985), Antonio Musolino (Messina, 24.06.1978), Massimo Bruno (Messina, 24.09.1979), Roberto Lecca (Cagliari, 4.7.1978, residente a Sinnai, provincia di Cagliari), Eduardo Morgante (detto Aldo, Messina 9.03.1958), Luciano De Leo (Messina, 5.08.1979), Paolo Mercurio (Messina, 13.02.1993), Giuseppe Schepis (Messina, 25.11.1977), Santi De Leo (Messina, 22.2.1978), Francesco Gigliarano (Isola Capo Rizzuto (KR), 5.08.1973), Francesco Forestiere (Messina, 6.12.1975), Carmelo Salvo (Messina, 12.02.1973), Carmelo Rosario Raspante (Regalbuto (EN), 17.02.1960, ivi residente) e Antonino Agatino Epaminonda (Catania, 25.07.1967, ivi residente).
Agli arresti domiciliari: Maddalena Cuscinà (Messina, 12.06.1977, moglie di Luigi Tibia), Antonino D'Arrigo (Messina, 15.04.1980) e Pietro Gugliotta (Messina, 14.12.1961, residente a patti, vicepresidente dell'ACR Messina). E' stato sottoposto all'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria l'avvocato Giovanni Bonanno, nato a Messina il 17.8.1967, ivi residente. Allo stato una persona è irreperibile.
Il provvedimento è frutto di autonome e convergenti attività investigative condotte sin dal 2012 dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e dal 2013 dai poliziotti della Squadra Mobile che, coordinati dalla D.D.A.A. di Messina, che hanno consentito di comprovare l'esistenza di una ramificata struttura criminale, documentandone gli assetti organizzativi di vertice e i ruoli svolti dai singoli associati sia nella effettiva gestione di attività imprenditoriali intestate a prestanome, sia nel settore delle scommesse illecite.
In particolare, l'inchiesta ha accertato come il sodalizio mafioso si avvalesse della complicità di un amministratore giudiziario, l'avvocato Giovanni Bonanno, per continuare a gestire di fatto, attraverso propri uomini di fiducia, due imprese già confiscate nel 2012 (il lido Al Pilone e la società di distribuzione di videopoker e raccolta dei proventi del gioco Eurogiochi), nonché delle capacità manageriali di un professionista, Antonio D'Arrigo, a cui era stata affidata la gestione della discoteca Glam in via XXVII Luglio e di alcuni stabilimenti balneari (tra cui lo stesso Al Pilone), tutti riconducibili al gruppo criminale, anche se intestati a soggetti insospettabili.
Dalle indagini, inoltre, è emerso come alcuni appartenenti al sodalizio (Francesco Forestiere, Carmelo Salvo, Francesco Gigliarano, Agatino Epaminonda, Carmelo Raspante e Santi De Leo), servendosi di un network di imprese apparentemente legali ma sprovviste dei requisiti prescritti per operare nel mercato dei giochi online, procedessero alla raccolta delle puntate e al pagamento in contanti delle vincite ai clienti, utilizzando server dislocati al di fuori dei confini nazionali. Nel medesimo ambito, l'organizzazione criminale provvedeva a investire nuovamente parte degli introiti nell'acquisto di videopoker, totem e slot machine, che a loro volta erano modificati con l'installazione di software illegali.
Le investigazioni hanno anche fatto luce sulle modalità con cui Maddalena Cuscinà, moglie del boss Luigi Tibia, e altri due affiliati (Giuseppe Schepis e Luciano De Leo) si adoperavano per garantire il reimpiego dei proventi illeciti derivanti dal gioco d'azzardo e dalle scommesse clandestine, che erano reinvestiti in alcune attività di ristorazione e di intrattenimento di cui i medesimi erano intestatari.
Contestualmente, è stata data esecuzione a un decreto di sequestro preventivo del campo di calcetto Casa Pia in via Placida, della società di ristorazione Sapori del mattino di via Manzoni, della TI.DE srl che gestisce un lido a Mortelle, di un fabbricato adibito a stalla sede della scuderia Bellavista, di un'Audi modello Q7 e delle attrezzature collocate all'interno di 22 sale giochi e centri scommesse a Messina (tra cui Biliardi Sport, Internet Point Mania e BetyItaly), riconducibili agli indagati, del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.
Dunque, la famiglia mafiosa è stata in grado di diversificare le proprie attività criminali in diversi settori economici, tra i quali risultano la gestione di stabilimenti balneari, rosticcerie e una vera e propria catena di punti internet per la raccolta e gestione di scommesse online illecite.
Le indagini hanno consentito di portare alla luce una pericolosa e strutturata organizzazione criminale, radicata nel quartiere di Giostra ma con forti cointeressenze con altri gruppi criminali della città, che era diretta, organizzata e promossa da Luigi Tibia, nipote del boss detenuto Luigi Galli, che aveva stabilito le strategie da seguire, impartito disposizioni agli altri associati, pianificato e partecipato alle attività illecite.
Nel corso delle indagini è emerso che Tibia manifestava l'intenzione di acquisire la gestione del lido-piscina della struttura turistico – balneare Giardino delle Palme di Mortelle per la stagione estiva 2014, posta in liquidazione coatta.
Ottenendo l'appoggio di Pietro Gugliotta, commissario liquidatore della società cooperativa di navigazione Garibaldi, in liquidazione coatta amministrativa, proprietaria di due lidi balneari aperti proprio all'interno del Grand Hotel Lido-Giardino delle Palme, Tibia la ottenne in affidamento, estromettendo altri imprenditori aspiranti nelle procedure di affidamento, turbando lo svolgimento della gara. Ottenuta la concessione, la gestirà tramite la società TIDE srl, per la stagione estiva.
Giova evidenziare che allo stato attuale Pietro Gugliotta riveste l'incarico di vicepresidente della società di calcio ACR Messina dall'agosto del 2015. Di particolare interesse, si evidenzia la figura dell'imprenditore Calogero Smiraglia, detto Carlo, il quale, come hanno dimostrato le indagini, ha messo a disposizione dell'associazione mafiosa guidata da Luigi Tibia le proprie attività e risorse economiche, anche per consentire il reimpiego di somme di denaro di provenienza delittuosa, compiendo acquisti di beni per attività gestite dal boss mafioso tramite interposta persona, rendendosi disponibile ad assumere il personale da questo segnalato, ricevendone in cambio protezione da pretese estorsive e rapine, intervenendo in suo favore per l'apertura di conti correnti presso istituti di credito, prestandosi a effettuare liberatorie nell'interesse del Tibia concernenti assegni rilasciati da uno degli indagati, finanziando le scommesse relative alle corse clandestine dei cavalli, prendendo parte a incontri nei quali si discuteva di occultamento di armi nella disponibilità del clan, partecipando a iniziative di natura estorsiva attraverso le quali il clan assumeva il controllo di attività economiche delle quali egli beneficiava.
Inoltre, sul piano probatorio è stato possibile stabilire un diretto rapporto, sinora mai acquisito processualmente, tra l'organizzazione delle corse di cavalli clandestine e la raccolta delle scommesse da parte dell'organizzazione criminale di Giostra. Tibia e i suoi sodali sono ritenuti responsabili anche di aver organizzato ed effettuato in concorso tra loro più corse clandestine di cavalli in viale Giostra e in via Consolare Pompea, con relative scommesse illecite, senza alcuna autorizzazione, sottoponendo i cavalli a fatiche insopportabili, con l'aggravante di aver commesso i fatti in correlazione all'organizzazione e alla gestione di scommesse clandestine, avvalendosi del metodo mafioso. Gli indagati, prendendo contatti con i gruppi sfidanti, stabilendo le modalità delle competizioni e i luoghi in cui disputarle e il denaro da scommettere, promuovevano e organizzavano corse clandestine di cavalli, potenzialmente idonee a metterne in pericolo l'integrità fisica, a causa della somministrazione incontrollata e per finalità non terapeutiche di trattamenti farmacologici e dell'utilizzo di percorsi impropri (strade pubbliche asfaltate, caratterizzate dalla rigidità della superficie e dall'interferenza con il traffico veicolare), nonché per la contestuale presenza, a ridottissima distanza, di un elevato numero di auto e motoveicoli.
Sulla base di indagini è stato possibile accertare l'operatività di questa articolata organizzazione criminale anche nel settore del gioco e delle scommesse, con la gestione di diverse sale giochi, punti internet, circoli ricreativi nei quali erano installate attrezzature per il gioco e le scommesse online, operando su siti con estensione .com, inibiti dall'AAMS, in assenza di concessioni e autorizzazioni. Inoltre, nel corso delle indagini è stato arrestato Massimo Bruno perché per conto di Luigi Tibia e di altri appartenenti al clan di Giostra nascondeva tre fucili da caccia, dei quali uno con le canne tagliate, oltre a numerose munizioni, sottoposti a sequestro.
Grazie al lavoro di Polizia e carabinieri è emerso anche un metodo criminale tipicamente mafioso poggiato sulla violenza e sulla crudeltà, evidenziato anche attraverso un episodio avvenuto il 25 agosto 2014 all'interno del lido Park a Mortelle. In quell'occasione, Luciano De Leo e Luigi Tibia hanno percosso un giovane, ritenuto autore di alcuni furti e per i due meritevole di una esemplare punizione. Il giovane fu letteralmente sequestrato e costretto a rimanere per una settimana al lido Park, con la minaccia implicita che se avesse disubbidito a questo ordine sarebbe stato nuovamente picchiato. Nelle attività di esecuzione hanno collaborato personale della Squadra Mobile di Cagliari e dei Commissariati distaccati di P.S. di Capo d'Orlando, Patti, barcellona P.G., Milazzo e Taormina, e del Reparto Prevenzione Crimine di Catania, nonché militari delle Compagnie Carabinieri di Messina Centro, Messina Sud e del Reparto Operativo di Messina.