#Messina. L’ultimo atto dell’assalto alla città: il Piemonte all’IRCCS
Da almeno 20 anni lo smantellamento di Messina avviene sotto il naso di tutti senza che la città batta ciglio. Solo qualche debole protesta, ma nulla più. Anche l'ospedale Piemonte seguirà la stessa fine. Le manifestazioni a tutela di una struttura sanitaria essenziale in una città dall'orografia particolare come quella di Messina sono servite a ben poco e alla fine lo scippo si è consumato.
E si è consumato con la complicità di una classe politica che ancora una volta ha dimostrato di guardare solo i propri interessi, al massimo quelli del proprio partito, sicuramente non quelli della collettività.
Dura la presa di posizione del consigliere comunale del Gruppo Misto Nina Lo Presti, che in una lunga nota evidenzia i vari passaggi che hanno portato a questa disastrosa decisione. L'ultimo atto di uno scempio attuato in maniera scientifica, sistematica e consapevole.
“Mettendo tutti i tasselli insieme, a partire dalla soppressione dell'Ente Porto, l'accorpamento dell'Autorità Portuale, lo smantellamento della continuità territoriale, il trasferimento annunciato dell'Ospedale Militare, l'accorpamento Piemonte-IRCCS Neurolesi, si definisce un mosaico dai contorni sufficientemente chiari per ritenere che è stata lanciata l'OPA su Messina -avverte la Lo Presti.
La domanda è: Perché? Perché si vuole ridurre Messina a strada di passaggio? Forse la scelta è cedere pezzi del nostro territorio in cambio della rassicurazione che un'intera classe politica dirigente potrà riprodursi ancora. Probabilmente, indebolita nello scacchiere nazionale e regionale, decide di sottrarre autonomia alla comunità, cedendola a Palermo, a Catania e a Reggio.
Nella storia dell'ospedale Piemonte si è toccato il paradosso. Non c'è stata voce politica locale che abbia negato l'importanza del presidio ospedaliero sul territorio, che non si sia schierata dalla parte della protesta per questo ennesimo scippo determinato dalle logiche sottese alla spending review (revisione della spesa, ndr), all'austerity (all'austerità, ndr), al fiscal compact (l'accordo sottoscritto da 25 dei 27 stati dell'UE che vincola le parti contraenti a rispettare una serie di regole per il contenimento del disavanzo pubblico, la riduzione del debito e il pareggio di bilancio, ndr), allo spread (il differenziale tra il rendimento di un titolo di Borsa e il suo corrispondente di uno Stato privo di rischio), al credit crunch (riduzione del credito, ndr).
La partita del Piemonte si è giocata per competenza fuori dall'ambito territoriale, in Regione e prima ancora a Roma, quindi alcune considerazioni sono obbligatorie”. Tre i punti analizzati dal consigliere Lo Presti.
Il primo riguarda il Governo centrale, “frutto di un abbraccio mortale tra centro-sinistra e centro-destra, formato dagli stessi partiti di cui fanno parte i parlamentari nazionali e regionali che rappresentano Messina, è il responsabile dei tagli alla sanità e dei consequenziali accorpamenti”.
Poi il ruolo del direttore generale del Papardo-Piemonte Michele Vullo, che “è stato nominato dalla politica, non è autoreferenziale né autosufficiente, ma è l'esecutore materiale di una precisa volontà politica, la stessa che ha operato i tagli”.
Infine il sindaco Renato Accorinti, che per la Lo Presti è “l'espressione dell'antipartitismo, sta governando la città insieme ai partiti tradizionali e si è reso responsabile della perfetta compatibilità politica con le direttive nazionali. In questa partita ha assunto una posizione poco chiara.
Nelle sedi istituzionali, nelle quali poteva giocare un ruolo decisivo data l'importanza strategica che la struttura ha ai fini del Piano di Protezione Civile del Comune, sottoscriveva protocolli che hanno dato la stura a processi inarrestabili che si potrebbero concludere nello smantellamento dell'Ospedale Piemonte, mentre nelle piazze assecondava la rabbia della folla dicendosi contrario a questo processo”.
Troppe ambiguità evidenti da parte degli attori principali, che “in ambito locale si schierano dalla parte della comunità, salvo poi operare scelte incoerenti nelle sedi decisionali”.
Per non parlare di quanti, pur “ingrossando le fila di quegli stessi partiti responsabili dei tagli alla sanità, alla pubblica istruzione, al welfare, si dicono difensori degli interessi della collettività contro gli effetti devastanti frutto dell'azione politica proprio dei loro partiti. Su tutto questo la domanda è: a chi giova la fusione Piemonte- IRCCS Neurolesi? Al primo per migliorare le proprie prestazioni o al secondo per utilizzare risorse pubbliche per coronare il sogno di sempre? Alla comunità messinese non di sicuro. Noi -conclude Nina Lo Presti- scenderemo in piazza!”.
L'appuntamento per dire no alla fusione è per venerdì 22 maggio alle 16 davanti all'ospedale Piemonte in viale Europa.