#Messina. La Chiesa Valdese ricorda le Lettere Patenti del 1848
La strada verso la libertà dei Valdesi è iniziata il 17 febbraio 1848, quando Carlo Alberto di Savoia firmò le Lettere Patenti ed estese i diritti civili a tutti i sudditi.
La notizia fu trasmessa da Torino alle valli piemontesi grazie a dei fuochi che via, via si accendevano per diffonderla. Da allora ogni anno i membri della comunità valdese ricordano quel primo passo importante verso la libertà. Anche Messina, dove la Chiesa Valdese è presente dal 1861, ricorda quei falò e le Lettere Patenti e ieri pomeriggio è stato celebrato un culto, cui è seguita un'agape.
“Nel 1848 sono terminati più di 600 anni di reclusione nel ghetto, di persecuzione e di stragi -ha ricordato il pastore Rosario Confessore durante il sermone. Finalmente questo popolo di credenti irregolari si vedeva riconosciute le libertà civili (ma non quella religiosa di culto e testimonianza della loro fede). Potevano accedere alle scuole pubbliche, avevano diritto di voto, potevano lavorare negli uffici pubblici e circolare liberamente.
Non appena la notizia della firma delle Lettere Patenti è uscita dal palazzo, il primo falò viene acceso, lo vedono quelli del secondo e accendono il loro, e così via. Alla fine sono tanti i falò da Torino fino nelle profondità delle valli. Falò che diventano fuochi per esprimere la gioia e la gratitudine per la liberazione operata dal Signore”.
Ma il ricordo della firma delle Lettere Patenti deve essere anche un'opportunità di riflessione sul concetto di libertà, con un passaggio sul ddl Cirinnà e le unioni civili.
“Oggi impazzano discussioni ideologiche sul senso della famiglia naturale, su ciò che è natura -ha aggiunto il pastore Confessore. Uomini e donne religiose, portatori di una Weltenschaunung (concezione del mondo, ndr) assoluta e dunque violenta, lavorano per togliere diritti ad altre persone, in nome di una convinzione di fede. Il rapporto con Dio è elevato da alcuni a sistema di evidenze naturali che tutti dovrebbero riconoscere.
Come valdesi, intendiamo correre il rischio di difendere questa libertà umana davanti a Dio, proprio continuando a studiare e annunciare la Scrittura, con quella libertà che Dio ci ha donato -ha sottolineato ancora il pastore Confessore. Proprio il nostro passato di dissidenza, la nostra esperienza di irregolarità religiosa, ci aiuta a stare dalla parte degli irregolari di oggi, con una maggiore capacità di non cadere vittime dei conformismi della nostra cultura.
Noi valdesi, intendiamo accompagnare il nostro prossimo annunciando che l‘Evangelo non è una dottrina, non è una serie di principi naturali evidenti per tutti, bensì una parola che va sempre ricompresa e riattualizzata e che mette in crisi le nostre sistemazioni religiose e concettuali”.