Messina, esame non superato: al Barbera tutti i limiti dei peloritani
Una sconfitta che lascia un po' l'amaro in bocca, non tanto per il risultato in sé, perché perdere a Palermo per 1-0 è un qualcosa che metti in conto, ma è l'atteggiamento che non può passare inosservato. Per carità, la quasi totalità dei calciatori scesi in campo al Barbera non aveva mai giocato in un contesto del genere, degno di una partita di Serie A viste le presenze sugli spalti in uno stadio che appena una settimana fa ha ospitato un match della Nazionale. Ma questo non può giustificare una prestazione tutto sommato sufficiente nel primo tempo, ma inguardabile dal gol subito a inizio ripresa in poi.
La rete di Felici al 64′ è arrivata dopo un paio di occasioni colossali per i padroni di casa, che grazie all'imprecisione dei suoi ma soprattutto a un Avella ancora una volta strepitoso tra i pali, non sono riusciti a rimpinguare il tabellino dei marcatori in maglia rosanero. Nella prima frazione effettivamente, a parte la traversa di Kraja nel finale di tempo la partita è stata abbastanza equilibrato, e il Palermo non è sembrato lucido in un paio di occasioni, grazie anche ad alcune giocate in copertura degne di nota del reparto difensivo peloritano, con Ungaro e Bruno in giornata sì (anche se il #6 biancoscudato ha dato il via alla rete rosanero). Peccato che nella ripresa tutto o quasi sia andato a farsi benedire: i locali sono saliti in cattedra e creato diverse occasioni, fino ad arrivare al gol. Nulla di inaspettato, per carità, ma quello che salta all'occhio è la mancata reazione emotiva (ma non solo) degli undici e più messi dentro da Zeman, che a fine partita ha rimarcato ancora una volta come questa squadra abbia bisogno di cambiamenti in termini di uomini.
Tralasciando i già citati Ungaro, Bruno e Avella, i migliori in campo per il Messina, gli altri non sono riusciti a rendere, neppure al minimo: Crucitti non incanta, Coralli ha troppi pochi minuti sulle gambe per incidere (e quando ha l'occasione giusta la manca), Ott Vale è sempre in ritardo, e Cristiani non appare in giornata. Da non considerare Lavrendi, parso nettamente fuori condizione nonostante lo scampolo di partita concessogli da Zeman. Ci ha provato Orlando in qualche modo, ma una squadra non può certo dipendere dal seppur caparbio classe 2001, specialmente in contesti del genere, crescerà anche lui, ha tutte le carte in regola per diventare un buon attaccante. Sembra invece avere pochi margini di crescita l'attuale gruppo di giocatori, considerando soprattutto il calcio zemaniano. Ci sarà da lavorare, e la partita con il Nola di domenica prossima al San Filippo sarà certamente l'ultima per diversi elementi. Vedremo cosa ci dirà dicembre, mese dedicato ai trasferimenti in Serie D, con Pasquale Leonardo nuovamente uomo mercato del sodalizio peloritano.
Merita un paragrafo a parte quanto accaduto nell'organizzazione della trasferta dei tifosi del Messina, o meglio, il modo in cui sono stati controllati e portati allo stadio, perché va benissimo tutto, il derby e la rivalità tra le due fazioni, ma niente giustifica il fatto che delle persone, munite di biglietto e che hanno regolarmente pagato assistere ad uno spettacolo non abbiano un determinato servizio in grado di portarli nel proprio settore in orario e senza incidenti vari. Eppure il tutto si è svolto in un contesto dove si sono giocate altre partite, alcune ben più importanti se guardiamo le categorie disputate dal Palermo negli ultimi 15 anni, eppure chi di dovere non è riuscito a portare in orario i quasi 600 tifosi partiti da Messina per assistere al derby. Peccato, perché le due curve hanno dato spettacolo come sempre, con i peloritani sempre assordanti nonostante fossero in netto svantaggio in termini di numero rispetto alla rumorosissima curva palermitana (roba che in Serie D non si vede da nessun'altra parte). Speriamo che in futuro nulla di tutto ciò possa ripetersi, in quello che è stato un derby ricco di sfottò (e ci mancherebbe) degno palcoscenico di un match di Serie A.