Messina, e adesso?
Eh, bella domanda. La partita di Acireale ha lasciato, ancora una volta, tutti a bocca aperta. Non tanto per il risultato, perché contro una squadra che sul campo ha ottenuto 34 punti ci può anche stare la sconfitta, il problema vero è come sia maturato quest'altro zero nella tabella dei punti. Non è una novità che il Messina abbia questi cali clamorosi nella ripresa, e la faccia di Zeman nell'intervista dopo il match del Tupparello era tutta un programma. Sbigottimento, incredulità, rassegnazione: usate voi il termine più appropriato stando alle parole del tecnico dopo l'ennesima batosta stagionale.
Raccontare una partita del genere non è stato affatto facile: le premesse dopo il primo tempo dei peloritani erano tutt'altre, e l'intensità mostrata dagli uomini con la biancoscudata era incredibile, sembravano davvero poter spaccare il mondo, lasciando agli avversari soltanto briciole e un Avella spettatore non pagante. Poi, a quanto pare, la svolta: al 46′ arena entra in scena, si porta a spasso la difesa del Messina e concede a Savanarola il più facile dei gol. Certamente i giallorossi non si aspettavano, a quel punto, di finire il primo tempo sul risultato di 1-1. Negli spogliatoi, al termine della partita, Zeman ci ha raccontato di come i giocatori gli abbiano detto di stare bene fisicamente, e a questo punto entra in gioco la questione mentale. Davvero una squadra che subisce una rete al termine di una frazione dominata, cala così tanto da non vedere nemmeno per sbaglio il pallone nei restanti 45 minuti? C'è qualcosa che non va allora (siamo noti scopritori di acqua calda), perché o i calciatori mentono sulle loro condizioni, oppure non sono adatti per giocare nel girone I di Serie D.
Quando vai in campi del genere, come il Tupparello, e fai un primo tempo di questo tipo, non puoi permetterti il minimo calo di tensione, specialmente contro una squadra che può contare su elementi come Arena e Savanarola, certamente un lusso per la categoria. Quindi dove sta il problema? Zeman non è riuscito a darci la risposta soddisfacente, perché era evidente che nemmeno lui sapesse cosa dire. Decade a questo punto anche tutto quello che è successo in settimana, con l'ennesimo ribaltone a livello dirigenziale e l'addio di D'Arrigo e (probabilmente, al momento non c'è alcuna ufficialità in merito) di tutto il gruppo Camaro.
E adesso? La partita di Acireale è passata in secondo piano per tutta la scorsa settimana, perché la proprietà targata Sciotto ha fatto parlare nuovamente di sé. Dispiace dover sottolineare come il Messina sia ancora una volta nelle mani di chi con il calcio ha poco a che fare, e dispiace soprattutto perché quest'anno le premesse (almeno quelle) erano positive. I soldi sono stati spesi, questo è innegabile, ma il tutto è stato fatto in maniera sbagliata, di nuovo. Questa politica del risparmio, evidentemente, non porta da nessuna parte. Con l'arrivo di Zeman e una squadra da rifondare (è stato fatto in parte, praticamente solo in uscita) c'era l'ennesima occasione per rilanciarsi, ma ancora una volta non è stato fatto, e adesso se ne pagano le conseguenze. Il Messina ha perso contro tutte le squadre che stanno sopra in classifica, eccezion fatta per Licata (0-0) e Biancavilla (vittoria per 2-0). Su 33 punti a disposizione contro le prime nove del girone, i biancoscudati (al decimo posto) ne hanno conquistati 4. Mettiamo dentro anche la partita persa all'andata contro l'Acireale. Vogliamo parlare di play-off? Bene, per poterlo fare c'è bisogno di una squadra all'altezza sia sul piano tecnico che su quello fisico, atletico e soprattutto mentale, caratteristiche che questo Messina non ha. Il campionato è ancora lungo, sei punti possono essere recuperati, anche perché il girone di ritorno riserva sempre tantissime sorprese, ma nonostante tutto troviamo molto difficile pensare che questa squadra abbia le carte in regola per puntare a un piazzamento tra le prime cinque in un campionato, lasciatecelo dire, di una mediocrità disarmante.