#Messina. Celebrato il 71° anniversario della Liberazione, il messaggio dell’ANPI

Anniversario Liberazione 25-4-2016Celebrato stamane a piazza Municipio il 71° anniversario della Festa della Liberazione, alle presenza delle più alte autorità locali. Di seguito, il discorso del presidente di ANPI Messina Teodoro Lamonica.

“Cittadine e cittadini, signor prefetto, signor sindaco, signor questore, rappresentanti delle Forze Armate, delle Forze dell'Ordine e delle associazioni combattentistiche, siamo qui per celebrare il 71° anniversario della liberazione del nostro Paese dal giogo e dagli orrori del nazifascismo.

Per la prima volta dopo 70 anni a tenere questo discorso non è un partigiano. Mimmo Trapani, presidente onorario della sezione ANPI di Messina è ormai troppo anziano e non ce l'ha fatta a essere presente.

A nome di tutti gli iscritti dell'ANPI messinese raccolgo io il suo testimone. E lo faccio con grande emozione, consapevole del grande onore. Sono il primo presidente dell'ANPI di Messina che non sia stato un partigiano, che non abbia combattuto contro le brigate naziste e fasciste per difendere il bene più prezioso di ogni cittadino: la libertà.

Ma quello che migliaia di italiani che non erano più disposti a subire le atrocità di una dittatura e della guerra che la stessa aveva provocato hanno fatto, non può essere dimenticato o messo da parte.

Ed è questo allora il senso più profondo di questo anniversario: ricordare quanto sangue innocente è stato versato tra settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945 perché noi nascessimo, vivessimo e morissimo in un Paese libero. Magari non perfetto, pieno di contraddizioni, ma libero.

Tutti noi che siamo qui oggi raccogliamo idealmente la preziosissima eredità che ci è stata lasciata da quegli uomini e donne, eroi loro malgrado, che invece di scegliere la strada più facile (quella di seguire gli ordini brutali di nazisti e fascisti, di italiani complici dei tedeschi che massacravano e torturavano altri italiani) hanno scelto quella più difficile, andando sulle montagne a difendere l'Italia per preparare un futuro migliore, perché i loro figli e nipoti non dovessero subire gli orrori di un'altra dittatura.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre migliaia di civili e di militari che non erano disposti a diventare gli esecutori di ordini dei nazisti si lasciarono la propria vita alle spalle, vivendo braccati, sostentandosi come potevano e contando solo sulle proprie forze e sull'aiuto della maggior parte della popolazione italiana, quella che non era disposta a vendersi alla brutalità dei tedeschi.

Tra quelle migliaia di giovani c'erano anche tantissimi siciliani e messinesi, perché la guerra di Liberazione non è stata combattuta solo da chi abitava nel Nord Italia. Sia che si trovassero già in quei luoghi come militari, sia che decidessero di partire dalla Sicilia e dalle altre regioni del Meridione, anche gli uomini del Sud hanno dato un contributo determinante nella sconfitta di fascisti e nazisti. Ed è con particolare orgoglio che voglio ricordare che la cittadina di Mistretta, piccolo centro del messinese, si è liberata da sola dall'oppressore tedesco.

Da troppi anni ormai, sotto la spinta di un inaccettabile revisionismo, si tenta di sminuire la lotta di Liberazione con una propaganda dettata nel migliore dei casi dall'ignoranza, nel peggiore dalla malafede. Si è persino tentato di equiparare i partigiani ai repubblichini. Non lo abbiamo consentito allora e non lo consentiremo adesso! Non lo hanno consentito gli uomini e le donne che hanno combattuto faccia a faccia con i nemici dell'Italia e non lo consentiremo noi, uomini e donne che a distanza di oltre 70 anni siamo custodi di quella memoria.

Del resto, mentre nel corso dei decenni altre associazioni si sono via, via assottigliate, l‘ANPI ha continuato a mantenersi sopra i centomila iscritti. Gli ultimi dati del ci dicono che siamo intorno a 130.000, meno di 10mila dei quali sono partigiani ancora viventi. Tutti gli altri sono persone che hanno deciso di dare il proprio contributo per non disperdere il patrimonio di valori che è la vera forza dell'ANPI.

Come Associazione Nazionale Partigiani d'Italia abbiamo sempre seguito da vicino le vicende del nostro Paese. Abbiamo partecipato alla ricostruzione subito dopo gli orrori della guerra, abbiamo ottenuto negli anni Cinquanta il riconoscimento come ente morale, abbiamo subito le persecuzioni durante il periodo scelbiano, quando tanti partigiani sono stati processati e incarcerati.

Hanno cercato di sminuire il nostro ruolo, ma dopo 71 anni l'ANPI è ancora qui. L'Italia di oggi non è certo quella sognata durante quei lunghi, lunghissimi 19 mesi di guerra partigiana. Le zone d'ombra della politica, le stragi da taluni definire di Stato (la maggior parte delle quali ancora impunite e per le quali le vittime e le loro famiglie aspettano ancora giustizia), gli anni del terrorismo e poi la dissoluzione della politica.

Nonostante tutto, l‘ANPI non si è mai sottratta alle proprie responsabilità morali ed etiche e ha sempre difeso la propria autonomia e il proprio ruolo, la democrazia e la Costituzione, che oggi è inspiegabilmente di nuovo sotto attacco.

Come ha ricordato l'anno scorso il presidente nazionale dell'ANPI Carlo Smuraglia, la Resistenza “è stata composta e fatta di luci e di ombre, di vittorie e di sconfitte, di momenti difficili e dolorosi, di scelte giuste e vincenti e di altre magari più dubitabili. Come tutte le vicende umane la Resistenza, pur nella sua straordinarietà, andava e va intesa nella sua reale entità e complessità, considerando che non c'è stata solo la Resistenza armata (e anche in quella non ci sono stati solo eroismi), ma c'è stata tutta quella parte fondamentale che non ha implicato il ricorso alle armi, ma ha richiesto coraggio, determinazione, solidarietà, fratellanza”.

E a quanti con grande superficialità ci rimproverano di fare politica, ricordiamo che l'ANPI non fa una politica partitica, ma che è politicamente impegnata partendo dal concetto stesso di polis. Un concetto nato in quella culla della democrazia che fu la Grecia antica e che tanto ha ancora da dare e da insegnare ai giorni nostri.

Concludo, sottolineando come l'ANPI assista con preoccupazione crescente all'indifferenza e al silenzio delle istituzioni (salvo qualche rara eccezione) rispetto alle sempre più frequenti manifestazioni di neonazismo e neofascismo. Manifestazioni dettate dall'ignoranza e dall'assenza di valori degni di questo nome, che però potrebbero mettere radici tra i giovani se non contribuiremo, ciascuno secondo le proprie capacità, a estirparle sul nascere.

Perché alle generazioni future l'ANPI lascia questo in eredità: la tutela dei più deboli e la solidarietà nei loro confronti, l'intransigenza verso qualsiasi forma di oppressione e dittatura e l'amore per la libertà e la democrazia. Viva il 25 aprile, viva la libertà. Grazie”.

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