#Messina. Barcellona e Milazzo: le corazzate Materia e Formica non passano il primo turno

La sede elettorale di Maria Teresa Collica
La sede elettorale di Maria Teresa Collica

Le corazzate di Roberto Materia e Giovanni Formica non passano al primo turno. Di fronte si troveranno gli ultimi sindaci di Barcellona e Milazzo.

Nel comune più popoloso della provincia di Messina Maria Teresa Collica, sfiduciata qualche mese fa dal Consiglio Comunale di Barcellona, ha tenuto contro la storica armata della destra barcellonese.

Nelle liste di Materia ha infatti esordito con un ottimo risultato di preferenze Alessandro Nania, figlio di Mimmo. A farne le spese sin qui l'artefice della mozione di sfiducia Giuseppe Sottile, che il centrodestra ha lasciato il proprio destino.

Sottile si è fermato al 10% e con le liste sotto lo sbarramento non porterà nessuno dei suoi in Consiglio comunale. Ostenta serenità Giusi Turrisi, che rimare terzo a buona distanza dalla Collica. Non sono bastati a Turrisi l'agognato simbolo del PD e l'alleanza trasversale con ex fedelissimi di Nania come Pino Galluzzo, ex consigliere provinciale di AN, e Rosario Catalfamo, sfidante sconfitto tre anni fa dalla Collica.

Turrisi raggiunge il 23%, contro il 28% della Collica. Forte di ben sei liste a sostegno della propria candidatura, secondo il metodo inventato proprio a Barcellona, Roberto Materia sfiora sì il 35% ma con una differenza di ben 8 punti percentuali in meno rispetto al risultato dei suoi candidati al Consiglio comunale.

Tra quindici giorni senza le liste la musica potrebbe cambiare. Per Maria Teresa Collica lo schema è lo stesso del 2012. Superato il centrosinistra ufficiale, anche se tra le sue fila erano tanti gli esponenti di PD, Megafono e altri soggetti, si trova di fronte l'erede della destra barcellonese.

A Milazzo, Giovanni Formica supera il 40% e si conferma il favorito per la conquista di Palazzo D'Amico. Un po' meno della sua coalizione, che ha raggiunto il 43%, l'avvocato, come ha voluto definirsi anche sulle schede elettorali, ostenta calma e .

Il uscente Carmelo Pino parte dal 23% e affila le armi per il ballottaggio dopo lo scampato pericolo di una sconfitta in prima battuta. Adesso per Pino si tratta di tessere alleanze in un contesto dove gli altri candidati hanno raggiunto risultati significativi.

Carmelo Formica, sostenuto da UDC e PSI, ha superato il 14%, mentre l'ex sindaco Lorenzo Italiano ha toccato appena il 17%. Si sa che sono impossibili somme algebriche, ma la situazione di Milazzo appare più fluida dei numeri che ci consegna il primo turno.

In entrambi i Comuni che andranno al ballottaggio potrebbe essere decisivo l'atteggiamento dell'UDC di Gianpiero D'Alia, che a Barcellona si è mimetizzata in più liste e a Milazzo ha scelto un candidato autonomo.

Si frega le mani Beppe Picciolo, che ambisce a diventare il dominus della politica provinciale. Lui che a Palermo appoggia Crocetta con il suo PDR, a Barcellona si è schierato con Materia e il centrodestra e a Milazzo con il racitiano Formica. Geometrie più che variabili, che saranno messe alla prova dal ballottaggio.

Discorso a parte per il PD. Al di là della consegna a domicilio del simbolo da parte del responsabile all'organizzazione regionale Antonio Rubino, il partito è dilaniato. A Barcellona andranno al ballottaggio gli eretici candidati nelle liste della Collica, mentre si tratterà di capire se gli ortodossi con il simbolo arriveranno a spingersi fino all'appoggio esplicito al candidato della destra.

A Milazzo il ballottaggio è tra due esponenti del PD, anche se è difficile definirli iscritti, perché è noto a tutti che né Formica né Pino sono iscritti al Partito Democratico, visto che in provincia di Messina da 2 anni non si è svolta alcuna campagna di tesseramento.

A rimanere stritolata nello scontro è Stefania Scolaro, ex assessore Dem di Pino, la cui lista non ha superato lo sbarramento nonostante un ottimo risultato personale. Come in tutte le guerre fratricide una cosa è certa: non ci saranno prigionieri.

Elio Granlombardo

Ama visceralmente la Sicilia e non si rassegna alla politica calata dall’alto. La “sua” politica è quella con la “P” maiuscola e non permette a nessuno di dimenticarlo. Per Sicilians segue l'agorà messinese, ma di tanto in tanto si spinge fino a Palermo per seguire le vicende regionali di un settore sempre più incomprensibile e ripiegato su se stesso. Non sopporta di essere fotografato e, neanche a dirlo, il suo libro preferito è “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini.

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