Messina annega nei rifiuti: oggi solo 2 mezzi in discarica

Messinambiente in Comune
Una protesta nel di Palazzo Zanca dei lavoratori di MessinAmbiente

Sulla carta i mezzi per il conferimento dei rifiuti in discarica sono 8. In realtà si può contare su una media di 4 e questa mattina due sono stati costretti a rientrare per problemi.

La città sprofonda nei rifiuti e la cura Ciacci per MessinAmbiente non ha ancora dato i risultati sperati e, soprattutto, annunciati. Certo, due mesi non sono tantissimi, ma quando ci si presenta in conferenza stampa come i salvatori della patria e si mantiene questo atteggiamento, il rischio è quello di attirarsi gli strali di adetti ai lavori, consiglieri comunali e semplici cittadini.

A provocare l'ennesima levata di scudi contro il commissario liquidatore Ciacci le sue affermazioni in Commissione Bilancio, dove ha dichiarato che i 150 mila euro risparmiati con il taglio degli straordinari saranno investiti  in formazione del personale.

“Altro che rifiuti zero -commenta il consigliere comunale UDC . Qui siamo ancora di fronte a rifiuti a tonnellate. Dopo aver constatato che il livello dell'igiene cittadina continua a toccare sempre più il fondo, giudico fallimentare questi primi 2 mesi di nuova gestione della società dei rifiuti. 

Due mesi non sono molti, ma non sono neanche pochi -puntualizza Gioveni- per valutare l'operato di un presunto manager fuoriclasse che sembrava dovesse fare una rivoluzione. Invece, al danno per i cittadini di essere stati strozzati dal salasso della TARES, si aggiunge anche la beffa di vedere ininterrottamente la propria città sommersa ancora da quintali di rifiuti”.

L'esponente UDC ritiene inaccettabile la decisione di Ciacci di investire in formazione. “Formare chi? Come? Cosa? E quali autorevoli docenti dovrebbero pagare i contribuenti messinesi? -chiede. Oppure, per quanto tempo ancora i cittadini dovranno pagare i viaggi di andata e ritorno dalla Toscana dello stesso Ciacci e del suo fido Rossi mentre la città continua ad affondare nell'immondizia? Prima si affronti l'emergenza e poi si faccia formazione, prima si acquistino nuovi ed efficienti mezzi e poi il materiale didattico”.

In realtà, l'ideale sarebbe non dover scegliere, ma resta comunque il problema di una città che ha pagato costi altissimi per la TARES, la tassa su rifiuti e servizi, e che continua a essere sudicia oltre ogni limite tollerabile.

Anche grazie, ovviamente, alla ben nota mancanza di civiltà dei messinesi, che continuano a depositare i rifiuti nei cassonetti al di fuori degli orari stabiliti e a trasformare gli stessi in discariche dove si può abbandonare di tutto. Dal materiale di risulta della ristrutturazione della casa, ai mobili vecchi o agli elettrodomestici guasti.

E visto che uno dei problemi di Messina è la mediocrità diffusa tra la classe dirigente pubblica, che incassa gli stipendi altissimi previsti dalla legge ma non produce per quanto guadagna, Gioveni chiede di “tagliare i superminimi o i premi ad personam ai dirigenti di MessinAmbiente e poi di inculcare al personale chissà quali provvidenziali e nuove strategie. Non è più tollerabile assistere dopo intere settimane in emergenza alla raccolta dei rifiuti attorno ai cassonetti, mentre già dal giorno dopo gli stessi cassonetti non si svuotano per il fermo dei mezzi e c'è una nuova emergenza da affrontare. 

La situazione rischia di precipitare drammaticamente – conclude Gioveni – e il sindaco Accorinti, specie con l'approssimarsi della stagione calda, deve seriamente valutare la possibilità di richiedere aiuti esterni. Che non devono essere nuovi supermanager da assumere, ma aiuti governativi per fronteggiare e risolvere quella che da emergenza ambientale rischia di diventare, con lo spettro della nuova IUC, anche un'emergenza sociale”.

Ma tra le valutazioni da fare, c'è anche quella del reale costo dei trasporti. Perché è vero che conferire i rifiuti nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea costa molto meno che in quella di Motta Sant'Anastasia.

Ma è altrettanto vero che quest'ultima è perfettamente attrezzata, mentre per arrivare all'altra i mezzi devono attraversare un torrente con carichi tra i 22 e i 25 quintali, nelle giornate di pioggia devono essere trainati perché per arrivare al punto di deposito si creano 30 centimetri di fango e il rischio, come è già successo, è che il mezzo scivoli all'indietro con gravi rischi anche per chi guida il mezzo.

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