Mafia e Bonus 110%, operazione contro il Clan Barcellonese: due arresti
Un'imponente operazione antimafia ha portato all'arresto di due presunti esponenti del clan dei “barcellonesi,” accusati di aver sfruttato il Superbonus edilizio del 110% per arricchirsi attraverso un sistema di corruzione e subappalti legati al loro sodalizio mafioso. Le indagini, coordinate dalle autorità competenti, hanno fatto emergere un meccanismo criminale ben strutturato, volto a drenare risorse pubbliche destinate al miglioramento dell'efficienza energetica degli immobili.
Il Sistema Criminale
Al centro dell'inchiesta figura un imprenditore che, con il supporto del clan, gestiva una società “pulita” ma usata per ottenere crediti fiscali legati al Superbonus. In cambio della protezione e della “sponsorizzazione” mafiosa, l'imprenditore versava denaro ai membri del sodalizio e affidava subappalti a ditte riconducibili o vicine al clan.
Secondo le indagini, il clan si occupava di individuare gli immobili sui quali intervenire, concentrandosi su edifici situati a Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Pace del Mela, Terme Vigliatore e dintorni. Questa rete di segnalazioni permetteva alla società dell'imprenditore di accaparrarsi le commesse, garantendo profitti significativi.
Il Ruolo del Clan
Due arrestati, un 26enne e un 66enne, rispettivamente figlio e uomo di fiducia di un noto esponente dei “barcellonesi,” avrebbero gestito le operazioni locali, favorendo l'impresa principale e assicurandosi la supervisione dei subappalti. Questi ultimi venivano affidati a ditte “gradite” al clan, con la garanzia di quote percentuali sui profitti destinate alla consorteria.
Imprese Fittizie e Riciclaggio
Un elemento chiave del sistema criminale era la creazione di un'impresa edile intestata a un prestanome, formalmente estranea al clan ma di fatto controllata dallo stesso. Questa società fittizia veniva coinvolta direttamente nei lavori, consentendo un ulteriore canale di profitto per i mafiosi, eludendo al contempo le normative antimafia.
Conclusioni
L'operazione ha messo in luce come il Bonus 110%, una misura nata per incentivare la riqualificazione edilizia, sia stato strumentalizzato da organizzazioni mafiose per creare un sistema di arricchimento illecito. Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e complicità.
Questo caso rappresenta un monito sulla necessità di maggiori controlli e di un'applicazione rigorosa delle norme per prevenire l'infiltrazione mafiosa nei fondi pubblici.