Lombardo: “Lo Stato sono io”

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Il presidente della Regione Raffaele Lombardo

«Mi dimetterò il 28 luglio prossimo ma non perderò i miei poteri». Per il super-Lombardo non c'è criptonite che tenga. Mentre la maggioranza dell'ARS lavora alla mozione di sfiducia il presidente ostenta una sicurezza trasbordante. «Fino all'insediamento del mio successore –spiega Raffaele Lombardo- manterrò le prerogative della mia funzione: giuristi competenti e stimati -ha precisato- sostengono che il presidente della Regione mantiene i poteri fin quando non si insedia il successore». È l'ennesima sfida del presidente, convinto di poter governare fino alle prime settimane di novembre. E giusto per mettersi a riparo da interpretazioni difformi, annuncia che nella prossima riunione di giunta Massimo Russo, assessore alla sanità e candidato MPA alla successione di Palazzo d'Orleans, sarà nominato vice presidente. Un vice presidente a cui andrebbero tutti i poteri in caso di uscita di scena di Lombardo.

Intanto giovedì pomeriggio nuova udienza per i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo davanti al Gup del Tribunale di Catania Marina Rizza, dopo l'imputazione coatta disposta dal Gip Luigi Barone per concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio aggravato.

A Palermo, invece, i tre segretari di PD, UDC e PDL, Giuseppe Lupo, Gianpiero D'Alia e Giuseppe Castiglione hanno concordato la calendarizzazione della mozione di sfiducia.  Si passerà prima dalla conferenza dei capigruppo che il presidente dell'Ars Francesco Cascio convocherà il 4 luglio, mentre l'esame del provvedimento in aula è previsto per il 20 luglio.

PD e UDC hanno steso già la loro mozione. Ora si tratta di unificarla con quella del PDL per non rendere vano il passaggio in aula con due testi che non raggiungerebbero la maggioranza.

Invita a far presto il segretario regionale dell'Udc Gianpiero D'Alia  che con il suo proverbiale stile ha dichiarato: «Se non lo si ferma questo governo regionale ci fa diventare peggio della Grecia. Occorre un esecutivo per l'emergenza finanziaria della Sicilia e per approvare il decreto blocca nomine insabbiato dal  presidente della commissione Affari istituzionali Riccarco Minardo, guarda caso dell'Mpa».

Nel frattempo al novero dei candidati va inserito, dopo l'ennesima autocandidatura, quella Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud ha scelto facebook  per lanciare “Miccichè presidente della Regione Siciliana”. «Non sono interessato alle coalizioni classiche –ha spiegato l'ex sottosegretario alla Presidenza del Governo Berlusconi-  ma voglio coinvolgere persone capaci e con la passione di governare la Sicilia».

Tra i candidati più attivi c'è Rosario Crocetta. L'eurodeputato del PD, dopo avere lanciato la sua candidatura da Bruxelles, ha cominciato a girare in lungo e in largo l'Isola. La notizia di un possibile patto Bersani-Casini, che potrebbe portare in terra di Sicilia alla candidatura di Gianpiero D'Alia, rappresenta per Crocetta uno scoglio non indifferente. Abilmente, pur presentandosi come «l'unico candidato della società civile» non si è posto in contrapposizione con il suo partito. Anzi, ha dichiarato di volere convincere i vertici sulla bontà dell'operazione, rivendicando la sua rispetto a correnti e gruppi interni. Di fronte al rischio D'Alia, rilancia: «Se Bersani indice la sua candidatura, anche il PD in Sicilia, allora lavori per una selezione democratica di un candidato unitario attraverso la fissazione urgente della data delle primarie».

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