Laboratori Papardo, Policlinico e Cutroni Zodda allo stremo: precettare i tecnici dell’ASP di Messina
MESSINA. Tra turni massacranti e materiale che scarseggia, il personale dei laboratori dell'ospedale Papardo, del Policlinico e del Cutroni Zodda di barcellona è ormai allo stremo. Intanto, a meno di recentissime disposizioni dei vertici dell'Azienda Sanitaria 5 dei quali ancora non si è a conoscenza, gli 8 tecnici dell'ASP sono fermi da oltre una settimana per la chiusura degli ambulatori pubblici imposta dal Governo Conte per arenare la diffusione del coronavirus. Nonostante nel 2009 un decreto dell'allora assessore regionale alla salute Massimo Russo avesse chiuso tutti i laboratori dell'ex INAM, l'unico a non essere stato cassato fu quello di Messina. Che adesso però è inattivo per gli effetti del DPCM. Vista la carenza di personale negli altri laboratori, forse sarebbe opportuno che questi 8 tecnici fossero mandati in appoggio negli altri 3 laboratori. In questo modo l'Azienda Sanitaria 5, che fino a oggi non ha brillato in termini di collaborazione nella gestione dell'emergenza di coronavirus, potrebbe dare un segnale concreto, limitando le sterili polemiche, a partire da quelle con il sindaco di Messina Cateno de luca. “Non solo gli 8 tecnici dell'ASP 5 potrebbero essere assegnati altrove -spiega il dottor Giuseppe Falliti, primario del Laboratorio di Virologia dell'ospedale Papardo. Siamo in emergenza e visto che i laboratori di analisi privati sono chiusi, i loro tecnici potrebbero essere assegnati alle strutture che gestiscono le unità COVID-19, garantendo il ricambio del personale che ormai è davvero stremato. Ovviamente, una volta finita l'emergenza, si dovrebbe garantire loro il rientro nei luoghi di lavoro privati”. Ai turni forzati (soprattutto al Papardo, il primo ad attivarsi da quando è esplosa l'epidemia e attivo 7 giorni su 7) si aggiunge la carenza dei kit per individuare i casi positivi. Sembra che ormai ne siano rimasti solo una ventina al Papardo mentre il Policlinico e il nosocomio della città del Longano ormai li avrebbero esauriti.