La Valfiorita, affondata con i suoi misteri

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La Valfiorita

Ufficialmente conosciuta come “difesa del traffico”, la guerra dei convogli coinvolse i mezzi aeronavali mercantili e militari italiani impegnati nelle operazioni di rifornimento dei teatri di guerra (Tunisia e Libia tra tutti) durante la seconda guerra .

Muovendosi spesso in convogli, le nostre truppe nel Mediterraneo affrontarono quotidianamente gli attacchi delle forze navali britanniche, poi alleate, ingaggiando talvolta cruente battaglie. Negli anni che vanno dal ‘40 al ‘43, infatti, l'Italia perse un numero consistente di mezzi, tanto che la storiografia definisce queste operazioni suicide e fallimentari. Nonostante gli eroici sforzi compiuti dagli uomini della Regia Marina per assicurare una linea diretta e continua con il fronte bellico africano, le perdite furono consistenti.

La motonave Valfiorita è certamente ascrivibile a quel numero di mercantili requisiti dalla Regia Marina per il trasporto di rifornimenti verso l'Africa, ma poi fu perduta dopo un attacco nemico. Varata nel 1942, già nel corso del suo viaggio inaugurale fu silurata, ma non affondata. Riuscì infatti a riparare a Corfù e a mettersi in salvo. Rimesso in sesto, lo sfortunato vascello ripartì da Taranto per il suo secondo incarico diretto alle coste africane che però non vedrà mai: il suo viaggio terminò infatti tra i fondali delle acque limpide dello Stretto di Messina.

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Bombardamento del di Messina

Questi i fatti. La Valfiorita parte da Taranto diretta in Africa. Messina è una tappa del suo itinerario di viaggio. Il mercantile imbarca mezzi militari, munizioni, carburante e rifornimenti per le truppe. Un carico importante, ancora oggi visibile all'interno delle stive del relitto e perfettamente conservato. Il comandante della Valfiorita però alla partenza lamenta il mancato imbarco della dotazione antincendio, costituita da bombole di CO2. Un piccolo dettaglio che risulterà fatale.

La notte dell'8 luglio 1943, a dispetto delle disposizioni che sconsigliavano ai convogli di viaggiare di notte perché non protetti dalle scorte aeree, la motonave parte intorno alle 22 dal porto di Messina alla volta di Palermo. Giunta nei pressi di Mortelle è colpita dall'attacco del sommergibile HMS ULTOR della Royal Navy.

Da quanto risulta dal report dell'ULTOR, il sottomarino intercettò la Valfiorita ad una distanza di circa 8 chilometri e si avvicinò indisturbato fino ad una distanza minima che gli consentì di aprire il fuoco senza nemmeno doversi immergere.

Su 3 siluri scagliati, sembra che solo uno abbia colpito con certezza la Valfiorita.

Il cacciatorpediniere di scorta Ardimentoso attivò subito una caccia al nemico e sganciò una trentina di bombe di profondità senza però colpire l'ULTOR, che si allontanò indisturbato nel nero della notte. La Valfiorita, colpita, non affonda per la falla riportata. A bordo però divampò un incendio che evidentemente (e sfortunatamente) non poté essere domato.

La nave bruciò tutta la notte nonostante i soccorsi giunti in maniera tempestiva da Messina, che però portarono in salvo l'equipaggio. Si registrò solo qualche , di cui uno molto grave, Lino Pegazzano, che morirà in ospedale per le gravi ustioni riportate nel tentativo di salvare la nave dall'affondamento.

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Un'altra immagine della Valfiorita

Nel corso della notte e della mattina seguente, con l'intervento di alcuni rimorchiatori, si cercò di trainare la nave verso il porto, ma le fiamme non consentono di salvare il vascello, che affondò dopo una lenta agonia. Il relitto, oggi, è uno dei più belli del Mediterraneo e poggia su un fondale di 60-70 metri. Fin qui la storia ufficiale. Ci sono però delle domande senza risposta da oltre sessant'anni.

Perché la Valfiorita partì di notte, nonostante fosse estremamente sconsigliato per motivi di sicurezza? E come faceva l'ULTOR a trovarsi così a riva? Qualche giorno dopo, a Siracusa, sbarcano gli Alleati: l'operazione Husky apre le porte della Sicilia alle truppe americane. Forse una febbrile attività di intelligence alleata aveva consentito di intercettare, tra le altre, anche la partenza della Valfiorita? E se quella dotazione antincendio richiesta e mai arrivata fosse invece stata a bordo, la nave di sarebbe salvata dall'affondamento? Il fondo del mare custodisce i misteri e la storia della Valfiorita. A noi, oggi, resta solo la possibilità di rivivere in immersione l'eco di quella notte e dell'ultimo viaggio di uno sfortunato vascello.

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