La Guardia di Finanza sequestra beni a un esponente del clan dei barcellonesi per un valore di oltre un milione di euro
MESSINA. Sequestrati beni per oltre un milione riconducibili ad un esponente dell'associazione mafiosa dei barcellonesi. Ad eseguire il sequestro nelle ultime ore i finanzieri del Comando provinciale di Messina su decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale della città dello Stretto, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
L'uomo colpito dal sequestro è un ex appartenente alla polizia penitenziaria ed ex gestore di note discoteche che si trovano nel territorio di Milazzo. Ha numerosi precedenti giudiziari: da ultimo, nel luglio scorso, a seguito delle indagini di cui all'operazione cosiddetta Dinastia, è stato riconosciuto responsabile dei delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.
L'operazione Dinastia rappresenta uno sviluppo dell'azione di contrasto coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina nei confronti della famiglia mafiosa barcellonese, la cui esistenza e operatività è stata negli anni accertata con varie sentenze all'esito di numerosi procedimenti penali (Mare Nostrum, Icaro, Eris, Vivaio, Pozzo, Gotha) che l'hanno decimata con l'arresto e la condanna di capi storici e gregari. In particolare, le indagini hanno dimostrato che i più autorevoli rappresentanti della consorteria ancora in libertà decisero di mettere le mani sul controllo del traffico delle sostanze stupefacenti, allo scopo di integrare gli introiti dell'attività estorsiva, che in quel periodo si era rivelata particolarmente rischiosa e poco remunerativa.
L'esame del provvedimento giudiziario, emesso al luglio del 2021, non ancora definitivo, è comunque illuminante rispetto alla relativa caratura criminale, lì dove ne viene attestato, sin dagli anni '90 e almeno fino al 2015, il ruolo di esponente del sodalizio mafioso denominato Clan dei barcellonesi, attivo nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e nei comuni limitrofi, diretta propaggine di Cosa Nostra siciliana, storicamente radicata su quei territori.
La Sezione Misure di Prevenzione ne ha riconosciuto il profilo di «pericolosità sociale qualificata» e, sulla scorta degli approfondimenti economico-patrimoniali condotti dalla compagnia della guardia di finanza di Milazzo, in sinergia con gli specialisti del Gico di Messina, ha rilevato l'esistenza, secondo ipotesi d'accusa, di disponibilità di beni in misura sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente dichiarati, concludendo come lo stesso, «sulla scorta del tenore di vita e delle condotte illecite reiteratamente tenute, avuto riguardo agli elementi reddituali e di fatto, viva abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose».
In particolare, dagli accertamenti economico patrimoniali svolti, fatte salve successive valutazioni all'esito del contraddittorio con la difesa, è emerso un quadro incoerente relativamente al periodo 2008 – 2011, sperequato rispetto alla capacità reddituale, riscontrando uscite, per contratti di leasing accesi dal proposto, superiori rispetto al reddito dichiarato.
Sono stati affidati ad un amministratore giudiziario due compendi aziendali, comprensivi dei relativi beni patrimoniali, attivi nel settore del «noleggio autoveicoli ed attrezzature per lavori edili», nonché tre immobili nel Comune di Milazzo,14 autoveicoli e 4 rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima pari a oltre un milione di euro.