Quando i processi durano troppo

Antonio Tesoro 2
L'avvocato Antonio Tesoro

Preg.mo avv. Tesoro, dal 1979 ho un giudizio in corso per vedermi riconosciuta l'indennità di esproprio, ad oggi il giudizio è pendente in Corte d'Appello e la causa è rinviata al 2016 per la decisione. Ho sentito dire che esiste una legge che risarcirebbe i danni per l'eccessiva durata del processo, considerato che il mio avvocato mi ha detto che lui non se ne occupa, vorrei sapere se a me competerebbe tale risarcimento, considerato che sono passati oltre 30 anni da quando ho iniziato la causa. Grazie, Maurizio M.

Gent.mo sig. Maurizio, lei si riferisce alla legge 89 del 2001 nota a molti come legge Pinto o giudizio di equa riparazione, che nasce dall'attuazione di una normativa comunitaria già esistente prima del 2001, che ha introdotto la possibilità per il cittadino di ottenere il risarcimento danni per l'eccessiva durata del processo senza doversi rivolgere obbligatoriamente alla Corte di Giustizia .

Difatti, precedentemente al recepimento in Italia della normativa comunitaria era necessario rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea per ottenere il giusto risarcimento.Oggi invece tale diritto può essere tutelato ricorrendo alla Corte d'Appello del distretto in cui ha sede il competente, ai sensi dell'articolo 11 c.p.p., a giudicare nei procedimenti riguardanti i magistrati nel cui distretto è concluso o estinto, relativamente ai gradi di merito, il procedimento nel cui ambito la violazione si assume verificata.

Il diritto alla cd. equa riparazione nasce dall'esigenza che “Chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della Legge 4 agosto 1955, n. 848, sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole di cui all'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione, ha diritto ad una equa riparazione”.

Pertanto chiunque abbia dovuto affrontare un processo civile, penale, amministrativo o tributario per un lungo lasso di tempo, tempo questo considerato dalla legge irragionevole, ha diritto ad avere riconosciuto il risarcimento da equa riparazione.

Naturalmente il danno dalla lungaggine del processo non è liberamente riconosciuto ed esclusivamente per il decorso del tempo, ma vanno tenuti in considerazione ulteriori requisiti, quali il comportamento processuale delle parti (come i numerosi rinvii chiesti dalle parti) o la stessa complessità del giudizio che necessiti di un istruttoria complessa al fine della sua decisione.

Pertanto, la legge ha stabilito alcuni parametri a cui la Corte d'Appello dovrà attenersi. In particolare è stata considerata normale la durata del processo in 3 anni per il primo grado, 2 anni per il secondo grado, 1 anno per il giudizio di Cassazione, determinando un indennizzo tra i 500 euro ed i 1.500 per ogni anno o frazione di anno (superiore a 6 mesi), che ecceda il termine ragionevole di durata del processo suddetto.

Nel suo caso, non ho elementi specifici per dare una risposta esaustiva, ma da quanto riferisce sembrerebbe che sussistano a prescindere i requisiti generali per proporre il ricorso per equa riparazione, trattandosi esclusivamente di quantificare quanti anni le saranno riconosciuti a titolo di ritardo e conseguentemente l'importo del risarcimento dovuto.

Infine, presti attenzione al termine per proporre la domanda di equa riparazione, che deve essere proposta a pena di decadenza, esclusivamente entro sei mesi dal momento in cui la decisione che conclude il procedimento è divenuta definitiva non essendo più consentita, in seguito alle modifiche avvenute con il Decreto Legge 22 giugno 2012 n. 83, la proposizione della domanda durante la pendenza del procedimento nel cui ambito la violazione si assume verificata.

Per contattare l'avv. Antonio Tesoro potete scrivere alla seguente e-mail: studiolegale@antoniotesoro.it


Antonio Tesoro

Avvocato civilista, esperto di diritto delle nuove tecnologie del web, appassionato ed ex praticante di arti marziali, adora la musica e ogni tanto abbraccia una delle sue numerose chitarre. Su Sicilians cura la rubrica Leggi&cavilli, ma non gli dispiacciono le incursioni in altri settori. Raffinato gourmet, disdegna Masterchef Italia e sogna l'edizione statunitense.

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