Isola pedonale, integralisti e parole come pietre
Negli ultimi due mesi sembra essere diventato il problema dei problemi. Messi da parte crollo dell'occupazione, traffico, nuovo PRG, servizi sociali e trasporto pubblico allo sbando e carenze infrastrutturali croniche, i messinesi si sono appassionati a un dilemma che evidentemente ritengono ben più pressante: isola pedonale sì o isola pedonale no?
I toni sono serissimi. Basta dare un'occhiata alla nuova piazza, ovviamente virtuale. Facebook, neanche a dirlo. Perché come ti protegge un pc nessuno.
I sostenitori dell'una o dell'altra fazione (ché di questo ormai di tratta) danno prova di un impegno degno di ben altra causa.
I toni sono spesso violenti e offensivi, c'è addirittura chi invita a boicottare i commercianti che si oppongono, quasi che il dissenso sia una colpa da non perdonare e non una legittima scelta.
E c'è anche chi scende nel ridicolo quando scrive di evitare di passare nella zona della manifestazione organizzata da Confcommercio e dai negozianti contrari all'area pedonale e di non raccogliere le provocazioni. Legioni di psicologi di chiara fama non sarebbero sufficienti a spiegare cosa sia successo all'atavica ignavia del messinese medio.
Il concetto di polis, se mai c'è stato, è andato a farsi benedire e adesso c'è solo uno sterile tutti contro tutti che difficilmente porterà qualcosa di buono per la collettività. Che sia l'isola pedonale o altro, poco importa.
Il dato di fatto è uno: l'isola pedonale è stata istituita e l'amministrazione Accorinti non intende tornare indietro. Per fortuna, diciamo noi. Uno spazio libero da auto, moto e simili è una benedizione. Ci vuole tempo per abituarsi, ma ci sono città che ci convivono da oltre 20 anni e dopo le inevitabili proteste dei primi mesi ci si è resi conto degli inevitabili vantaggi.
Su come l'esecutivo di Palazzo Zanca l'abbia attivata è tutto un altro discorso. Invece di arrivare impreparati al periodo natalizio, potevano darsi una svegliata prima e organizzarla per benino, ché da fine giugno a fine novembre ci sono ben cinque mesi. Averla aperta a metà gennaio invece che prolungarla dopo le festività è stata una decisione priva di qualunque logica e non basteranno gli inevitabili correttivi a far digerire la pillola a chi non vuole saperne.
I commercianti stessi sono divisi tra chi la vuole e chi la osteggia e questa battaglia scomposta va a tutto vantaggio di chi magari punta a distogliere l'attenzione da problemi ben più gravi e pressanti. A partire dai Servizi sociali e dal futuro dell'ATM, giusto per citare un paio di casi.
I contrari dicono che i consumi sono crollati. Vero. Come sempre dopo Natale però, quando la riduzione dei consumi è fisiologica. E se si fa il confronto con lo stesso periodo nel 2013, che un anno fa ci fossero dati leggermente più positivi rispetto a quelli attuali è altrettanto ovvio, visto che gli ultimi 12 mesi sono stati un vero e proprio massacro per l'economia in generale e se i messinesi non spendono è perché non hanno soldi in tasca e non per poche centinaia di metri quadri chiusi al traffico.
Sbandierare dati va bene, però bisogna ragionarci invece di ripetere formule accattivanti ma prive di logica. Il dato più evidente della protesta di venerdì, quando numerosi negozianti della zona interessata (il 70% secondo Confcommercio, la metà secondo il IV Quartiere) hanno chiuso dalle 15 alle 20, è che ancora una volta il sindaco Accorinti si è sottratto al confronto.
Non è la prima volta e molto probabilmente, a meno che qualcuno più lungimirante dal punto di vista mediatico non lo convinca del contrario, non sarà neanche l'ultima.
Che la competenza del problema sia dell'assessore Gaetano Cacciola conta poco. I membri dell'esecutivo condividono le deleghe, ma le risposte alla città le deve dare lui, con i messinesi deve parlare lui. Anche con quelli che non lo hanno votato. Gli piaccia o no. E' dura essere contestati, ma quando si governa bisogna fare i conti anche con questo. E' la politica bellezza.
E a proposito di politica, registriamo un intervento molto opportuno da parte della Federazione Pdci di Messina sull'argomento, che dovrebbe dare molto da riflettere a chi legge tutto in chiave o con me o contro di me.
“Quando in Germania i nazisti cominciarono ad affiggere la stella di David sulle botteghe ebree -scrivono i portavoce- le indicavano al ludibrio della popolazione, le isolavano. Il boicottaggio di quelle botteghe fu l'inizio della fine. La Shoah il suo culmine.
A Messina è stato messo in atto dagli integralisti che hanno imparato ad usare il web come le pietre, il boicottaggio sulle botteghe del dissenso.
La scusa è l'isola pedonale, la base culturale è identica: l'irrazionalismo fascistoide, comunque camuffato. I comunisti del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) messinese stigmatizzano la caccia all'untore scatenata contro i commercianti che si oppongono all'isola pedonale e lo fanno per difendere il diritto di tutti alla protesta e al dissenso”.
Pacatamente, il Pdci sottolinea che “quel che è importante non è essere pro o contro l'isola pedonale, ma poter liberamente esprimere, senza incorrere in ritorsioni, la propria opinione.
I comunisti del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) di Messina ritengono pericoloso il ribellismo squadrista di una parte della cosiddetta sinistra locale e mentre si dissociano dalla azioni di boicottaggio proposte, invitano il sindaco Accorinti, sindaco dei messinesi, di tutti i messinesi, a fare pubblicamente altrettanto”. Vedremo.