Il vampiro dello Stretto, capitolo 7

– E allora rispondimi, così non dovrai più vedermi! – Non ribatté subito, lo giudicai buon segno: stava riflettendo. Mi studiò a lungo, due splendidi occhi verdi da gatto, i più belli che abbia mai visto. Non sapevo nulla di lui, se fosse un tipo ragionevole o aggressivo, furbo o ingenuo, generoso o egoista. Non sapevo neppure se fosse più forte di me. Se avesse deciso di attaccarmi…

– Cosa vuoi sapere?

Mi si rilassarono tutti i muscoli del corpo in una volta, quasi non ci speravo più che accettasse di discutere senza cercare prima di staccarmi la testa. Mi sarebbe piaciuto sorridergli per manifestargli gratitudine, ma quel tipo non cercava gratitudine, voleva che sparissi prima possibile e quella era la soluzione più rapida e indolore. – Beh, direi di cominciare dall'inizio.

– Siamo predatori. I più letali sul pianeta.

– Da quanto esistiamo?

– Boh. Suppongo da sempre. – La cosa mi colse di sorpresa, non mi andava giù aver aspettato due anni per ricevere dei boh.

– Come sarebbe “boh”?

– Significa che non lo so. Quando mi chiedi cose che ignoro preferisci che ti dica una balla?

– No ma…

– Ci sono delle cose che non so. Cose di cui non sono mai venuto a conoscenza, perché non ho mai chiesto o non mi è mai importato. D'accordo? – Deglutii a vuoto assimilando quella rimbeccata, senza liberare la voglia che avevo di rispondergli per le rime: mi stava facendo sentire come uno scolaretto e non mi andava giù.

– D'accordo. Siamo in molti?

– Nel mondo? Non te lo so dire, ma non possiamo essere molti, l'anonimato è la nostra forza e mal si confà con problemi di sovraffollamento.

– Allora diciamo così: tu quanti altri vampiri hai visto? Quanti ne conosci?

– Te compreso ne ho visti sette e ne conosco tre.

– Solo questi da quando sei qua?

– Sì.

– Da quanto tempo?

– Centodue anni. – Non riuscii a nascondere la sorpresa, anche se mi ero aspettato cifre anche maggiori. Sorrise, con un filo di comprensione sul volto. – Tu da quanto tempo…

– Due anni. Quasi.

– È ovvio che tu non abbia incontrato nessun altro. Le comunità di vampiri sono nelle città più grandi, in zone come queste ognuno sta per i fatti suoi. Conosco un paio di tizi più a sud che vivono insieme, ma che io sappia sono i soli.

– In quali città ci sono queste comunità?

– Credo in tutte quelle grosse.

– Anche a Messina?

– Sì. A Messina, Catania, Palermo e Trapani sono sicuro.

– Io sono di Messina! Ho sempre vissuto là, ma non ho mai incontrato nessuno! Almeno, fino a qualche tempo fa.

– Come sarebbe?

– Ho sempre vissuto da solo. Ho imparato senza che nessuno mi dicesse cosa fare, tanto che cominciavo davvero a credere di essere l'unico. Ma qualche tempo fa mi si è presentato davanti questo tizio, che ha cercato di aggredirmi.

– Cos…no, non può essere.

– C'ero, me lo ricordo.

– Ti dico che ti sbagli. – La sua mi indispose. Che cazzo ne sapeva lui? Ma allo stesso tempo vidi qualcosa nei suoi occhi che mi fece dubitare, seppure per un secondo, di quello che avevo vissuto. – È proibito uccidere un altro vampiro.

– Proibito? Da chi?

– Abbiamo delle leggi. Le abbiamo sempre avute. E anche se variano spesso di luogo in luogo, l'unica che non cambia  mai è quella che proibisce di uccidere un altro vampiro.

– Chi le ha fatte? E chi si preoccupa che vengano rispettate?

– Ci preoccupiamo un po' tutti affinché non vengano infrante. – Abbassò lo sguardo per un attimo con un gesto eloquente della mano, come a voler concedere qualcosa all'affermazione appena fatta. – Certo, non voglio dire che siamo tutti sbirri di noi stessi, ma soprattutto nelle comunità cittadine sta' pure certo che si viene sempre a sapere quando viene infranta qualche legge.

– E allora perché quello stronzo mi ha aggredito?

– Ti è sembrato per caso un po'…fuori di testa? Sovreccitato, incoerente, schizzato?

– No. – Mi presi qualche secondo per analizzare meglio tutti i dettagli dello strano incontro, – Anzi, mi è sembrato che sapesse bene ciò che faceva. Di certo si divertiva, ma mi sarei divertito anch'io a cacciare uno più debole.

– Era più forte di te?

– Oh sì, – Dissi, con un moto di rabbia, – sì, non c'è dubbio. Ho tentato di tutto, l'ho seminato due volte ma alla fine mi ha sempre trovato. Era calmo, divertito e non aveva nulla del fuori di testa. – Ci pensai su un attimo, – Ma perché, vuoi dirmi che i vampiri vanno fuori di testa?

– Qualche volta succede, – Ammise, – a volte la mente non regge lo shock del cambiamento. Alcuni diventano bestie bovine e ottuse, altri delle schegge impazzite. Altri ancora, devono essere distrutti. (continua il 4 giugno)

Paolo Failla

Sano di mente nonostante un'infanzia con classici Disney e cartoni animati giapponesi, il battesimo del fuoco arriva con i film di Bud Spencer e Terence Hill, le cui opere sono tutt'ora alla base della sua visione sull'ordine del cosmo. Durante l'adolescenza conosce le opere di Coppola, i due Scott, Scorsese, Cameron, Zemeckis, De Palma, Fellini, Monicelli, Avati, Steno e altri ancora. Su tutti Lucas e Spielberg . Si vocifera che sia in grado di parlare di qualsiasi argomento esprimendosi solo con citazioni varie. Ha conosciuto le vie della Forza con una maratona di Star Wars di oltre 13 ore.

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