Il prefetto, i profughi e i pasticci di Accorinti e Mantineo
“La Croce Rossa che legge per conoscenza vorrà provvedere a seguire con particolare cura e attenzione i minori non accompagnati ancora presenti nel citato centro di temporanea accoglienza, nelle more della concreta e fattiva attività assistenziale da parte del Comune di Messina”.
La verità sulla vicenda dei profughi minorenni arrivati a Messina dopo gli ultimi sbarchi è tutta in queste poche righe. Che concludono una lettera di mercoledì scorso scritta dal prefetto di Messina Stefano Trotta non solo al sindaco Accorinti, al questore, al presidente provinciale della CRI e alla presidente del Consiglio comunale, ma anche all'assessorato regionale alla Famiglia e al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, quando nella tendopoli allestita nel campo di baseball dell'università (l'unico ente locale ad impegnarsi concretamente per dare una mano alla Prefettura) c'erano ancora 38 minori non accompagnati che il Comune sembrava avere dimenticato nonostante le sollecitazioni della Questura.
Salvo poi, dopo il comunicato stampa del prefetto Stefano Trotta con il quale le responsabilità dell'amministrazione Accorinti (cui per legge compete la gestione dei minorenni che arrivano in Italia senza i genitori o i parenti) sono state messe nero su bianco, assistere al miracolo: in 24 ore l'esecutivo si dà una mossa, trova la soluzione e riesce a sistemarne 35.
Bel colpo. Ci si fosse svegliati prima magari sarebbe stato meglio, ma confidiamo che in futuro, se mai ce ne dovesse essere bisogno, l'amministrazione Accorinti dimostri maggiore competenza e, soprattutto, maggiore onestà intellettuale, oltre che un'approfondita conoscenza del bon ton istituzionale. Che pare totalmente estraneo non solo al primo cittadino ma anche al suo assessore alle Politiche sociali Nino Mantineo, che rilascia dichiarazioni sconcertanti e, a quanto pare, in più di un'occasione non perfettamente aderenti alla realtà. Servizi sociali docet, nel caso fosse necessario sottolineare come sta gestendo l'intera vicenda.
Un passaggio, quello delle affermazioni di Mantineo, sul quale il prefetto Trotta non può certo glissare. “Il sindaco Accorinti sostiene che il suo assessore è stato frainteso dalla stampa -spiega- ma un conto sono le cose riferite e un conto sono le interviste rilasciate. Il sindaco non ha smentito Mantineo e questo significa che avalla quanto questi ha dichiarato e che l'assessore ha espresso un pensiero che è anche del sindaco, perché l'amministrazione è una sola”.
La scelta del PalaNebiolo (unica struttura che rispondesse ai criteri di sicurezza richiesti dal ministero dell'Interno) è stata contestata: si poteva fare diversamente? “Assolutamente no. Non abbiamo avuto scelta. Le caserme e le altre strutture militari dimesse non le si sarebbe potute utilizzare subito e noi avevamo tempo strettissimi. Dei 108 sindaci della provincia, solo quello di Fondachelli Fantina ha risposto al mio appello di ottobre, ma anche in questo caso i locali messi a disposizione non andavano bene. Ci sono due prerequisiti indispensabili in casi del genere (la sicurezza, certificata dai Vigili del Fuoco, e il via libera della Questura rispetto all'impatto sul territorio) e solo il PalaNebiolo prima e il campo di baseball poi li possiedono”.
Di chi è stata l'idea della tendopoli? “Ovviamente del ministero dell'Interno. Ci sono state diverse riunioni di prefetti della Sicilia e per una prima risposta la tendopoli, in una realtà come Messina che non dispone di strutture di accoglienza adeguate, era la sola possibilità. C'era l'urgenza di decongestionare i centri sovraffollati e anche Messina doveva dare delle risposte, che sono state date seguendo procedure standard”.
In una nota inviata alla stampa due giorni fa lei ha rimproverato all'amministrazione comunale di essersi mossa con troppa lentezza rispetto al problema dei minori non accompagnati. “L'ultima delle tante lettere che ho scritto in questi ultimi due mesi è dell'11 dicembre scorso, visto che alle sollecitazioni della Questura non c'erano state risposte. Non ci risultava che fossero stati attivati i servizi sociali del Comune, come invece prevede la normativa, e abbiamo invitato l'amministrazione comunale a impartire le disposizioni del caso perché i minori privi di famiglia fossero accolti nelle strutture loro destinate. Discorso diverso per quanto riguarda invece i minori arrivati in Italia con i genitori o i parenti, perché è evidente che loro seguiranno gli adulti. Gli uffici del Comune dovrebbero avere degli elenchi di case famiglia o strutture simili e intervenire immediatamente, ma non è stato così. Al punto che abbiamo chiesto aiuto anche alla Croce Rossa in attesa che l'esecutivo Accorinti si muovesse per la parte di propria competenza. Ovviamente, se poi il Comune individuasse delle soluzioni non solo per i minori non accompagnati ma anche per i nuclei familiari, è chiaro che non mi opporrei”.
L'hanno accusata di avere nascosto dei minori al PalaNebiolo, anche se c'è da sottolineare che non si trattava di bambini ma di ragazzi di 16-17 anni che al momento dell'identificazione hanno dichiarato di avere più di 18 anni. “Anche in questo caso abbiamo rispettato la legge. Se dei ragazzi si dichiarano maggiorenni e poi ci si rende conto che potrebbe non essere così, sono i controlli sanitari a cercare di stabilire la verità. I presunti minorenni sono stati mandati all'ospedale Papardo per gli accertamenti dovuti e i sanitari hanno ritenuto che avessero più di 18 anni. Davanti a un certificato medico stilato su criteri già fissati io non posso certo non comportarmi di conseguenza. Poi un magistrato ha stabilito che invece erano minorenni e va benissimo, ma ci tengo a precisare che l'intera vicenda l'ho appresa sui giornali perché nessuno ha mai inviato in Prefettura alcuna richiesta di accertamenti successivi o ci ha informato della cosa”.
Uno dei ragazzi, Ahmid Salayman, è riuscito a restare a Messina grazie alla disponibilità data dall'Amatori rugby Messina, che lo ha accolto. “Abbiamo seguito anche questa vicenda da vicino e dato la massima disponibilità nel caso in cui fosse stato necessario il nostro intervento per aiutare il ragazzo a rimanere qui. Poi la cosa si è risolta senza il nostro intervento, ma ovviamente siamo contenti che questa storia sia finita bene”.
Altro problema in questa vicenda è la scelta dell'amministrazione Accorinti di voler mandare gli immigrati nel villaggio turistico Le Dune invece che nella struttura scelta dal Viminale, che una volta chiuso il PalaNebiolo ha deciso di far allestire una tendopoli. “La scelta finale spetta al ministero dell'Interno, ma io sono sempre stato contrario a questa ipotesi. Su questa struttura pesa una sentenza irrevocabile della Corte d'Appello di abusivismo e demolizione. Io mi batto tutti i giorni per il rispetto della legge e non potrei mai avallare una cosa del genere. Si parla di rispettare il PRG e l'ambiente e poi si fa così? Se io dessi il mio benestare, e comunque chi decide è il ministero dell'Interno, darei il messaggio devastante che grazie a dei malfattori sono state date delle risposte a un problema. Tra l'altro, ho spiegato al sindaco Accorinti che se lui emette l'ordinanza in quanto capo dell'amministrazione locale, non ha alcun bisogno dell'avallo della Prefettura. Lui mi ha risposto che se gli diciamo di sì firmerà l'atto, altrimenti no, ma il mio avallo, anche se ripeto che non è necessario se lui lo emette come capo dell'amministrazione locale, non ci sarà mai su questa scelta. Non appena riceverò l'ordinanza la invierò immediatamente al Viminale, che deciderà, ma io non cambierò opinione. E quando mi si dirà cosa fare io eseguirò quanto mi chiede il ministero. Però mi domando: che messaggio si dà ai ragazzi se passa una cosa del genere? Cosa possono pensare i giovani che leggono che il Comune sceglie una struttura abusiva che deve essere demolita per ospitare dei migranti? E' inaccettabile: la legalità viene prima di tutto e i ventenni non possono avere esempi del genere”.
L'assessore Mantineo sostiene che voi non vi siete presentati all'incontro convocato di recente in Comune. “A parte il fatto che nessuno ci ha invitato e che Mantineo ha mentito sapendo di mentire, è ovvio che comunque a una cosa del genere non saremmo mai intervenuti. Su vicende come questa la competenza è della Prefettura e solo alla Prefettura compete convocare riunioni. Peraltro, non sono intervenuti altri soggetti istituzionali che invece, a differenza nostra, sono stati invitati. In ogni caso, la riunione non è servita a nulla: molto fumo e niente arrosto”.
Tra le accuse che le sono state rivolte, c'è anche quella di avere impedito l'accesso ai volontari che ne hanno fatto richiesta. “Anche questo non è vero. E' evidente che fino a quando l'identificazione non è stata completata nessuno può avere accesso al campo. Dopo il momento iniziale per organizzare prima il PalaNebiolo e poi, dopo che è stato chiuso, la tendopoli, abbiamo esaminato le richieste di accesso e valutato quali accettare. Tenga presente che una sola associazione mi ha inviato un elenco di 30-40 persone ed è chiaro che non possiamo autorizzare tutti questi accessi”.
C'è chi ha descritto il PalaNebiolo prima e la tendopoli poi, come lager e ha parlato di azioni che ricordano i primi giorni della dittatura di Pinochet in Cile. “Mi sembra evidente che chi si è espresso in questi termini non ha idea di cosa stia parlando né rispetto ai lager e a quanto è successo in Cile nel 1973 né rispetto alle strutture utilizzate da noi. Una volta conclusa l'identificazione i migranti possono entrare e uscire liberamente. Hanno pure detto che non c'erano servizi sanitari sufficienti e anche questo è palesemente falso”.
Non le è sembrato strano che dei giovani fuggiti da paesi devastati da miseria e oppressione, che hanno affrontato scientemente il rischio di morire durante la traversata, abbiano poi deciso di manifestare davanti alla Prefettura sostenendo che non volevano restare al PalaNebiolo? “Chiunque può venire a manifestare qui sotto. È chiaro che se a una riunione convocata qui il pomeriggio prima durante la quale si fanno determinate dichiarazioni, il giorno dopo segue una protesta, io collego le due cose. Tra l'altro, mi ha amareggiato molto leggere sulla stampa dichiarazioni contrastanti, opposte rispetto a quanto è stato messo a verbale e che è agli atti e non rispondenti alla realtà. Noi siamo davvero al servizio della città, questa Prefettura è aperta e non ci sono segreti. Però due cose non posso consentire: la mancanza di rispetto delle regole (come per l'utilizzo della struttura Le Dune, che dà un messaggio gravissimo ai giovani) e che si menta su quanto detto e concordato durante le riunioni convocate qui in Prefettura”.