Il messinese Giuseppe Ruggeri nuovo presidente dell’Associazione Medici Scrittori Italiani
milano. Il medico, giornalista e scrittore messinese Giuseppe Ruggeri è stato eletto presidente nazionale dell'Associazione Medici Scrittori Italiani, durante il congresso nazionale dell'AMSI, che raccoglie in Italia oltre un centinaio di penne mediche che tra narrativa, poesia e saggistica si occupano di scrittura. L'associazione è stata fondata nel 1951 a Torino dal chirurgo Achille Togliotti e tra gli iscritti figurano anche autori del calibro di Mario Tobino, Corrado Tumiati, Carlo Levi e il siciliano Giuseppe Bonaviri. Ruggeri subentra alla torinese Patrizia Valpiani, eletta nel 2015. A raccontare il mondo dei medici-scrittori è proprio Ruggeri.
Quand'è che un medico si mette a scrivere? “Non certo quando è stanco di fare il medico. Anzi, la possibilità di mettere su carta le proprie esperienze in modo che il lettore possa capire le ragioni e i modi del suo lavoro, si integra appieno nel ventaglio ideale della sua professione. Non ho mai creduto che, come potrebbe far sospettare la celebre frase attribuita a Anton Cechov (che il medico lo faceva a tempo pieno) “la medicina è la mia sposa, la letteratura la mia amante” le due, sia pur distinte, attitudini di medico e scrittore siano incompatibili. Le une, piuttosto, rafforzano le altre nel senso che, dandosi anche alla creazione letteraria, il medico stempera in qualche misura il gravoso carico emozionale cui lo obbliga il suo costante rapporto con l'umanità sofferente. Il medico che scrive, inoltre, ha più degli altri suoi colleghi bisogno di attingere dal narrato dei propri assistiti il materiale che gli serve per realizzare la propria opera. Ciò aggiunge valore e pregnanza al rapporto tra terapeuta e paziente, dal momento che lasciando quest'ultimo libero di raccontare senza tralasciare elementi apparentemente non riconducibili alla sua specifica malattia, sarà la salute stessa del paziente ad avvantaggiarsene. Sono questi i presupposti di base della cosiddetta “medicina narrativa”, uno dei principali temi di cui intendo occuparmi durante questo triennio di presidenza dell'AMSI.
Una forma di medicina olistica? “Se per olistico s'intende il voler abbracciare nell'indagine clinica tutti gli aspetti della personalità unica e irripetibile di ogni paziente direi proprio di sì. Nel caso del medico che scrive c'è tuttavia da aggiungere qualcosa di più, pur all'interno di una panoramica a 360 gradi della natura umana, come insegna Terenzio con il suo noto aforisma “homo sum e nihil humanum alienum puto” (Sono uomo, niente di ciò ch'è umano ritengo estraneo a me, ndr). E quel qualcosa è proprio l'atto creativo che, di fatto, distingue il medico scrittore, e dunque artista, da chi scrittore non è. Un talento naturale, vale a dire, che comunque necessita di un retroterra culturale ed esperienziale non indifferente per esprimersi con pienezza, e così comunicare non solo ai pazienti “psico-fisici” (come mi piace definirli) ma anche a un pubblico più vasto, quello dei suoi lettori, il suo mondo interiore, la sua concezione di vita. In una parola: la sua umanità”.