Il Cavaliere della Ruina

cavalierenero.itPer questo nuovo appuntamento con “Grimorium Messanae” sposteremo la nostra attenzione indietro di qualche decennio, raccontando l'inquietante vicenda del “Cavaliere della Sfortuna”, conosciuto anche come “Cavaliere della Ruina”.

Questa incredibile apparizione si manifestava regolarmente nella Messina pre-terremoto, riducendo la sua frequenza negli anni della ricostruzione, fino a sparire del tutto. Secondo alcune testimonianze, l'ultimo avvistamento risalirebbe al 1942.

Ovviamente non abbiamo racconti diretti ma, andando a spulciare le cronache dell'epoca, troviamo numerosi accenni a questo sventurato fantasma peloritano.

Pare infatti, che nelle notti di luna piena un cavaliere sfrecciasse sul suo destriero lungo le attuali vie Cavour, Boccetta, della Munizione e XXIV maggio, urlando: “Io son la ruina! Io son la sventura!”. La sua armatura, dagli schinieri all'elmo, era interamente nera, così come la gualdrappa ed i finimenti del cavallo. Alcune narrazioni aggiungono che l'equino avesse gli occhi rossi come due tizzoni ed emanasse lingue di fuoco dalle narici, anche se la gran parte dei racconti omettono questo fantasioso particolare.

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Un'antica immagine del viale Boccetta

Il cavaliere, attraversando velocemente le strade cittadine, poteva fermarsi bruscamente per toccare una casa con la sua lancia. In quel caso, l'abitazione prescelta era destinata a conoscere lutti e disgrazie senza fine. Spesso il cavaliere inchiodava pipistrelli ancora vivi sulle porte degli edifici da lui “segnati”, lasciando gli animali come macabri segni del suo passaggio. A volte però, l'inquietante figura compiva il suo giro senza indicare nessuna in particolare. In quel raro caso, gli abitanti del circondario avrebbero goduto di buona salute per ventisette giorni consecutivi.

Altri racconti asseriscono che alle prime luci dell'alba che illuminò Messina dopo il disastroso sisma del 1908, il Cavaliere fu visto da parecchi sopravvissuti sul colle della Capperrina, mentre osservava la tragedia che aveva piegato la città dello Stretto. Dopo quell'infausta data, le cavalcate notturne cominciarono a scemare, fino ad arrivare all'ultima, quella avvenuta circa sessant'anni addietro.

Giandomenico Ruta, all'interno di “Messinarcana, edito da Carbone nel 1990, cita proprio l'ultimo incontro tra un vivente ed il cavaliere: “Il Cavaliere della Ruina è stato visto nel 1942 da un uomo degno di fiducia: il cav. Vincenzo Pastura, che si è trovato faccia a faccia  con lui ed ha seguito in parte la sua sfrenata cavalcata spettrale, ciò gli ha procurato una febbre altissima che l'ha tenuto a letto per alcuni giorni…”. Stando a quanto (non) verificatosi negli ultimi anni, i messinesi di oggi dovrebbero dormire sonni tranquilli perché il cavaliere sembra aver definitivamente abbandonato la città dello Stretto. Forse, dopo terremoti, carestie, epidemie e bombardamenti, “il portatore di morte” ha deciso di lasciare per sempre una città già abbondantemente flagellata dalla sorte.

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