Il caso Neurolesi Messina esplode all’ARS, M5S: “Conflitto di interessi di Bramanti, date spiegazioni”
SICILIA. Il Movimento 5 Stelle all'ARS interviene sulla vicenda del presunto conflitto d'interessi legato alla vicenda all'App “SiciliaSiCura” e “Telemedicina/Telessasistenza” affidata dalla Regione all'IRCCS Neurolesi di Messina. Il conflitto sorgerebbe per il fatto che la figlia del direttore scientifico Dino Bramanti, Alessia Bramanti, è project manager della Dedalus Spa, la società che gestisce servizi informatici nel settore della Sanità. Ora, dopo vari interventi dei sindacati, giunge l'interrogazione del deputato regionale pentastellato e componente della Commissione Sanità all'ARS Antonio De Luca, che si rivolge al presidente della Regione Nello Musumeci e all'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza chiedendo spiegazioni tramite la verifica degli atti deliberativi dell'affidamento e della gestione della piattaforma informatica che dovrebbe occuparsi del servizio TeleCovid Sicilia assegnato appunto alla Dedalus. “In seno al progetto TeleCovid Sicilia – dichiara De Luca – che si occuperà di telemedicina per la Regione siciliana per la telesorveglianza e il telemonitoraggio dei malati COVID-19 presentato dal direttore scientifico dell'IRCCS Neurolesi di Messina Placido Bramanti e dal direttore generale Vincenzo Barone, potrebbe celarsi un conflitto di interessi. Dall'affidamento senza gara al fatto che a esprimersi sul contenuto tecnico del progetto sono gli stessi ‘tecnici della società che ha sviluppato la soluzione tecnologica' tra cui proprio la figlia del direttore Bramanti, ovvero Alessia Bramanti. Musumeci e Razza devono chiarire la questione. Il 7 maggio scorso, infatti, l'assessorato regionale della Salute ha approvato il progetto denominato TeleCovid Sicilia, presentato appena un giorno prima da Bramanti e Barone. Dal decreto regionale si specifica che le risorse necessarie al progetto sono a carico dell'IRCCS e rientrano nella linea di ricerca corrente finanziata dal Ministero della Salute (in tutto 91 milioni di euro, stanziati dall'ex ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin) salvo poi riconoscere all'articolo successivo, la somma di 801.296 euro per acquisto attrezzature. Peccato che a valutare la bontà del progetto siano gli stessi tecnici della società che ha sviluppato il sistema tra cui risulta quale ingegnere della società per azioni dal gennaio scorso la figlia del direttore scientifico del Neurolesi. Quindi siamo di fronte a un servizio affidato senza gara d'appalto e per una cifra abbastanza cospicua per di più in probabile conflitto d'interessi”.