I Vespri siciliani e Messina
Dopo la scomparsa di Federico II di Svevia nel 1250, morto suo figlio Corrado quattro anni dopo, sconfitto Manfredi a Benevento nel 1266 e decapitato Corradino II a Napoli nel 1268, il Regno di Sicilia fu conquistato da Carlo I d'Angiò.
Iniziò così una dominazione alla quale i siciliani furono sempre insofferenti. L'imposizione di un sistema fiscale particolarmente esoso, i continui soprusi e la progressiva riduzione della libertà fino allora concessa ai grandi feudatari resero i rapporti tra i francesi ed i siciliani, ancora legati alla casata sveva, sempre più difficili da gestire.
E come spesso accade, ad innescare la scintilla che portò alla rivoluzione del Vespro fu un avvenimento banale. Nello specifico, il comportamento irriguardoso di un francese verso una nobildonna siciliana.
La sera del 31 marzo 1282, Lunedì dell'Angelo, un soldato francese, tale Drouet, con il pretesto di perquisirla tentò di mettere le mani addosso ad una nobile che si stava recando alla funzione con il marito. Che ovviamente reagì e uccise l'incauto militare.
Fu il segnale della rivolta, perché per tutta la notte a Palermo ci fu una caccia al francese mai vista prima. La sollevazione si propagò in tutta la Sicilia nel giro di pochissimo tempo.
All'inizio Carlo d'Angiò tentò di placare gli animi promettendo riforme. Ma ormai era troppo tardi per arrivare a qualunque accordo e così decise di intervenire con uomini e mezzi. I siciliani chiesero aiuto al papa Martino IV. Che però era un francese eletto con i voti dei suoi connazionali e quindi totalmente devoto alla causa angioina.
Austria, Inghilterra, Spagna e alcune città italiane temevano non poco l'espansione degli angioini, che sembrava inarrestabile. Decisero allora di chiamare in causa re Pietro III d'Aragona, che in quanto marito di Costanza, figlia di Manfredi e ultima discendente della casata di Svevia, poteva legittimamente intervenire.
Alla fine di maggio Carlo d'Angiò sbarcò nei pressi di Reggio Calabria con 5 mila uomini. Il primo assalto a Messina, difesa da Alaimo da Lentini, fu il 2 giugno. Respinto, Carlo d'Angiò riuscì a sbarcare sulla costa messinese solo il 25 luglio, visto che la città era la chiave di accesso per conquistare il resto dell'Isola.
L'assedio di Messina si concluse solo a settembre e proprio a questo periodo risalgo due delle leggende storiche cittadine più significative: Dina e Clarenza e il Vascelluzzo.
Secondo la tradizione popolare, l'8 agosto del 1282 le due eroine contribuirono a respingere i francesi vegliando di notte e notando le truppe di Carlo d'Angiò che si preparavano ad attaccare. Una gettò sassi sui francesi, l'altra si attaccò alle campane di una chiesa svegliando tutta la città e dando l'allarme. Gli angioini furono respinti.
La leggenda del Vascelluzzo invece è legata alla carestia di quel periodo. Stremata da un assedio di quattro mesi, Messina era alla fame e dopo avere invocato l'aiuto della patrona della città, la Madonna della Lettera, secondo la tradizione popolare nel porto sarebbe giunto un vascello carico di grano che era riuscito a superare il blocco angioino.
Sfamati, i messinesi ripresero le forze e riuscirono a respingere i continui assalti dei francesi. Il 26 settembre 1282 Carlo d'Angiò fu definitivamente sconfitto.
La corona siciliana rimase nelle mani di Pietro III dando inizio ad una lunga guerra tra aragonesi e angioini per il possesso della Sicilia, che ebbe una tregua solo nel 1302 con la pace di Caltabellotta siglata da Carlo di Valois e Federico III d'Aragona, ma che riprese negli anni a venire.