Ho ucciso Napoleone
Ho ucciso Napoleone
Paese: Italia
Genere: Commedia
Durata: 90 minuti
Regia: Giorgia Farina
Seconda prova di regia per Giorgia Farina, che dopo il bello Amiche da morire ci regala una nuova pellicola fresca, originale, intelligente e al femminile.
Anita è una donna in carriera, brillante, intelligente e con un roseo futuro davanti a sé. Manager di una società che sta per lanciare sul mercato un miracoloso prodotto dimagrante, vede disintegrare la propria vita nell'arco di una sola giornata.
Sì perché nello stesso giorno è licenziata e scopre di essere incinta del proprio capo, sposato e con famiglia. Il momento di scoramento è inevitabile, ma appunto quello è: un momento. Anita vuole, anzi pretende che la vita torni come prima e per farlo ordisce un freddo piano di vendetta che le possa rendere il lavoro, la libertà e soprattutto la lasci senza figli.
Ma, si sa, i piani perfetti non esistono e l'imprevisto ci mette lo zampino. E poi Anita comincia a non essere più così sicura di non volerlo, il bambino…
Verrebbe da dire “oooh, finalmente”. Ma non si può dire, visto che la Farina ci aveva fatto capire le sue doti fin dalla sua prima opera, quell'Amiche da morire che tanto è piaciuto e che ha mostrato come sia possibile realizzare una commedia senza infilare per forza toni buonisti e bacchettoni dappertutto, con attori inflazionati che finiscono per stancare, al di là delle capacità recitative.
Però possiamo comunque dire un “finalmente”, perché Ho ucciso Napoleone, pur non essendo un capolavoro o esente da difetti, mostra la via. Mostra come fare un film originale, meglio ancora, commedie originali. In Italia invece, questo genere sembra ormai essere realizzato con una stampante industriale.
La sceneggiatura è buona, originale al punto che potrebbe essere addirittura rifiutata da chi va al cinema per vedere i soliti Bisio o Littizzetto (grandissimi attori non si discute, ma facciamo un po' di turn over). Un buon ritmo narrativo, anche se più surreale che reale, toni somiglianti a quelli della commedia americana, quella buona e ben fatta. Non c'è vergogna a ispirarsi (ispirarsi e non copiare, differenza sottile che nel cinema italiano si fa finta di non cogliere) puntando lo sguardo al giardino del vicino, se siamo stufi di come appare il nostro.
Applausi quindi alla Farina, dalla quale accettiamo questa opera come promessa di un futuro roseo in tutti i sensi, che rinfreschi lo stantio panorama nostrano. Che continui a mostrare di cosa è capace una donna dietro la macchina da presa e che possa dare il via ad un nuovo filone. Non di registi che copino il suo stile, ma di registi che comincino a pensare: “Ehi, posso fare anche qualcos'altro”. Consigliato a chi ha voglia di ridere con qualcosa di nuovo.