Garibaldi a Messina, fu vera gloria?

garibaldimessina1 Da centocinquant'anni, ormai, Messina è abituata a celebrare gli eroi del Risorgimento Italiano, glorificandone i nomi. Basta mettere il naso fuori di casa per imbattersi in luoghi ed edifici a loro dedicati. Forse non ce ne rendiamo neanche conto, ma giornalmente posteggiamo la macchina in via Francesco Crispi, incontriamo gli amici a piazza Cairoli, facciamo acquisti in via Nino Bixio, corso Cavour, via XXVII Luglio, via dei Mille e abitiamo, magari, in via Giuseppe Garibaldi.

Sin da piccoli, gonfi di orgoglio patriottico, studiamo le loro gesta. Ma sappiamo esattamente come sono andate le cose nei giorni della conquista di Messina? Negli ultimi anni, alcune teorie revisionistiche danno voce ad alcuni retroscena che metterebbero in cattiva luce il Risorgimento del nostro Paese, definendo la “liberazione” della Sicilia come puro annessionismo sabaudo. In ogni caso, alcuni punti oscuri dell'impresa dei Mille, meritano di essere analizzati ed approfonditi.

La storia ufficiale ci dice che Giuseppe Garibaldi, insieme a mille volontari in camicia rossa (in realtà erano in numero leggermente maggiore), sbarcò a Marsala l'11 maggio del 1860. Rimpolpate le fila della sua schiera con patrioti e contadini , prese in breve tempo la parte orientale dell'Isola, assumendo “nel nome di Vittorio Emanuele re d'Italia la dittatura in Sicilia”. In realtà, Vittorio Emanuele II non era ancora re d'Italia, né il nostro Paese esisteva come unità politica. Questa frase però, è significativa agli occhi di noi posteri, perché la spedizione dei Mille, dopo la carica assunta da Garibaldi il 14 maggio, si pone pubblicamente sotto l'autorità politica del regno di Sardegna. Questa presa di posizione da parte del generale di Nizza stride però con le leggi diplomatiche, perché nessuna dichiarazione di guerra da parte del regno piemontese aveva preceduto l'aggressione garibaldina al Regno delle Due Sicilie, stato nazione e legittimamente sovrano.

garibaldi
L'Eroe dei Due Mondi
Il primo atto di Garibaldi da dittatore siciliano fu la coscrizione obbligatoria di tutti gli uomini dai diciassette ai cinquant'anni. Questa disposizione, gli valse la perdita dell'appoggio popolare. La maggior parte del volgo siciliano, infatti, cominciò ad avvertire la possibilità di passare “da un padrone ad un altro”, senza alcun vantaggio politico ed amministrativo. In ogni caso, i garibaldini, ingrossati da un discreto numero di borghesi e contadini e da alcune compagnie di carabinieri sabaudi, riuscirono a vincere delle battaglie decisive (Calatafimi, Palermo e Milazzo), giungendo velocemente a pochi chilometri da Messina, porta verso la Penisola.

Proprio nella nostra città avvenne l'evento più strano e singolare del Risorgimento Italiano, poco analizzato nelle fonti ufficiali. Secondo le testimonianze dell'epoca, infatti, la guarnigione borbonica di Messina disponeva di 15 mila militari regolari, addestrati e ben armati. La Real Cittadella, inoltre, poteva contare su una nutrita schiera d'artiglieria, che la rendeva difficilmente espugnabile da forze provenienti da terra. Il 27 luglio 1860, 2.500 garibaldini si presentarono alle porte della città, decisi ad impadronirsi della sponda sicula dello Stretto per guadagnarsi il lasciapassare verso la parte continentale del regno borbonico.

Duemilacinquecento volontari, quindi, contro 15 mila regolari. Il risultato parrebbe, se non scontato, quantomeno facilmente pronosticabile. Incredibilmente però, il generale Piannell, ministro della guerra di Francesco II, ordinò al generale De Clary, comandante dell'esercito borbonico a Messina, di ritirarsi immediatamente nella Cittadella, lasciando la città a Garibaldi. Con una disposizione immediatamente successiva, Piannell impose a De Clary di imbarcare per la Calabria tutto il contingente militare, lasciando la Real Cittadella ai volontari dell'eroe nizzardo. De Clary, sbigottito per l'assurdità degli ordini del ministro, che già aveva impedito l'invio delle truppe messinesi in aiuto dei soldati borbonici che resistevano a Milazzo, inviò diecimila soldati in Calabria, trattenendone cinquemila per la difesa della Cittadella, disobbedendo all'ordine del superiore pur di difendere la fortezza.

garibaldimessina2
Una litografia d'epoca

Questa la testimonianza diretta di De Clary, rilasciata qualche anno dopo il Risorgimento: “Un ordine formale del ministro Pianell m'ingiungeva di ritirare le mie truppe in Calabria, e di cedere i due forti di Castellaccio e Gonzaga a Garibaldi. Non bastando ciò, dovevo cedere la stessa cittadella di Messina, attendendosi, diceva l'ordine del ministro, che a questo prezzo le potenze dell'Europa consentissero a garantirci la pace nel continente. La Storia renderà, io spero, un conto esatto della condotta del ministro Pianell, in tutti i suoi affari disastrosi. Essa dirà come egli ha impedito che noi soccorressimo Milazzo; come per i suoi ordini io fui costantemente forzato a rinunciare a tutti i piani di aggressione, per tenermi in ondosa e letargica aspettativa. Come e per quali combinazioni perfide, mi ha fatto mancare tutte le risorse di cui un generale ha bisogno in faccia al nemico che egli deve combattere, quella era la volontà del ministro” (estratto dell'articolo di Mario Monari, consultabile all'indirizzo: http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/cavour7.htm.)

Parole dure, quelle di De Clary, che accusano apertamente Pianell di collaborazionismo con i piani sabaudi di annessione della Sicilia. Il 28 luglio un contingente di 5.000 garibaldini giunse a Messina da Catania, unendosi ai 2.500 che, al comando di Garibaldi, era giunti nella città del Faro il giorno precedente. Pianell, venuto a conoscenza dell'atto di De Clary, si prodigò per rimuoverlo immediatamente dall'incarico, affidando la guarnigione di stanza alla Cittadella al generale Fergola, con l'ordine di trasportare tutti gli uomini sulle coste calabresi. Fergola, però, risultò più indisciplinato di De Clary e con i suoi 5.000 uomini si asserragliò nella fortezza messinese. Giuseppe Garibaldi ed i suoi uomini, dopo aver ricevuto i festeggiamenti della popolazione messinese in delirio per l'arrivo dei patrioti italiani, aggirarono la Cittadella e proseguirono per la Calabria, puntando direttamente su Napoli. La Real Cittadella resistette per ben sette mesi agli attacchi sabaudi, arrendendosi soltanto il 13 marzo del 1861, quattro giorni prima dalla proclamazione del regno d'Italia. Il generale Fergola ed i suoi ufficiali furono processati (ma poi furono assolti) con l'accusa di aver fomentato la resistenza nella Cittadella, mentre i 4.000 uomini dell'esercito borbonico furono internati nei fortilizi di Scilla, e Milazzo (come scrive Antonio Pagano, direttore del periodico “Le due Sicilie”). Pochi di loro ne uscirono vivi, dopo anni di calvari e vessazioni, colpevoli solo di aver difeso la loro patria ed il loro re.

L'ultima resistenza borbonica fu spazzata via dall'Italia in un freddo pomeriggio di marzo e, pochi mesi dopo, Pianell, pur accusato pubblicamente di alto tradimento da De Clary, entrò a far parte del nuovo esercito italiano mantenendo il proprio grado e prestando giuramento a Vittorio Emanuele II, il nuovo sovrano italiano. Unico regnante che, dinnanzi all'istituzione di un nuovo Stato, invece di ricevere la con il titolo di “primo” della dinastia, preferì conservare la successione del regno di Sardegna.

Un pensiero su “Garibaldi a Messina, fu vera gloria?

  • 26 Luglio 2022 in 08:07
    Permalink

    Quando c’è di mezzo Garibaldi indubbiamente c’è di mezzo la Massoneria inglese , tanto nel Risorgimento quanto nella Resistenza. Una presenza occulta, con tesoretti che spariscono o che sono elargiti , a doppi e o tripli giochetti di interessi. La storia è scritta dal Potere che è sempre in quelle mani che detengono i mezzi finanziari, la stampa, la scuola, l’esercito e la TV ,ma ora con Internet sarà possibile riscriverla con piccoli, nuovi metodi popolari, senza che vi siano leninisti, trotzkisti, garibaldini, democratici pagati da quella fonte a fare garbuglio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *