Esplosione mortale alla fabbrica di Barcellona, la Procura chiede il rinvio a giudizio di tre indagati

Barcellona esplosionefabbrica siciliansMESSINA. Il sostituto procuratore Emanuela Scali ha chiesto il rinvio a giudizio delle tre persone indagate a seguito della tragedia avvenuta il 20 novembre del 2019 nella fabbrica dei fuochi pirotecnici della famiglia Costa nella zona di contrada Cavalieri. All'interno dello stabilimento industriale per lo stoccaggio e la lavorazione di fuochi pirotecnici, un'esplosione aveva provocato la morte di 5 persone ed il ferimento di altre due.
Nell'opificio, esteso su un'area di circa 13.000 mq, composto da dodici strutture indipendenti, costituite da pilastri e travi in cemento armato, denominati caselli, destinati allo stoccaggio ovvero alla lavorazione di prodotti pirotecnici, erano in corso dei lavori di adeguamento della struttura produttiva prescritti dalla Commissione Tecnica Territoriale per le Sostanze Esplodenti, finalizzati ad elevare gli standard di sicurezza del sito mediante l'installazione apposite di grate di protezione in tutti i caselli destinati al deposito di materiale attivo. I lavori erano stati appaltati da Vito Costa alla ditta “Bottega del Ferro” dei Bagnato che stava impiegando 5 operai tra cui Antonino Bagnato. Intorno alle ore 16,30, nei pressi dei caselli numero 7 e 8 si verificavano delle esplosioni in sequenza che provocavano la morte di Giovanni Testaverde, Mohamed Tahar Mannai, Fortunato Porcino, Vito Mazzeo, Venera Mazzeo, moglie di Costa, il ferimento di Antonino Bagnato e Antonino Costa tutte persone che si trovavano nei pressi dei caselli 7 e 8.  Il  16 giugno prevista udienza con rito abbreviato per Corrado Bagnato, mentre rito ordinario il 23 giugno per  Vito Costa e Antonino Bagnato. I tre sono gravemente indiziate di una decina di reati, in primis dei reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali. Saranno rappresentati dai legali Tommaso Calderone, Gabriella Caccamo, Giovanni Pino,  Salvatore Caravello e Diego Lanza, con quest'ultimo che chiesto il dissequestro del terreno della fabbrica e del compendio aziendale perché Costa Vito ha depositato la licenza alla Prefettura, in quanto non esercita più l'attività.

Elio Granlombardo

Ama visceralmente la Sicilia e non si rassegna alla politica calata dall’alto. La “sua” politica è quella con la “P” maiuscola e non permette a nessuno di dimenticarlo. Per Sicilians segue l'agorà messinese, ma di tanto in tanto si spinge fino a Palermo per seguire le vicende regionali di un settore sempre più incomprensibile e ripiegato su se stesso. Non sopporta di essere fotografato e, neanche a dirlo, il suo libro preferito è “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini.