Dissesto sì, dissesto no, Coglitore: “Meglio dichiararlo prima”
“Se il risultato doveva essere questo, allora sarebbe stato meglio dichiarare il dissesto 9 mesi fa”. Ferdinando Coglitore, Ragioniere Generale del Comune di Messina, non le manda a dire.
Che ci siano problemi di comunicazione tra i vertici del Comune e il commissario straordinario Luigi Croce non è un mistero per nessuno.
L'eco della farsa del doppio bilancio presentato nel novembre scorso alla Corte dei Conti di Palermo (uno dell'Area Economico-Finanziaria, l'altro di Croce e del suo staff di esperti) non si è ancora spenta, ma ormai sul ponte sventola bandiera bianca.
In ogni caso, in calce alla lettera inviata alla magistratura contabile le firme sono tre. Non solo quella di Croce, ma anche quella di Coglitore e del dirigente Giovanni Di Leo.
Facendo riferimento alla seduta del 14 maggio scorso, durante la quale il Consiglio comunale bocciò il contratto di servizio con l'Amam che secondo Croce ed i suoi avrebbe dovuto portare nelle casse del Comune 145 milioni di euro in 10 anni, i tre scrivono che “Su tale entrata, inserita nella misura 8 del Piano di Riequilibrio finanziario, era fondato, in parte rilevante, l'intero piano. Tanto si comunica per opportuna e doverosa conoscenza”.
A parte quale virgola di troppo, il messaggio è chiarissimo e arriva prima del verdetto del ministero dell'Interno, che si deve pronunciare sul Piano di Riequilibrio e la cui approvazione da parte della Corte dei Conti di Palermo è fondamentale per l'accesso al Fondo di Rotazione previsto per le amministrazioni locali sull'orlo del dissesto: il Piano è saltato, adesso valutate voi.
“L'ipotesi predisposta dal commissario Croce e dai suoi esperti -spiega ancora Coglitore- si basava soprattutto sull'incasso delle somme dell'Amam. Non essendo più questo passaggio, è chiaro che se ne va tutto all'aria”.
“Hanno imposto alla città misure severissime -commenta Tonino Genovese, segretario generale della Cisl di Messina. Non dimentichiamo l'aumento dell'IMU ed il blocco, inaudito, dei servizi sociali, con lavoratori alla fame senza stipendio per mesi e migliaia di anziani e disabili privi di assistenza per diverse settimane. Se questo è il risultato -conclude Genovese in piena sintonia con quanto ha dichiarato Coglitore- allora sarebbe stato meglio per tutti dichiarare il dissesto e ripartire da zero, senza far agonizzare inutilmente la città per poi tornare comunque al punto di partenza”.
E sul balletto della dichiarazione di dissesto arriva anche una nota di Gianfranco Scoglio, candidato sindaco di Nuova Alleanza ed ex assessore e city manager del Comune. “Conosco personalmente il dottor Croce -dichiara- e lo stimo come persona seria, competente ed onesta, ma non posso che stigmatizzare il modo con cui si sta affrontando un problema così importante per la nostra comunità.
E' bene che i cittadini sappiano che il dissesto va evitato ad ogni costo per le pesanti conseguenze che il fallimento dell'ente avrebbe per i dipendenti e per la collettività.
La dichiarazione di dissesto, oltre ad essere una macchia infamante per la comunità, preclude infatti per i prossimi 10 anni ogni possibilità di stabilizzazione dei lavoratori precari, costituisce il presupposto per la mobilità collettiva dei dipendenti pubblici che secondo i costi standard individuati dal ministero risulteranno in esubero, preclude la possibilità di contrarre nuovi mutui per la realizzazione di manutenzioni straordinarie ed opere pubbliche e comporta la perdita di ogni affidabilità con il sistema creditizio e con la Comunità Europea”.
Rispetto allo spauracchio dell'aumento delle imposte locali, Scoglio sottolinea anche che il dissesto non ha alcuna rilevanza “in quanto le aliquote sono già al massimo grazie alle politiche del governo Monti.
Come risulta dalle dichiarazioni del Ragioniere Generale dell'Ente lo stato di crisi di liquidità del Comune non è dipendente da crediti certi, liquidi ed esigibili nei confronti dei fornitori (diversamente non si comprenderebbe perché l' ente non abbia presentato la richiesta al Ministero per i fondi straordinari) ma da deficit strutturale derivante dal rapporto negativo tra le entrate dell' ente e la spesa per servizi pubblici essenziali, dai debiti fuori bilancio derivanti da sentenze passate in giudicato e dalla situazione debitoria delle società partecipate ed Aziende speciali non rilevando in questa fase la pendenza di contenzioso poiché l'esistenza del credito deriverà dall' eventuale accoglimento giudiziale della domanda”.
Il candidato di Nuova Alleanza definisce il presunto introito dall'Amam “entrata non realizzabile”, sottolineando che “la previsione di un canone concessorio che la società, totalmente di proprietà comunale, avrebbe dovuto versare all'ente per l' utilizzo delle condotte e dei serbatoi di distribuzione era in contrasto con l'atto di trasformazione dell'azienda in società per azioni e con l' utilizzo concesso dei beni demaniali”.
E poi le bacchettate sul Piano di Riequilibrio, nel quale “manca inoltre ogni previsione di riduzione della spesa pubblica mediante la riorganizzazione dei servizi pubblici come quelli sociali, l' igiene cittadina ed il trasporto pubblico.
Né sono stati indicati puntualmente relativamente alle entrate il numero dei contribuenti, i ruoli per il pagamento dei tributi notificati, il grado di evasione e le misure da adottare, i proventi dalle definizioni dei condoni pendenti e soprattutto la circostanza che dall'attivazione della Tares in luogo della vecchia Tarsu il Comune non contribuirà più alla copertura del costo del servizio di igiene cittadina con un risparmio annuo di 20 milioni di euro.
Non sono stati inoltre adottati, come certamente era lecito aspettarsi dalla struttura commissariale provvedimenti nei confronti di quei Dirigenti che non hanno puntualmente curato la riscossione dell' entrate o riorganizzato i servizi in forma manageriale.
Ecco perché sorprende la nota inviata alla Corte dei Conti con la quale sostanzialmente si chiede la bocciatura del piano di riequilibrio e l' avvio del procedimento finalizzato al dissesto. Mi sarei aspettato viceversa una richiesta di rimodulazione del piano o di moratoria atteso il periodo elettorale e la possibilità per il Sindaco che sarà eletto di indicare cosa fare per evitare il dissesto.
La nota trasmessa è una dichiarazione di resa ed è più finalizzata ad una legittima presa di distanza dalle responsabilità, ma non è certamente rispondente all' interesse della comunità messinese”.