Dissesto: per evitarlo si lavora anche sul DL 35
Rimodulare il Piano di Riequilibrio che deve essere pronto entro il 29 gennaio per accedere non solo al prestito da 50 milioni di euro del Fondo di Rotazione, ma anche al DL 35, il decreto legge finanziato anche per il 2014 che consentirebbe di ottenere di spalmare su 30 anni una parte del debito del Comune di Messina.
Una quota ancora da determinare quella da pagare grazie al Decreto Legge 35, che però potrebbe dare un po' di respiro alle esauste casse di Palazzo Zanca e contribuire a evitare la dichiarazione di dissesto.
Una possibilità, il DL 35, che l'anno scorso il commissario straordinario Luigi Croce e il suo team di esperti non presero in considerazione (anche l'allora Ragioniere Generale Ferdinando Coglitore non la ritenne possibile) e sulla quale invece adesso sta lavorando l'amministrazione Accorinti insieme al Segretario Generale Antonio Le Donne. Intanto, probabilmente perché non ancora a conoscenza di questa nuova ipotesi, di recente sia il Collegio dei Revisori dei Conti che la Commissione Bilancio hanno sollecitato l'amministrazione comunale a presentare il Piano di Riequilibrio.
Per accedere i fondi del Decreto Legge 35 è indispensabile la reiezione del vecchio Piano di rientro varato da Croce (di fatto una bocciatura dello stesso da parte del Consiglio comunale), che comunque poggia su un'ipotesi bocciata anche dal Collegio di Difesa del Comune (un Contratto di Servizio da 145 milioni che l'Amam avrebbe dovuto sborsare in 10 anni) perché non consentita dalla normativa.
In questo modo si potrebbe ottenere almeno un altro mese di tempo per la presentazione del Piano di Riequilibrio, visto che il termine per accedere al Decreto Legge 35 scade a fine febbraio.
Un lasso di tempo non certo amplissimo, ma alla luce dei misteri che ancora avvolgono i numeri di Palazzo Zanca anche pochi giorni in più posso servire per ulteriori chiarimenti.
Il balletto di cifre al quale la città ha assistito negli ultimi due anni ha dell'inverosimile. Dai 78 milioni di euro di debiti certificati in prima battuta dall'Area Economico-finanziaria di Palazzo Zanca si passò a 98. Poi, ai 120 messi nero su bianco in fase di consuntivo fino al 31 dicembre 2012. Si continua a scavare, ma certezze ancora non ce ne sono.
Prima di lasciare Palazzo Zanca l'ex Commissario Croce, che inizialmente aveva parlato di un debito che si aggirava sui 250 milioni, per poi salire a poco meno di 300, dichiarò ai sei candidati a sindaco appositamente convocati che il deficit era di 500 milioni. Forse la somma è inferiore, ma a distanza di sette mesi dall'insediamento del nuovo esecutivo non si è ancora riusciti a determinarla con sicurezza.
Il buco nero (oltre ai debiti delle partecipate atm e Messinambiente che da solo sfiora i 100 milioni di euro) riguarda il contenzioso, comprese le spese legali. Per decenni le cose andavano avanti più o meno così: con un atto di impegno si assegnava l'incarico ad un avvocato per una somma piuttosto bassa. Una volta conclusa la causa il legale presentava la parcella, spesso altissima. Ma ci sono anche incarichi assegnati a zero euro, che si sono trasformati in fatture da 25-30 mila euro. E questo non dimenticando che il Comune di Messina ha perso moltissime cause perché non ci si ricordava di presentarsi in Tribunale il giorno dell'udienza. Per non parlare delle somme pagate a chi la causa l'ha vinta.
“Stiamo lavorando alla ricognizione del debito -spiega il segretario generale Le Donne- e verificando le possibili transazioni e se ci sono le condizioni previste, a partire dal fatto che la prestazione sia stata conforme a quanto richiesto e, soprattutto, se sia stata realmente necessaria. Dare per scontato che il Comune di Messina debba perdere tutte le cause è sbagliato e fuorviante. Fino ad oggi c'era un certo modo di gestire le cose, ma adesso si va in un'altra direzione. Ritengo peraltro opportuno accantonare due o tre milioni l'anno proprio per il contenzioso, per evitare che alla fine ci si trovi da pagare tutti in una volta costi esorbitanti”.